Il futuro della medicina generale pugliese, tra carenza di medici e nuove sfide assistenziali

RElazione a cura del dott. Giuseppe Pisicchio: Coordinatore Regionale FIMMG Formazione Puglia

giovedì 30 gennaio 2020

Come possiamo garantire la qualità dell’assistenza sanitaria ai cittadini pugliesi e potenziare il sistema regionale a fronte della prossima ondata di pensionamenti e delle nuove sfide organizzative? Per individuare strategie efficaci, occorre partire dal quadro d’insieme.

 

I numeri delle cure primarie in Puglia

Attualmente in Puglia risiedono 3 milioni e mezzo di cittadini sopra i 14 anni, la cui gestione clinica ed assistenziale è affidata a circa 3.200 medici di medicina generale (tra medici di assistenza primaria e medici con doppio incarico, AP e CA). A questi si aggiungono 478 medici con esclusività d’incarico in continuità assistenziale. 

Il rapporto risultante è di circa un medico di famiglia ogni 1070 assistiti.

Questo è il presente del sistema delle cure primarie in Puglia, tuttavia è ben noto che, nel breve tempo, ci si ritroverà ad affrontare l’ondata di pensionamenti che investirà la medicina generale.

 

Gli effetti della gobba pensionistica

Nei prossimi 10 anni assisteremo al pensionamento di un gran numero di medici di famiglia. Un primo picco è già registrabile nel 2021, ma è nel 2023 che si toccherà l’apice della vera emergenza. Considerando la pianta organica complessiva della medicina generale come somma dei medici di AP, e dei medici di CA ad incarico singolo e doppio:

-      Dal 2020 al 2024, andranno in pensione 1414 medici di medicina generale

-      Dal 2025 al 2029, il territorio perderà il supporto di altri 1140 specialisti in cure primarie

-      E ancora, dal 2030 al 2034, al trend si aggiungeranno altri 563 medici.

Nel 2030, circa l’80% dei medici di assistenza primaria attualmente in servizio avrà maturato i requisiti pensionistici minimi e quasi il 50% dei medici attualmente ad esclusivo incarico di CA raggiungerà l’età pensionabile.

Ad oggi, esiste una riserva di medici di medicina generale che possa far fronte a tale carenza colmando il gap assistenziale?

 

La riserva dei medici di medicina generale

Uno studio firmato Fimmg Bari ha analizzato le graduatorie regionali degli ultimi anni e ha quantificato in 421 unità la riserva stimata di medici di medicina generale del 2019. Con il termine “riserva”, si intendono i colleghi non convenzionati per l’AP, né convenzionati per la CA, che dimostrino reale interesse al percorso professionale della medicina generale incrementando, negli anni, il loro punteggio in graduatoria attraverso sostituzioni o altre attività valutabili ai fini della graduatoria.

A questi 421 medici, in base al nuovo quadro normativo (dl semplificazioni), si possono considerare immediatamente aggiunti i diplomati nel 2018 e i neo-diplomati del 2019, che portano la riserva totale a circa 582 medici di medicina generale che concorrono per i 280 incarichi carenti rilevati e banditi lo scorso anno. La riserva si esaurisce già tra il 2021 e il 2022, con una variabilità provinciale che penalizza in prima istanza il territorio tarantino e successivamente Brindisi, Foggia, Lecce, Bat e, infine, Bari.

 

Va precisato, tuttavia, che la riserva calcolata è un dato teorico che può essere sovrastimato da alcuni fattori complessi da prevedere:

1)      Non tutti gli ambiti e le ore carenti sono in egual misura attrattivi su tutto il territorio regionale, ed è quindi utopistico pensare ad un turnover omogeneo “one to one”;

2)      La forte richiesta di medici ospedalieri competerà sempre più con la medicina generale, dirottando una parte dei colleghi corsisti o diplomati verso altri percorsi;

3)      La mobilità inter-regionale, in Puglia, risulta preponderante nella sua componente in uscita.

Nel 2018 (anno in cui la riserva di medici di medicina generale era ancora in positivo, 409 unità circa), delle 165 zone carenti messe a bando, solo 105 incarichi sono stati effettivamente assegnati e sono residuati ben 60 incarichi non assegnati (36%).

