Crediti Ecm, triennio formativo in scadenza e molti medici in ritardo.
Cricelli (simg): punti ma senza qualità.
venerdì 04 novembre 2016

«Il sistema Ecm oggi chiede al medico di ottenere un punteggio. Si fa credere che una volta doppiati i 150 crediti il curriculum sia adeguato. È un errore grave, non ci consente di capire quanto la formazione del professionista sia utile a quello che fa. Chi critica i criteri d'assegnazione dei crediti nell'Ecm, critica questo». Claudio Cricelli presidente della Società Italiana di Medicina generale commenta uno dei dati chiave dello studio dell'Osservatorio Internazionale della Salute società di ricerca guidata dai ricercatori Alessandro Solipaca (università Cattolica) e Giuseppe Petrella (Tor Vergata). Meno di metà dei 3 mila medici intervistati (47%) ha conseguito i 150 crediti utili a raggiungere gli obiettivi di formazione nel triennio 2014-16. Ma soprattutto, tre su quattro non ritengono soddisfacenti i metodi previsti per acquisire i crediti. «Ho trascorso anni come membro della commissione nazionale Ecm - dice Cricelli- in contrasto sul meccanismo di acquisizione dei crediti; l'Italia sconta un grave ritardo sulla qualità che c'è dietro al credito di formazione continua. La commissione all'inizio dichiarò che presto si sarebbe passati da un'assegnazione acritica dei punti all'assegnare il credito che veramente serve ad ogni professionista. Non è andata così».
Per Cricelli, «a ciascun medico va chiesto un piano formativo coerente con l'attività svolta e con i bisogni dei suoi pazienti. E gli va chiesto un curriculum disegnato da lui in un ambito tratteggiato dalle società scientifiche della sua categoria. Per un medico di famiglia, è giusto avere fondamenti di medicina legale nel curriculum, ma è altrettanto giusto avere la maggior parte dei crediti nei fondamenti della medicina generale: prevenzione, controllo delle malattie croniche, e magari temi che non seguono mode o interessi, come l'uso del cortisonico, o il farmaco antidiabetico prescrivibile solo dallo specialista ma con cui il Mmg ha a che fare ogni giorno. In commissione ho spesso chiesto di curare se l'offerta nei fondamentali di ciascuna specialità del servizio sanitario fosse sufficiente. Spesso non lo è. Che ora la Commissione annunci di "stringere" verso curriculum rivelatori di quanto il medico sia all'altezza di ciò che deve fare di per sé serve a poco. Mi chiedo se intendano coinvolgere le società scientifiche che definiscono i contenuti chiave per ciascuna categoria professionale; diversamente, illudiamo i cittadini di avere a che fare con il medico giusto, quando il grosso dei suoi 150 crediti in 3 anni non consente di certificare la qualità della sua formazione». L'indagine Ois rivela anche che si aggiornano meno i giovani. Per il 2016 quasi metà degli intervistati ha superato i 50 crediti già a fine ottobre ma tra gli under 35 circa un terzo è lontano dall'obiettivo. Ed è sotto la soglia dei 30 crediti oltre un over 65 su cinque. I punteggi più alti si hanno nella fascia 56-65 anni, e al Centro-Sud, e tra infettivologi (60%) e medici di famiglia (55%); risultato peggiore tra ortopedici (47%) chirurghi (34%) e neurologi (30%) malgrado si tratti di specialità falcidiate da contenziosi per responsabilità. La formazione a distanza (Fad) potrebbe colmare il gap, il governo Renzi ci punta indirettamente prevedendo nel ddl sul Welfare delle partite Iva, a latere della manovra, la totale deducibilità del corso Ecm a fronte dell'indeducibilità di viaggi e soggiorni, fin qui deducibili al 50% dal reddito al pari delle spese di formazione. «All'inizio nessuno scommetteva sulla Fad, poi si è scoperto che i corsi residenziali costano e ora si tende a fare tutta la formazione una Fad - commenta Cricelli- ma ci sono aspetti pratici che vanno visti in corsi dal vivo. Ancora una volta non si cura l'importanza per ogni medico di avere una formazione calibrata ai bisogni e si privilegia il creditificio, scelta che rischia di premiare, tra gli erogatori privati, più il provider "for profit" che la società medico- scientifica, anche se le offerte dei due player qualitativamente non sono paragonabili». In proposito, Ois rileva che i medici preferiscono la qualità dei corsi degli enti privati (società scientifiche e altri provider) a quella degli eventi formativi degli enti pubblici (aziende sanitarie). «Le società scientifiche restano l'unico baluardo a garanzia della qualità della formazione -dice Cricelli- prova ne sia che il ddl Gelli, la futura legge sulla responsabilità sanitaria, le chiama a emanare le linee guida da sapere per non incorrere in colpa grave nei contenziosi. Come la commissione Ecm affronterà lo spinoso tema di riabilitarle dopo averle escluse dalle decisioni è una partita tutta da vedere».
Mauro Miserendino