La relazione del Segretario Provinciale Nicola Calabrese al Congresso FIMMG Bari

Bari, 12 gennaio 2019 - Hotel Parco dei Principi

lunedì 14 gennaio 2019


Grazie a tutti i graditi ospiti. 
Alle autorità: al Governatore della Regione Puglia Michele Emiliano, al sindaco di Bari e presidente dell’Area Metropolitana Antonio De Caro, al Direttore Generale Asl Bari dott. Antonio Sanguedolce, al Sindaco di Bitonto e Vice Presidente dell’area Metropolitana Michele Abbaticchio. 
Grazie al dott. Ruscitti, Direttore del Dipartimento per la promozione della salute della Regione Puglia, al dr. Gorgoni Direttore dell’ARES, al dott. Vincenzo Gigantelli Presidente CARD Puglia. 
Grazie al Presidente della FNOMCEO Filippo Anelli, al Segretario Nazionale Silvestro Scotti, al Segretario Regionale della FIMMG Ignazio Aprile, ai Segretari provinciali della Puglia. 
Grazie ai colleghi presenti.
Oggi celebriamo il nostro 18* Congresso Provinciale. Un congresso importante per la storia di FIMMG Bari. Coincide con il rinnovo dei nostri organi direttivi in un momento delicato e strategico per il futuro della medicina generale. 
Mi sembra giusto iniziare la mia prima relazione con un minimo di resoconto degli ultimi 4 anni. Sono stati quattro anni non facili per FIMMG Bari. Quattro anni che ci hanno visto “vacillare” rispetto alla leadership. 
Abbiamo tenuto! La squadra e il lavoro della squadra ha tenuto dando segno di grande coesione, spirito di sacrificio e dedizione. Ha tenuto FIMMG Bari – VOI. 
Avete, ci avete dimostrato la vostra vicinanza, la vostra fiducia, il vostro sostegno. È stato importante; è importante in ogni momento! Colgo l’occasione per ringraziare l’Esecutivo Provinciale il Consiglio Direttivo della FIMMG uscenti per il lavoro di squadra e il senso di coesione dimostrato.
Non solo momenti difficili. Anche traguardi importanti che ci riempiono di orgoglio.
Uno tra tutti! Confermare la squadra di FIMMG Bari all’Ordine dei Medici di Bari e aprire la strada verso la Presidenza della FNOMCEO a Filippo Anelli.  
Uno di noi!  Da sempre uno di noi.
Quale contesto?
Secondo il rapporto SVIMEZ 2018 (Associazione per lo sviluppo dell’Industria nel Mezzogiorno) in Italia le persone in povertà assoluta nel 2017 sono salite oltre i 5 milioni, di queste 2,4 milioni sono al SUD. Parliamo dell’8,4% dell’intera popolazione italiana e dell’11,4% al SUD.
Le famiglie in povertà assoluta nel 2016 erano 700 mila nel Mezzogiorno, sono diventate 845 mila nel 2017 con un’incidenza sul totale delle famiglie dell’area meridionale passata dell’8,5% al 10,3%. Un valore doppio rispetto al NORD che è di 5,4%. Gli indicatori sugli standard dei servizi pubblici documentano un ampliamento dei divari Nord-Sud, con particolare riferimento proprio al settore dei servizi socio-sanitari, che maggiormente impattano sulla qualità della vita e incidono sui redditi delle famiglie.
Abbiamo appena festeggiato i 40 anni del nostro Sistema Sanitario Nazionale ed è forte la percezione che gli elementi di Universalismo, Uguaglianza e Solidarietà sono fortemente messi in discussione. Diversi gli indicatori che evidenziano una forte disuguaglianza territoriale nel diritto costituzionale alle cure.
Rispetto alla mortalità evitabile, secondo il rapporto GIMBe 2018, il Trentino Alto Adige conquista la prima posizione tra le Regioni sia per gli uomini che per le donne, mentre la Campania resta inchiodata sul fondo di entrambe le classifiche con Napoli ultima tra le province italiane.
La spesa sanitaria pubblica procapite varia da un minimo di 1.770 euro della Campania, ad un massimo di 2.430 euro della Provincia Autonoma di Bolzano e 2.120 dell’Emilia Romagna.
Sono più di 11 milioni i cittadini che addebitano a tempi di attesa troppo lunghi la loro rinuncia o il ritardo nell'effettuazione di una prestazione. È vero soprattutto nelle regioni del Centro Italia e soprattutto per gli anziani sopra i 65 anni. Sono 6,2 milioni i cittadini che dichiarano di aver rinunciato a una prestazione per motivi economici soprattutto nelle regioni insulari e per le fasce di reddito più basse.
Si stanno liquidando di fatto i principi di solidarietà, equità e unitarietà del nostro Servizio Sanitario Nazionale. In questo scenario di evidente disuguaglianza nell’esigere il diritto alla salute, la questione dell’autonomia differenziata, attualmente in discussione, rischia seriamente di dare il colpo di grazia all’esigibilità dei diritti dei cittadini.  Siamo fortemente preoccupati. Una questione che non può non avere un confronto aperto con le Associazioni di cittadini-pazienti e le organizzazioni rappresentative dei professionisti della salute. Una questione che non può ridursi ad un compromesso all’interno di un “contratto di governo”. 