 

Gli interventi della Regione

Recentemente, in Puglia sono state adottate misure per contrastare l’ondata di pensionamenti e per «razionare» la riserva di MMG.

In particolare, si è provveduto ad innalzare il rapporto ottimale da 1000 a 1300 assistiti per ogni medico di famiglia e a portare il massimale di CA compatibile col doppio incarico da 650 ad 850 assistiti (per i medici che aderiscono alle forme aggregative). Questo comporterà una contrazione del 20-30% della domanda di medici di medicina generale, stabilizzando il sistema delle cure primarie fino al 2023.

Quindi, già tra 3 anni, l’aumento dell’ottimale di assistenza primaria e quello del massimale di continuità assistenziale termineranno il loro effetto di tamponamento della gobba pensionistica. In un solo anno, addirittura, si dimezzerà la riserva stimata di medici in attesa di convenzione.

 

In proiezione futura, essendo difficilmente preventivabili gli effetti dell’ingresso dei soprannumerari e degli ingressi tramite decreto Calabria, una concreta possibilità d’intervento quantitativo sulla riserva della medicina generale sta nell’agire sul numero di borse regionali ad accesso concorsuale.

 

Il fabbisogno di medici di medicina generale dei prossimi anni

Negli ultimi due trienni, è stato aumentato il numero di posti messi a bando da 100 nel 2017, 164 nel 2018 e 125 unità nel 2019. Tuttavia, per affinità vocazionale nei confronti di altri percorsi formativi o per l’attrattività retributiva della borsa di studio specialistica, solo un 75% dei corsisti giunge a diploma. Della proiezione di questo dato, si è tenuto conto nell’analisi della riserva teorica, sfruttando un’indagine retrospettiva condotta da FIMMG Bari.

 

A modello organizzativo invariato rispetto a quello odierno, questo scenario implica la necessità di almeno 200-250 diplomati già a partire dal prossimo triennio formativo, poiché il numero di pensionamenti, dal 2023 al 2026/27, è già in grado di esaurire la riserva teorica.

 

La Regione dovrebbe richiedere fondi per sovvenzionare un numero di borse di studio compatibile con il fabbisogno annuale di medici di medicina generale. Ad esempio, un sovvenzionamento di 4 mln, come quello recentemente approvato dalla Regione Puglia per il finanziamento di borse regionali di specializzazione, permetterebbe ad ulteriori 95 MMG di formarsi e di arricchire la riserva di professionisti a disposizione del territorio.

 

Le nuove sfide assistenziali e la qualità della formazione

Per aumentare il numero di corsisti che giungono a diploma, tuttavia, bisogna puntare anche su qualità e opportunità formative offerte ai corsisti.

La figura del medico di medicina generale sta evolvendo e si sta caricando di nuove responsabilità e di nuove competenze che richiedono una preparazione diversa e mirata: emblematica, in tal senso, è la volontà del governo (tradotta nell’articolo 55 della nuova Legge di Bilancio) di introdurre la diagnostica di primo livello nell’ambulatorio del medico di famiglia.

Una manovra così significativa non può che accompagnarsi ad un concreto intervento anche sul percorso formativo ed è per questo che i corsisti chiedono strumenti e risorse per aggiornare le loro competenze. Un'aula didattica multimediale con elettrocardiografo, spirometro, simulatori e altre strumentazioni a basso investimento permetterebbe alla Regione di portare sul territorio, ogni anno, decine di medici di famiglia già formati alla diagnostica di primo livello, con relativo risparmio in termini di spesa sanitaria.

 

Il futuro che ci attende è un futuro in cui la popolazione anziana è in costante aumento, in cui più della metà degli assistiti over 65 presenta 2 o più patologie croniche (dato Istat 2017), in cui la fragilità del tessuto sociale richiede nuovi settings assistenziali e un’attenzione al malato diversa, un futuro in cui anche la tecnologia gioca un ruolo decisivo.

