Lombardia: Pediatri e medici di base: la mappa dell'emergenza

Sanità Quartieri e comuni scoperti. «Mancano candidati»

domenica 26 agosto 2018

Corriere della Sera

Emergenza pediatri e medici di famiglia «Pochi candidati» Appello dei sindaci Si muove la Regione, «bonus» dal ministero Sara Bertoni Quartieri o addirittura paesi senza medici di famiglia e pediatri. Pochi i giovani che vogliono aprire un ambulatorio, così i sindaci e la Regione studiano come correre ai ripari. L'Ats di Milano-Città metropolitana ha da poco redatto l'ultima mappa dell'emergenza. Ad aprile, come di consueto, è stato pubblicato l'elenco degli «ambiti carenti», ovvero le porzioni di territorio in cui c'è bisogno di dottori. Nel Milanese «i posti a disposizione erano 251, solo 35 medici di base hanno risposto» spiega Marco Bosio, direttore generale dell'Ats. Si- tuazione critica al Municipio 9, che richiedeva 22 persone e ne vede arrivare solo una, al Municipio 5 (12 contro tre), mentre in zona 2 nessun candidato si è fatto avanti, nonostante le 13 disponibilità. «Non c'è mai stata una copertura così bassa a Milano» riconosce Bosio. Cosa significano tutti questi «buchi» nella cartina della sanità? I pazienti non troveranno il medico di famiglia vicino a casa ma dovranno spostarsi altrove. Un disagio soprattutto per gli anziani e le persone dalla mobilità ridotta, che diventa ancor più pesante quando si esce dal confine di Milano. Nell'hinter- land si ragiona per bacini di abitanti. «Tra Bollate, Baran-zate e Novate ci sarebbe bisogno di sette dottori, ma nessuno si è fatto avanti  continua Bosio  . Situazione simile a Cinisello». A Sesto San Giovanni mancano sei medici di base, altrettanti tra Corna-redo e Pogliano e così via. All'origine del problema, una mancanza di personale: le nuove leve sono poche. Come raccontato dal Corriere a marzo scorso, il triennio di formazione in Medicina generale non è tra i corsi più quotati. Le borse di studio sono di 900 euro al mese, la metà di quelle destinate ai futuri cardiologi, ortopedici e ginecologi. I programmi delle lezioni sono datati. I dottori che escono dal corso sono meno dei posti a disposizione e disertano le aree meno attrattive. Discorso a parte per i pediatri. Nell'Ats di Milano al momento non ci sono ambiti «vuoti», ma ci sono singoli Comuni che non hanno uno specialista in casa. La distribuzione dei pediatri è calcolata in base al numero di bambini tra zero e sei anni: un camice bianco ogni 600 piccoli pazienti. I sette territori che erano rimasti sprovvisti di un ambulatorio ora sono coperti, grazie alla cali di aprile, ma le situazioni difficili rimangono. Vanzago sta portando avanti una battaglia per avere un pediatra in sostituzione di quello uscente, sebbene non sia tra gli «ambiti carenti». Le famiglie si possono rivolgere agli specialisti dei comuni vicini, ma al sindaco Guido Sangiovanni non basta. Ha lanciato una raccolta firme e offre uno spazio gratuito a chi vorrà aprire lo studio qui. All'Ats " Ad aprile è stato pubblicato l'elenco dei Comuni che hanno bisogno di medici di famiglia e pediatri " Coperte tutte le richieste per i pediatri nell'Ats di Milano (foto: fi dg Marco Sosio), mentre mancano più di duecento medici di base La messa a disposizione di locali a costo zero o a prezzo calmierato è una strategia che molte amministrazioni usano per attirare i medici. Anche la Regione lavora per incrementare il loro numero. «Quest'anno abbiamo ottenuto 165 borse di studio per chi accede al corso di formazione di Medicina generale - dice l'assessore regionale alla Sanità Giulio Gallerà - contro le cento del 2017. In più ne finanziamo 35 con fondi regionali». Il ministero della Salute ha poi messo a disposizione di tutta Italia altri 800 posti e la Lombardia punta ad aggiudicarsene una buona fetta. Ancora da decidere se il bando già lanciato dal Pirellone andrà rifatto o basterà ampliare il numero di selezionati. La seconda strategia riguarda i medici di famiglia tortora in servizio a Milano. In autunno si chiederà a chi ha raggiunto il numero massimo di pazienti (1.500) di arrivare a quota 1.800. Solo una proposta però, non un obbligo.