Il Medico di base che non dorme mai (Gazzetta del Mezzogiorno)

Fa discutere la riforma che prevede aggregazioni in strutture aperte giorno e notte

lunedì 11 novembre 2013

LUCA BARILE (La Gazzetta del Mezzogiorno)

Qualcuno prevede una rivoluzione, per altri è un vecchio film riveduto e corretto. Tutti d'accordo, in ogni caso, sul fatto che i rischi sono seri e che sia meglio prevenirli adesso piuttosto che «curarli» dopo.
A Bari come a Roma, dove sabato si è chiuso il congresso nazionale della Fimmg, la Federazione dei medici di base italiani, i professionisti della sanità convenzionata stanno ragionando sull'imminente riforma dei servizi assistenziali territoriali, così come prevede la bozza del nuovo atto di indirizzo per il rinnovo degli accordi collettivi nazionali, predisposta dal Comitato di settore Sanità-Regioni e che attende il via Ubera dei governatori italiani.
Addio alla vecchia figura del medico di famiglia che lavora da solo nel proprio studio. La riforma prevede, in applicazione della legge Balduzzi del 2012, due sole forme associative di lavoro: le aggregazioni funzionali territoriali (Aft), per soli medici generici, e le unità complesse di cure primarie, Uccp, dove i generici lavoreranno in équipe, come in un poliambulatorio pubblico, insieme con i pediatri e gli altri specialisti.
Un cambiamento di sistema che in Puglia interesserà 3.300 medici di base, dei quali 956 nella sola provincia di Bari, 1.000 dottori in servizio nelle guardie mediche e 700 pediatri
Ma che cosa potrebbe accadere nella Regione Puglia, appena uscita da un piano di rientro finanziario da «lacrime e sangue»? Come sarà reclutato il personale medico e infermieristico che dovrà affiancare i medici di base nelle aggregazioni miste?
Da Roma, la Fimmg ha già annunciato di essere pronta allo sciopero. Non piace l'idea, anche questa  prevista dalla riforma imminente, dell'assoggettamento obbligatorio dei medici alla programmazione della Regione di appartenenza. «Nessuno di noi accetta l'idea di trasformarsi in un dipendente regionale», dichiara Filippo Anelli, presidente dell'Ordine dei medici di Terra di Bari e responsabile regionale della Fimmg.
 
Per ora, la Regione pare che stia studiando il caso. Nell'ultima riunione del Comitato permanente per la medicina generale, i rappresentanti dei medici hanno espresso preoccupazione circa l'ipotesi di inserire personale dipendente delle AsI nelle aggregazioni territoriali. Poiché i servizi saranno erogati nelle strutture ospedaliere o nei distretti, inevitabilmente la capillare erogazione delle cure oggi garantita negli ambulatori dei medici di famiglia verrebbe messa a rischio.
 L'assessore alla sanità, Elena Gentile, ha dichiarato di condividere tali preoccupazioni e ha precisato che la Regione Puglia non intende venire meno al Patto sottoscrìtto con i medici di famiglia, che impegnava le parti a utilizzare solo personale convenzionato come medici di famiglia, appunto, per garantire l'assistenza primaria.

La riforma, dunque, non è senza ostacoli e non tanto per le forme di lavoro associative, che sono evoluzioni di sperimentazioni già previste ed avviate negli anni scorsi a livello nazionale (Utap, Ucp, Gcp, Ncp, Uccp, Case della salute) con risultati differenti, sul piano della diffusione delle strutture, da regione a regione (a Bari è attiva una casa della salute al quartiere San Paolo), nel nuovo atto di indirizzo prevede che Aft e Uccp funzionino 24 ore su 24,7 giorni su 7. Un altro cambiamento previsto dal documento è il ruolo unico per l'esercizio della professione, con requisiti di accesso uguali per tutti sia per l'assistenza primaria sia per la guardia, con graduatoria unica regionale. Inoltre, sono previste le revisioni delle indennità per i medici (associativa, informatica, per i collaboratori di studio) e dei diritti sindacali. Tutto a costo zero.

Ma i «camici» sono in agitazione
Il presidente dell'Ordine, Anelli: noi liberi professionisti non accettiamo di diventare dipendenti

Filippo Anelli, presidente dell'Ordine dei medici di Bari e provincia e segretario regionale della Fimmg. e in queste ore al centro di contatti e riunioni febbrili 
La sua organizzazione sindacale è già in mobilitazione. Non vi fidate di questa riforma?
«Non ci convincono per nulla i presupposti. L'idea di  lavorare in gruppo va bene...».
Però?
«Come si fa a realizzare una rivoluzione del genere a costo zero?».
Già. come si fa?
«In questo momento di difficoltà per il Paese, i medici di famiglia sono disposti per senso di responsabilità, ad adeguarsi al nuovo sistema senza aumenti contrattuali, ma non possiamo assicurare qualità e indipendenza del servizio assistenziale senza personale e senza programmazione».
Non c'è programmazione?
"Siamo alle fasi preliminari di questa riforma. Per questo noi chiediamo alla Regione di fare con noi una programmazione pluriennale. Per ora non ci sono risorse e lo capiamo, ma chiediamo una gradualità per  garantire al nuovo sistema, nel tempo, una dotazione adeguata di uomini e mezzi».
Ma davvero sparisce la figura del medico di famiglia «solitario»?
«Non sparisce. La bozza del nuovo atto di indirizzo non prevede un divieto di conservare uno studio privato ma l'obbligo di associarsi a una delle due forme aggregative.
Ovviamente, questo presuppone soprattutto un sistema informatico adeguato».
E qui torniamo al nodo delle risorse.
"Appunto. Il vero problema è che oggi c'è una difformità nell'erogazione dell'assistenza, perché ci sono studi che sì avvalgono di infermieri (quindi assistenza domiciliare) e collaboratori di studio (nel disbrigo delle pratiche, soprattutto le ricette).
Questa difformità dì trattamento dei cittadini va colmata e, in questo, la forma aggregativa è una buona idea. Bisogna trasformarla da esperimento in sistema».
E poi c'è il tema, altrettanto caldo, del vostro status giuridico.
«Noi siamo liberi professionisti che operano, in scienza e coscienza, in regime di convenzione con il servizio sanitario. La bozza del nuovo atto di indirizzo, invece, ci assoggetta agli obiettivi di programmazione regionale, trasformandoci in dipendenti».
Ma c'è un problema di spesa, di riduzione delle prescrizioni di farmaci.
«D'accordissimo, ma questo non deve prescindere dall'autonomia del medico».
Davvero scenderete in piazza?
«Si arriverà allo sciopero, cosi come avvenuto a gennaio con lo sciopero informatico, se i tentativi di trattativa verranno meno.
Gli interlocutori ci hanno dato disponibilità, ma la guardia resta alta»