I dottori di base sono stufi: "Fateci tornare a curare"
La protesta di 170 camici bianchi di Milano: "Oberati dalla burocrazia". La replica dell'Ats: "Non alimentare contrapposizioni"
domenica 23 gennaio 2022

Sobbissati dalle complesse pratiche amministrative introdotte per l'emergenza Covid, anche i medici di medicina generale (Mmg) di Milano chiedono di "tornare a fare i clinici, a fare prevenzione, a curare i pazienti" che, spiegano, "sono le ragioni per cui, pochi o tanti anni fa, abbiamo scelto la nostra professione".
In una lettera indirizzata ieri al direttore dell'Azienda territoriale sanitaria (Ats) di Milano Walter Bergamaschi, 170 medici di famiglia non sindacalizzati lamentano che "l'ac centramentosul medico di medicina generale di tutte le pratiche amministrative è sempre più imponente e vincolato da autenticazioni che rendono i nostri compiti non delegabili ai collaboratori". Nella quarta ondata, spiegano di essersi trovati "a lavorare più di dieci ore al giorno in ambulatorio, davanti a portali quasi sempre mal funzionanti, esasperati da impossibili prenotazioni di tamponi e sfiniti d a ll 'inserimento di migliaia dati di contagiati e contatti" e ribadiscono di non essersi "risparmiati nel rispondere a centinaia di telefonate di pazienti spaventati, disorientati su regole confuse di quarantena ed altrettanto esasperati da green pass disattivati".
Insomma, i medici della medicina del territorio si sentono "lasciati da soli, non solo in queste ultime settimane" e sottolineano che gli aggiornamenti e le informazioni "da Ats arrivano immancabilmente con tempi inaccettabili", tanto che "spesso - assai prima che da chi ci dovrebbe informare - veniamo a conoscenza di novità rilevanti dalla stampa o dagli assistiti". Secondo i sanitari milanesi, "tutto questo è il risultato di un disinteresse di Regione Lombardia e di Ats nei confronti di tutta la medicina generale". A stretto giro è arrivata la replica dell'Ats di Milano, tramite l'agen ziaAnsa, da cui l'ente afferma di aver "appreso" di questa lettera, spiegando che alla direzione "non è arrivata alcuna missiva". In poche righe l'azienda sanitaria riconosce la "forte pressione" provocata dalla pandemia sui medici di medicina generale e invita a non "alimentare contrapposizioni, ma di lavorare insieme per cogliere le opportunità che la nuova riforma e il Pnrr mettono a disposizione per rilanciare l'assistenza territoriale e il ruolo clinico del Mmg".
Sempre ieri, anche all'Ats e Asst di Brescia, è arrivata una richiesta di aiuto simile, ma dall'Ordine dei medici che, invasi da questioni amministrative, chiedono di non essere utilizzati "per un lavoro impiegatizio", ma per curare i pazienti. Qualche giorno fa, anche Claudio Cricelli, presidente della Società italiana di medicina generale e delle cure primarie, riferendosi alla situazione nazionale, ripeteva sconsolato che i medici sono "esausti" e "sfiniti" e che hanno "un aumento di 500 volte delle richieste di contatto", per lo più per avere informazioni. "Ci chiedono dove ci si vaccina, come ci si comporta se si è positivi", raccontava Cricelli. "Con una persona ogni 30-40 positiva", anche se "il 70-75% è asintomatico, gli altri hanno isogno delle terapie con antivirali", spiegava il medico aggiungendo che, nel frattempo, "dobbiamo continuare a seguire le persone con cronicità. Il servizio sanitario", denunciava Cricelli , "ha aumentato le terapie intensive, ma nessuna nuova risorsa è stata data per aiutare la medicina generale". Eppure già oggi manca il 10-15% dei medici nel territorio. Bisognerebbe lavorare almeno sull'organiz zazione,però come spiega Emanuele Monti, pre s id e nte della commissione Sanità di Regione Lombardia, "il Pnrr stanzia i soldi per fare le case di comunità, ma non per metterci dentro le persone necessarie " .