Prelievi sul conto: a settembre partono i controlli

Oggetto di accertamento non sarà più chi preleva tanti contanti dalla banca ma chi non ne preleva affatto.

mercoledì 07 agosto 2019

Fonte PMI.it

Dopo un anno di sperimentazioni rivolte alle grosse società, l’Agenzia delle Entrate ha confermato l’avvio delle procedure di controllo sui prelievi dal conto corrente anche per le persone fisiche. Ottenuto negli scorsi mesi il via libera dal Garante della privacy, tutto è pronto per mandare a regime la cosiddetta Super Anagrafe dei conti correnti. La novità di questo nuovo strumento è un capovolgimento di filosofia rispetto a quella che, in passato, è stata utilizzata dalla Finanza e dagli uffici delle imposte: l’accertamento fiscale non è più mirato a chi esegue sostanziosi prelievi dalla banca, ma verso chi invece non ne effettua per nulla.

In buona sostanza, il sospetto di evasione fiscale si radicherà nei confronti di quei contribuenti che lasceranno intatto il proprio deposito bancario, dimostrando così di avere contanti con cui vivere. Ed è proprio la lotta ai contanti che ha ispirato l’avvio di questa nuova era. Non a caso il software in grado di calcolare i risparmi detenuti sul conto, parametrandoli al reddito percepito, è stato subito battezzato risparmiometro. Per capire di cosa si tratta faremo un esempio pratico.

Giovanni dichiara all’Agenzia delle Entrate uno stipendio mensile di 1.100 euro netti al mese. Le 13 mensilità gli vengono accreditate dal datore di lavoro direttamente sul conto corrente, così come la nuova legge impone. Senonché, a fine anno, Giovanni – che era partito con un deposito bancario di soli 500 euro – si ritrova circa 13mila euro sul conto, quasi corrispondenti alle sue 13 mensilità. Con quali soldi avrà vissuto Giovanni durante tutti questi mesi? Con cosa avrà pagato la benzina, le tasse, le bollette, la spesa, l’assicurazione?

Nel momento in cui l’Agenzia delle Entrate rileverà un risparmio eccessivo rispetto ai redditi dichiarati dal contribuente, potrà sospettare che ciò sia stato determinato dalla disponibilità di contanti sfuggita alla dichiarazione dei redditi e, quindi, presumibilmente, da un’evasione fiscale. Per cui l’ufficio delle imposte invierà al correntista un invito a presentarsi personalmente o a mezzo del suo difensore per chiarire – anche per iscritto – la propria posizione. Spetterà al contribuente dimostrare che i soldi con cui ha potuto mantenere la famiglia, lasciando così intonso il conto corrente, derivano da disponibilità lecite, percepite al netto delle tasse (ad esempio una vincita al gioco) o non tassabili e quindi da non indicare nella dichiarazione dei redditi (ad esempio un risarcimento o una eredità).

A questo punto viene la parte più difficile. Tale giustificazione che dovrà dare il contribuente deve essere necessariamente scritta e con data certa. È questa del resto l’unica prova che, in caso di accertamento, può essere accolta dinanzi a una commissione tributaria.

Il nuovo meccanismo del redditometro si avvarrà anche della possibilità, per l’Agenzia delle Entrate, di controllare i saldi dei conti correnti di tutti i contribuenti, in modo da essere più incisivo e immediato nello stanare gli evasori.

La lotta ai contanti ha ora uno strumento ancora più temibile rispetto al passato