Aprile (Fimmg Puglia): “I mini team in Puglia sono una realtà dal 2008

C'è molta fiducia sui potenziali risultati del progetto”

giovedì 01 novembre 2018

Quotidiano Sanita

31 OTT - Ignazio Aprile, Segretario Regionale Fimmg Puglia, risponde alle nostro domande in merito al nuovo progetto per la presa in carico dei pazienti cronici approvato dalla Regione Puglia.

Il progetto punta sui medici di famiglia ma assegna un ruolo cruciale anche agli infermieri e ai collaboratori di studio. Cosa ne pensa di questa innovazione?

Non può essere considerata una innovazione ma un ulteriore impiego dell’organizzazione in mini team che la Medicina Generale ha in Puglia oramai dall’AIR del 2008 e che vede il medico stabilmente affiancato da collaboratori di studio e da infermieri, in quanto assunti direttamente da lui.
 
Potranno aderire al progetto solo i medici di famiglia pugliesi che dispongano di un collaboratore di studio e dell’infermiere professionale di studio. Non vi preoccupano le possibili critiche dei medici di famiglia che si sentiranno tagliati fuori dal progetto o costretti ad assumere collaboratori ed infermieri per farne parte?

La scelta strategica di individuare proprio i medici organizzati in mini team nella fase sperimentale del progetto è supportata dai numeri. Saranno coinvolti 565 medici con un potenziale bacino di pazienti cronici di oltre 160.000. A loro il compito di “validare” il setting assistenziale del paziente cronico previsto dal progetto, al termine del quale si passerà dalla fase sperimentale alla fase della stabile implementazione dei percorsi assistenziali per la quale tutti i medici di medicina generale pugliesi dovranno essere messi nelle condizioni di poter avere la strutturazione organizzativa in mini team. Come dire che nessuno deve sentirsi escluso.

In definitiva, qual è la sua opinione sul progetto?
E’ certamente un progetto ambizioso ma che sarà calato su un realtà ben consolidata. C’è molta fiducia sia in termini di adesioni che in termini di potenziali risultati. Il consolidamento del livello di assistenza non potrà che avere ricadute positive sulla “storia” di salute del malato cronico e, non ultimo, potrà determinare una riallocazione delle risorse economiche così fortemente impegnate proprio per l’assistenza della cronicità.