Congresso Fimmg, medici di famiglia: via i piani terapeutici su diabete, Tao e Bpco

Emerge «un'importante disponibilità della categoria a recuperare spazi prescrittivi che normative illogiche ed anacronistiche stanno precludendo.

venerdì 06 ottobre 2017

Doctor 33

Medici di famiglia formati sui piani terapeutici? Il contingente c'è e dopo tanto tempo l'Agenzia del Farmaco torna a parlarne, ma il percorso per poter prescrivere farmaci di pertinenza specialistica è lungo. Si vociferava che per prima si sarebbe sbloccata la prescrizione di medicinali contro la broncopneumopatia ostruttiva. Dal 74° Congresso Fimmg in Sardegna arrivano però non uno ma due dati inoppugnabili. Primo, i medici di famiglia chiedono uno sblocco in tempi brevi dei piani, ovvero la loro abolizione: l'88% di un campione di 500 intervistati dal Centro studi vorrebbe veder tolte le barriere. Ma un secondo argomento è forse altrettanto interessante: Il diabete è la prima patologia su cui sbloccare la prescrizione di nuove molecole, oggi orientata dal solo specialista; per il 58% del campione, la gestione del paziente diabetico è "molto/moltissimo ostacolata" dalle attuali limitazioni, per il 27,8% lo è «abbastanza».

Un 40% auspica l'abolizione dei piani terapeutici per il diabete, mentre per un 46% non sarebbe mai un problema dover compilare il Piano. Il campione di mmg intervistato auspica l'abolizione PT pure per la terapia anticoagulante orale (Tao) (31,8%), e la Bpco (per il 20%), come si vede in percentuali inferiori. «I pazienti diabetici sono quelli che più scontano la contraddizione per cui i farmaci innovativi riservati alla prescrizione specialistica sono anche quelli da utilizzare in prima battuta e che presentano maggiore efficacia ai sensi della medicina evidence-based», dice Roberto Venesia responsabile Area Farmaco della Fimmg. «E' una forte ingiustizia che questi pazienti per ottenere medicine migliori e da usare subito debbano passare per gli specialisti. Da tempo sostengo che un conto è, giustamente, chiedere una vigilanza e una regolamentazione particolari per i farmaci di nuova immissione più complessi e costosi, un conto è ritenere che tale vigilanza riguardi il prescrittore e non la sola molecola. Se a fare le spese del supplemento di attenzione sugli antidiabetici è il medico di famiglia, detentore di un rapporto fiduciario di lunga data che rinforza la capacità di ascolto e di aderenza del paziente alle terapie, diventa inutile poi affermare che lo stesso medico deve prendersi carico della suddetta cronicità. E ciò vale anche per altre patologie croniche». L'indagine investe anche farmaci biologici e loro biosimilari. Qui i mmg, oltre a subire limiti prescrittivi, sono esclusi dalla formazione fatta dall'industria. L'insulina e i suoi analoghi (per il 67% del campione) e l'eparina a basso peso molecolare (per il 32,7%) sarebbero le classi con potenziali maggiori ricadute sull'attività del medico, ma un 17,3% del campione attribuisce ricadute importanti unite agli anticorpi monoclonali per malattie autoimmuni, un 10,4% ai vaccini, un l'8,8% agli anticorpi monoclonali in oncologia. I limiti sui biologici e biosimilari sono ritenuti penalizzanti «abbastanza - molto - moltissimo» da quasi il 90% del campione. «Le due cose, prescrizione e conoscenza dell'innovazione, vanno in parallelo - dice Venesia - i medici di famiglia rispetto ai farmaci innovativi chiedono di conoscere sia quelli che potrebbero prescrivere, sia gli "altri". E' necessario che conosciamo le nuove tecnologie nell'interesse del nostro paziente che le utilizza su prescrizione specialistica, ma può presentare effetti avversi o interazioni problematiche con altre terapie; noi vogliamo che di quelle cure sia fatto l'uso migliore, invece sapendo che non usiamo innovativi, e in questo caso biologici, in prima battuta, nessuno ce ne viene nemmeno a parlare». 

Per Paolo Misericordia, responsabile del Centro Studi della FIMMG che ha curato l'indagine, da quest'ultima emerge «un'importante disponibilità della categoria a recuperare spazi prescrittivi che normative illogiche ed anacronistiche stanno precludendo. C'è la consapevolezza che tali limitazioni sono alla base di significative distorsioni assistenziali ed ostacolo a prese in carico adeguate di molti pazienti affetti da patologie croniche prevalenti». 


Mauro Miserendino