Radioterapia negata: “Mesi d’attesa uno su tre costretto a curarsi fuori”
La denuncia degli specialisti: “Situazione più grave nel Barese, due soli acceleratori”
martedì 23 settembre 2014

A Bari e provincia a fronte di una popolazione di circa un milione e 200mila abitanti c’è un acceleratore ogni 600mila cittadini
ANTONIO DI GIACOMO (repubblica Bari)
Un terzo dei pazienti pugliesi che avrebbero bisogno di essere sottoposti a trattamenti di radioterapia oncologica è costretto a emigrare altrove, dal Lazio in su. E non solo per i trattamenti di eccellenza, ma anche per quelli convenzionali. Non ci sono macchine a sufficienza, per non parlare del personale che non basta a far funzionare gli acceleratori che pure ci sono, denunciano gli operatori della radioterapia oncologica in Puglia. Ma la punta dell’iceberg è Bari e la sua provincia con appena due acceleratori a disposizione e soltanto 800 trattamenti l’anno, contro i 6mila che dovrebbero essere effettuati, denunciano dall’ospedale oncologico. Ma la Regione, assicura l’assessore Pentassuglia, è pronta a intervenire. A cominciare dalle nuove assunzioni
Due mesi di liste d’attesa in Puglia, anche due mesi e mezzo a Bari e nella sua provincia. È la media del tempo che debbono aspettare i pazienti prima di poter essere sottoposti a un trattamento di radioterapia oncologica. E non sorprende, a questo punto, che un terzo dei pazienti pugliesi - a dirlo sono le stime della delegazione regionale dell’Associazione italiana radioterapia oncologica non riescano a curarsi a casa. Sia perché una parte di loro non viene correttamente indirizzata alla radioterapia sia perché invece un’altra buona parte preferisce “emigrare” per curarsi approdando soprattutto in Lazio, Emilia Romagna, Lombardia e Toscana. E la fuga fuori regione, lamentano gli operatori, si prospetta come soluzione sia per i trattamenti di eccellenza che per quelli convenzionali.
Ma c’è anche la migrazione interna, una scelta che diventa obbligatoria o quasi per i pazienti che hanno la sola “sfortuna” di essere residenti nel Barese, dove a disposizione ci sono appena due acceleratori lineari per la radioterapia, in funzione all’ospedale oncologico nel capoluogo. E qui le mete del più contenuto viaggio della speranza sono l’ospedale di Barletta, per il pubblico, e l’ospedale Casa sollievo della sofferenza di San Giovanni Rotondo. Bisogna immaginare, infatti, che se la media italiana è di un acceleratore ogni 166mila abitanti, nel Sud si sale a una macchina ogni 200mila cittadini e in Puglia si va ancora più su con un’apparecchiatura per 235mila abitanti. Numeri che a Bari e provincia diventano stellari: a fronte di una popolazione di circa un milione e 200mila abitanti c’è un acceleratore ogni 600mila cittadini: un primato in negativo quasi quattro volte la media nazionale e tre rispetto a quella dell’intero Mezzogiorno.
Ma c’è anche la migrazione interna, una scelta che diventa obbligatoria o quasi per i pazienti che hanno la sola “sfortuna” di essere residenti nel Barese, dove a disposizione ci sono appena due acceleratori lineari per la radioterapia, in funzione all’ospedale oncologico nel capoluogo. E qui le mete del più contenuto viaggio della speranza sono l’ospedale di Barletta, per il pubblico, e l’ospedale Casa sollievo della sofferenza di San Giovanni Rotondo. Bisogna immaginare, infatti, che se la media italiana è di un acceleratore ogni 166mila abitanti, nel Sud si sale a una macchina ogni 200mila cittadini e in Puglia si va ancora più su con un’apparecchiatura per 235mila abitanti. Numeri che a Bari e provincia diventano stellari: a fronte di una popolazione di circa un milione e 200mila abitanti c’è un acceleratore ogni 600mila cittadini: un primato in negativo quasi quattro volte la media nazionale e tre rispetto a quella dell’intero Mezzogiorno.