Il sistema sanitario è malato grave
Anelli: "A causa dei tagli continui e dei pochi medici negli ospedali"
domenica 13 novembre 2022
Corriere del Mezzogiorno ed. BariNel periodo pandemico l'ec cessodi mortalità rilevato dall'Istat, e conseguito confrontando il numero dei decessi con la media del quinquennio 2015-2019, è stato in provincia di Bari (e in Puglia) pari al doppio rispetto ai morti accertati per Covid. Filip poAnelli, è il presidente della Fnomceo, la Federazione nazionale degli Ordini dei medici. Presidente, il computo dei decessi in più degli ultimi tre anni supera di gran lunga il totale dei morti per Covid. Come spiega la differenza?
"Lo scarto a cui si fa riferimento è legato in parte alle persone decedute a causa dell'infezione da Covid, ma non diagnosticate, e in parte al fatto che i sistemi sanitari sono stati sottoposti a una pressione emergenziale che non ha consentito di fare prevenzione e di garantire cure adeguate per tutte le altre malattie. E questo ovviamente ha colpito i sistemi sanitari più fragili, come quelli delle Regioni meridionali in piano di rientro, che hanno subito tagli alla sanità, soprattutto sul personale. Secondo i dati CIMO tra il 2010 e il 2020, in Italia sono stati chiusi 111 ospedali e 113 Pronto soccorso e tagliati 37 mila posti letto. Nelle strutture ospedaliere mancano oltre 29 mila professionisti". L'emergenza sanitaria ha mostrato appunto l'inadeguatezza del sistema sanitario di fronte a una emergenza pandemica. Ci sono responsabilità precise?
"Se si intende dire che mancava un piano pandemico aggiornato, starà alla magistratura accertare eventuali responsabilità. I medici nelle prime fasi della pandemia si sono trovati a fronteggiare un'emergenza senza precedenti privi di strumenti e linee guida. Ma dopo lo shock iniziale il sistema ha retto, dapprima grazie al lockdown e alle misure di distanziamento, e poi grazie ai vaccini. Va sottolineato lo spirito di sacrificio e la dedizione degli operatori della sanità, che non si sono risparmiati. Dobbiamo investire più risorse nel servizio sanitario - soprattutto nel personale - per superare le criticità e fare in modo che continui ad essere un sistema universale, equo e solidale". Il blocco delle attività ordinarie nei periodi di maggiore impatto del virus sugli ospedali ha causato l'au mentodelle liste d'attesa non soltanto per gli interventi chirurgici, ma, tuttora, anche per visite, esami e screening. Vista la situazione attuale, si può recuperare il pregresso soltanto con finanziamenti straordinari?
"Stando ai dati di Anaao-Assomed, al servizio sanitario pugliese mancano più di 1.600 medici. Mentre sul territorio si stima una carenza di medici che potrebbe superare le 500 unità. In attesa che l'aumento delle borse di studio produca effetti, dobbiamo pensare a soluzioni ponte che possano aiutare a risolvere il problema. L'acquisto di prestazioni in libera professione da parte del servizio pubblico potrebbe introdurre la flessibilità di cui abbiamo bisogno in questo momento. La flessibilità deve essere una costanza. Per smaltire le liste d'at tesaè opportuno anche il coinvolgimento degli specialisti convenzionati e accreditati". L'emergenza-urgenza, che ha sopportato un carico enorme, è in grave difficoltà. È sufficiente un incentivo economico, col riconoscimento di una indennità specifica, per convincere a scegliere il percorso che porta ai Pronto soccorso?
"Sicuramente un'indennità specifica potrebbe rendere più attrattiva l'area della medicina d'urgenza, ma gli effetti richiedono tempo. Nell'immediato la carenza di medici potrebbe essere tamponata con il coinvolgimento dei medici pensionati, oltre che degli specializzandi. Questi ultimi potrebbero essere contrattualizzati dal terzo anno e per 36 mesi, in modo che ci sia un chiaro indirizzo verso un inserimento stabile all'interno del sistema sanitario regionale. Serve una vera riforma che consenta ai medici specializzandi di poter esercitare la professione contemporaneamente al periodo di formazione in ragione delle competenze acquisite. Soluzioni tampone possono essere anche quelle degli ambulatori per i codici bianchi, con un contestuale investimento vero sui medici di famiglia". Si discute molto di medicina territoriale come cardine per l'appropriatezza delle cure. Gli Ospedali e le Case di comunità sono la soluzione, tenuto conto che si dovrà prevedere una riorganizzazione? Quale scenario intravvede?
"Aspettiamo le indicazioni del Governo sulle Case di Comunità. Il modello pugliese, con i CPT e i micro team di medicina generale è testato e funziona. Le Case di Comunità possono essere la sede dei CPT (Centri polifunzionali territoriali - n.d.r.), forme associative della Medicina Generale che garantiscono 12 ore al giorno di assistenza in una sede attrezzata con la diagnostica di primo livello. Va potenziata l'attività dei medici di medicina generale, affiancandoli con personale amministrativo e di studio e con altri professionisti come infermieri, psicologi, fisioterapisti, prevedendo un aumento del Fondo aziendale dei fattori produttivi e una modifica del meccanismo dei compensi. Occorre continuare a garantire la libera scelta da parte dei cittadini e la capillarità della rete di studi sul territorio, dove i medici di famiglia devono essere dotati di strumenti diagnostici adeguati"