I dati di Health Search in un report del 2019 dimostrano che, in 10 anni, il carico di lavoro del medico di famiglia è quasi raddoppiato. E l’analisi descrive l’onere della sola attività clinica, mentre non si tiene conto di tutta l’attività burocratica svolta quotidianamente dai medici di medicina generale e che incide per oltre il 50% sul tempo lavorativo.

 

Il pensionamento incalzante di un così alto numero di medici di assistenza primaria è una problematica che non si limita alla sostituzione di singole unità mediche, ma si ripercuote sull’intera organizzazione dell’assistenza territoriale che, nella nostra Regione, ha visto lo sviluppo di ben 540 associazioni della medicina generale, alle quali aderisce il 74% dei medici di assistenza primaria.

Le forme associative garantiscono al cittadino un'assistenza migliore:

-          Ambulatori aperti più a lungo

-          Maggiore disponibilità del personale di ausilio

-          Minori tempi di attesa in studio

-          Maggior coinvolgimento del proprio medico di fiducia nei progetti di salute regionali.

Tuttavia, si corre il rischio che, entro il 2024, il 64% delle associazioni pugliesi, a cui afferisce più di 1 milione e mezzo di assistiti, chiudano per mancato raggiungimento del numero minimo di medici aderenti.

Questi dati sintetizzano un fenomeno che deve essere governato per non disperdere quel patrimonio organizzativo che fa della medicina di famiglia pugliese un modello di riferimento in Italia.

 

Il Care Puglia 3.0 come modello

In questo contesto, la Regione Puglia ha elaborato ed approvato un invidiabile modello di gestione della cronicità chiamato Care Puglia 3.0 che si pone l’obiettivo di ridurre esiti patologici, complicanze e riacutizzazioni, gestendo in maniera standardizzata e stratificata la domanda di prestazioni diagnostiche e il controllo dello stato di salute del paziente cronico e del cittadino in generale. Il nuovo modello assistenziale sperimentale, che si spera sia di imminente attivazione, riconosce nel medico di medicina generale un ruolo centrale nella presa in carico globale del paziente cronico. In quest’ottica, la formazione deve essere lungimirante, sin da subito, in modo da garantire l’immediato inserimento lavorativo di medici di medicina generale preparati ad affrontare le future sfide assistenziali.

 

In un momento in cui vi è una generalizzata carenza di specialisti, è importante garantire, in primis, futuro e sostenibilità all'assistenza primaria in qualità di promotore del corretto stile di vita e di garante dello stato di salute della popolazione in maniera diffusa e trasversale.

 

Nel contesto odierno, non è solo in discussione il futuro dei giovani medici, ma sono in discussione i valori fondanti della medicina generale: il rapporto fiduciario che lega il cittadino al proprio medico di famiglia e la capillarità della presenza degli stessi medici sul territorio.

Un modello, anche solo teorico, che arrivi ad ipotizzare la necessità, da parte di ciascun medico di famiglia di assistere 1300-1500-1800 cittadini, senza un’evoluzione organizzativa, rappresenterebbe una sconfitta per il sistema sanitario regionale e sottolinea l’urgenza di provvedimenti programmatici e organizzativi che valorizzino la Medicina Generale.

 

Dinanzi a queste cifre, diventa evidente la necessità di investimenti sulla formazione dei nuovi medici di medicina generale sia in termini quantitativi (aumentando il numero di borse di studio) che in termini qualitativi. Emerge, inoltre, il bisogno di incoraggiare la sperimentazione del nuovo modello assistenziale, sicuramente più performante, i cui punti di forza sono la facilitazione del lavoro in aggregazione e il sostegno dell’attività medica garantito dalla collaborazione con infermieri e personale di studio, la quale andrebbe stabilizzata ed estesa al maggior numero di medici di famiglia.
Strategie come queste, renderebbero il sistema della medicina generale pugliese ancor più attrattivo per i colleghi in ingresso e confermerebbero la Puglia tra le regioni all'avanguardia. Non sarebbe solo un successo per i giovani medici e per tutta la categoria , ma sarebbe anche una vittoria per il sistema sanitario regionale e per tutti gli assistiti pugliesi.

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