Diagnostica in studio Mmg, si profilano tempi lunghi

Le indicazioni Fimmg: familiarizzare con i nuovi strumenti

venerdì 24 gennaio 2020

Doctor 33

«Indipendentemente da quando si parte e da quante risorse avremo per la diagnostica in studio, occorre che ci dotiamo di strumenti, che pensiamo subito a stare al passo. Questa non è solo la direzione indicata dai colleghi più i giovani ma una possibilità importante per tutta la professione». Fiorenzo Corti vicesegretario Fimmg e responsabile della comunicazione del sindacato lancia un messaggio ai medici di famiglia dopo che si profilano tempi lunghi per la realizzazione della "rivoluzione diagnostica" negli studi dei medici di famiglia. Se la Finanziaria 2020 ha fatto il suo, mettendo a disposizione delle Asl 235 milioni tratti dal Fondo edilizia sanitaria per acquistare apparecchiature diagnostiche da affidare a medici di famiglia, pediatri del territorio e specialisti Asl, il decreto per attuare il nuovo scenario deve ancora uscire. E, a sette giorni dalla scadenza indicata dalla legge, sembra in alto mare.
La stessa Finanziaria ha indicato dei primi criteri per attribuire questi spirometri, elettrocardiografi, holter pressori, dermatoscopi, ma anche strumenti di 2° livello come ecografi: si dovrebbe privilegiare innanzi tutto i medici più giovani con meno di 5 anni di anzianità lavorativa o chi opera in aggregazioni e gruppi e dispone di tempo "organizzato". Dopodiché, c'è il nodo delle risorse. Le regioni hanno già i termini per una preventiva ripartizione: ad esempio alla Lombardia per popolazione spetterebbero strumenti per circa 40 milioni. L'ok al decreto attuativo andrà preceduto da un placet della Conferenza delle Regioni. Entro i due mesi successivi le giunte dovranno dichiarare al ministero della Salute quanti e quali apparecchi servono, quanto costano, se stanno nel perimetro delle risorse assegnate, come si intende impiegarli, come s'intende conciliarli con il lavoro e come si pensa di misurare l'efficacia delle prestazioni offerte. Senza dimenticare che i referti prodotti dagli apparecchi potrebbero essere letti in remoto da Asl e Regioni, e che è giocoforza inserire l'uso della nuova strumentazione in progetti di telemedicina per coprire i bisogni di aree remote: a questo punto, tra il completamento degli atti nazionali e regionali, l'uscita dei bandi e la realizzazione delle gare il rischio è che si vada al 2021. Per Corti i temi sono due: con la diagnostica il medico deve familiarizzare ora, ma urge anche stabilire quali referti siano comunicabili alle istituzioni e quali no.

«Anche se la medicina generale avesse già l'hardware per partire con la diagnostica in studio, per misurare l'impatto del nostro apporto serve il "software". E gli strumenti nelle nostre mani hanno una doppia valenza», dice Corti. «Un conto è il "fonendoscopio allargato", lo strumento che ti permette di fare una diagnosi al di là del fatto che questa sia da considerarsi o meno specialistica. Aiutarsi con un esame allo stesso modo in cui si guarda un timpano per decidere se un'otite va trattata con antibiotico non è necessariamente atto da far rientrare nel Fascicolo sanitario elettronico. È peraltro vero che se offriamo una migliore performance il sistema dovrà pensare a forme premiali per chi di noi offra una qualità assistenziale superiore. Questo tema si riallaccia alle trattative in corso per il rinnovo dell'accordo nazionale della medicina generale e delle altre convenzioni. Altro conto è la diagnostica intesa come prestazione aggiuntiva e tesa a favorire servizi di prossimità di secondo livello: per refertare eventuali esami di telemedicina, pur prescritti dal medico di famiglia, servirà uno specialista. Saranno convenzioni nazionale e regionali a declinare questo secondo tipo di attività, ma già adesso -avverte Corti- le farmacie si stanno attrezzando per offrire i nuovi servizi. Non so a che punto sia la trattativa per la firma della loro convenzione, né ho la sfera di cristallo per dire quando noi medici di famiglia firmeremo la nostra. Ma se arrivassimo troppo in là, "freddi" di fronte all'esigenza di attrezzarci, rischiamo di diventare produttori di ricette di ecg e spirometrie che si fanno in farmacia e non da noi perché altri avranno scritto il percorso da noi disegnato».