Terapia dell'ipotiroidismo in medicina interna, al via ampio studio italiano

E' lo studio "Tiamo" ("Terapia dell'ipotiroidismo nell'ambito della medicina interna"), promosso dal Fadoi

mercoledì 20 luglio 2016

È stato varato il più esteso studio mai realizzato in Italia sull'ipotiroidismo, che coinvolgerà 20 centri in tutta la penisola e oltre 1.200 persone: si tratta dello studio "Tiamo" ("Terapia dell'ipotiroidismo nell'ambito della medicina interna"), promosso dal Fadoi (Federazione delle associazioni dei dirigenti ospedalieri Internisti). La filosofia di fondo di "Tiamo" è esposta da Mauro Campanini, presidente nazionale Fadoi. «Lo studio è stato ideato» spiega «mettendo al centro dell'attenzione l'appropriatezza, da non intendersi solo come appropriatezza prescrittiva da parte dei medici ma anche come appropriatezza, da parte dei pazienti, nell'assumere i farmaci e seguire le terapie». Comprendere dove e come si può migliorare il trattamento delle persone ipotiroidee, ribadisce Campanini, è appunto quanto si vuole appurare con questa ricerca.

«Nonostante grandi sforzi siano già stati compiuti su tutto il territorio nazionale per ottimizzare il trattamento delle persone affette da ipotiroidismo, spesso vi sono discrepanze rispetto a quanto indicato nelle Linee guida dell'American thyroid association (Ata) e dell'European thyroid association (Eta)» spiega Davide Brancato, Uoc Medicina interna dell'Ospedale di Partinico (PA), ideatore dello studio insieme al Fadoi. «Abbiamo riscontrato che il problema che mina più frequentemente l'aderenza alla terapia da parte del paziente è l'errata assunzione della terapia: negli orari sbagliati, non aspettando i consueti 30 minuti prima della colazione o in concomitanza con la colazione o assumendo altri farmaci che potrebbero alterarne l'assorbimento e quindi l'efficacia». Il problema è rilevante, soprattutto considerando che l'ipotiroidismo colpisce circa una persona su 25, il più delle volte è causato da una tiroidite cronica autoimmune e può associarsi ad altre malattie autoimmuni tra cui il diabete mellito di tipo 1.

Inoltre può dare aumento di peso, gonfiore, alterazioni del ritmo cardiaco, turbe mestruali, depressione dell'umore, astenia e, se non trattato, può essere correlato a un aumentato rischio cardiovascolare con malattie quali scompenso cardiaco e infarto miocardico. In effetti, afferma Antonio Candela, direttore generale dell'Azienda sanitaria provinciale (Asp) di Palermo che coordina lo studio, «la patologia tiroidea ha un'altissima incidenza e resta spesso sottodiagnosticata ed è per questa ragione che abbiamo implementato negli ultimi anni un'intensa e capillare campagna di screening, attraverso decine di eventi, denominati "ASP in Piazza"». Lo studio Tiamo, dunque, nasce con l'intento di valutare quali siano le modalità di trattamento delle persone ipotiroidee che afferiscono ai reparti e agli ambulatori di Medicina interna; proposto da Brancato e realizzato dal Fadoi, lo studio sarà coordinato su tutto il territorio nazionale dal Centro Studi Fadoi e dalla Uoc di Medicina interna dell'Ospedale di Partinico (Asp Palermo), diretta da Vincenzo Provenzano. I primi risultati sono previsti a maggio 2017.