Anticoagulanti orali, linee guida Acc nei pazienti con fibrillazione atriale

Impiego nella fibrillazione atriale non valvolare in trattamento a lungo termine con anticoagulanti orali sottoposti a procedure invasive

giovedì 19 gennaio 2017

FONTE DOCTOR33

L'American College of Cardiology (Acc) ha pubblicato una serie di raccomandazioni per guidare i medici nella gestione dei pazienti con fibrillazione atriale non valvolare in trattamento a lungo termine con anticoagulanti orali sottoposti a procedure invasive. «La gestione peri-procedurale di una terapia anticoagulante in corso è un evento clinico comune che chiama in causa il parere di diversi specialisti e che varia in modo notevole nei diversi centri di cura, specie se coinvolge pazienti con fibrillazione atriale non valvolare» esordisce James L. Januzzi Jr, cardiologo al Massachusetts General Hospital e presidente del comitato di esperti che ha redatto il documento, spiegando che lo scopo dell'articolo è di fornire agli operatori sanitari informazioni su come e quando interrompere la terapia anticoagulante orale, valutare se utilizzare un agente parenterale prima durante e dopo la procedura e delineare il processo di riavvio della terapia anticoagulante orale dopo l'intervento. 

Ecco alcuni dei punti chiave trattati nel documento, pubblicato sul Journal of American College of Cardiology: al momento di decidere se interrompere la terapia anticoagulante è opportuno prendere in considerazione il tipo di anticoagulante orale come per esempio gli antagonisti della vitamina K oppure gli anticoagulanti orali diretti, il rischio di sanguinamento del paziente e rischio di sanguinamento della procedura invasiva. Per valutare l'eccesso di rischio emorragico gli esperti dell'Acc suggeriscono di utilizzare il punteggio HAS-BLED prendendo in considerazione gli eventuali sanguinamenti avvenuti negli ultimi 3 mesi, le anomalie della conta piastrinica, la presenza di elevati valori di INR e un'anamnesi positiva per emorragie legate a precedenti procedure invasive. «Prendendo come esempio i pazienti trattati con anticoagulanti orali diretti, la clearance della creatinina e il rischio di sanguinamento procedurale vanno utilizzati per determinare il numero di dosi da non somministrare» conclude Januzzi.
J Am Coll Cardiol. 2017. doi: 10.1016/j.jacc.2016.11.024 
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/28081965