Servono azioni per contrastare e non per aumentare le disuguaglianze tra i cittadini e questo soprattutto rispetto al diritto alla salute. 
Mi piace a tale proposito riprendere alcuni passaggi del messaggio di fine anno del Capo dello Stato: “Sentirsi “comunità” significa condividere valori, prospettive, diritti e doveri. Significa “pensarsi” dentro un futuro comune, da costruire insieme. Significa responsabilità, perché ciascuno di noi è, in misura più o meno grande, protagonista del futuro del nostro Paese”.
E ancora “Abbiamo ad esempio da poco ricordato i quarant’anni del Servizio Sanitario Nazionale. E’ stato – ed è - un grande motore di giustizia, un vanto del sistema Italia, che ha consentito di aumentare le aspettative di vita degli italiani, ai più alti livelli mondiali. Non mancano difetti e disparità da colmare. Ma si tratta di un patrimonio da preservare e da potenziare. L’universalità e l’effettiva realizzazione dei diritti di cittadinanza sono state grandi conquiste della Repubblica: il nostro Stato sociale, basato sui pilastri costituzionali della tutela della salute, della previdenza, dell’assistenza, della scuola rappresenta un modello positivo da tutelare.”
Il Sistema Sanitario Nazionale dunque è un patrimonio da tutelare attraverso la difesa del diritto costituzionale dei cittadini a cure eque. Tutti i cittadini hanno uguale diritto ad essere curati e ad accedere in modo equo. 
Bene ha fatto il nostro Presidente della FNOMCEO e amico Filippo a richiamare tutti i medici ad una grande responsabilità civica, etica e professionale: essere medici dei cittadini.
Ci conforta per tale motivo il sentito dei cittadini nostri pazienti. 
Secondo il Censis l'87% dei cittadini si fida del proprio medico di medicina generale. 
La percentuale sale al 90% per gli ultra 65enni. Per il 72% è la prima fonte di informazione. Per il 53% degli italiani i tetti di spesa, le linee guida e i protocolli sono utili, ma al medico deve essere lasciata la libertà di decidere. Perché il rapporto tra medico e paziente è basato sulla fiducia.
I cittadini oggi vogliono un medico preparato, competente e che si faccia carico dei loro problemi, delle loro esigenze, comprendano il loro disagio, il dramma che la malattia provoca loro. 
Da questa indagine esce sconfitta la visione burocratica della professione medica, imbrigliata da lacci e lacciuoli, da linee guida e protocolli, intesi non come raccomandazioni, ma come vincoli. 
Emergono invece, prepotenti e vincenti, i principi fondamentali di libertà, autonomia e indipendenza, scritti nel nostro codice deontologico. 
E’ la ragione per cui FIMMG Bari è stata in prima linea in questi due anni nel contrastare un approccio di pezzi della ASL teso ad imbrigliare la medicina generale con l’obiettivo di limitarne autonomia e indipendenza. E’ la ragione per cui abbiamo risposto punto su punto al tentativo di mettere sotto controllo l’atto medico da parte di altre professioni che non conoscono cosa significa curare o meglio prendersi cura. Mi riferisco chiaramente alla questione dell’appropriatezza prescrittiva. 
Non è stato facile. Non è stato facile far comprendere che l’approccio da tenere per affrontare in maniera sistematica la questione non poteva ridursi al semplice contare le scatolette prescritte, limitando la questione ad una banale comparazione delle voci di spesa tra noi e quelle regioni che hanno affrontato la questione prescrittiva in modo sistemico, mettendo in atto una politica organica che va dalla prescrizione alla organizzazione appropriata dell’erogazione. 
Questa Regione ha dovuto fare 4 provvedimenti dal 2003 al 2017 – 3 leggi regionali ed 1 regolamento regionale. Provvedimenti che obbligano le ASL ad organizzare e ad effettuare la distribuzione diretta dei farmaci alla dimissione ospedaliera, a visita specialistica e ai pazienti in assistenza domiciliare. 
Ancora oggi ad oltre un anno dall’ultima legge regionale, che ha oltretutto dato la possibilità ai colleghi ospedalieri e territoriali di prescrivere direttamente sul ricettario del SSR, registriamo la quasi totale mancata applicazione della distribuzione diretta alle dimissioni.  A ciò si aggiunge la grande difficoltà dei colleghi specialisti nell’effettuare le prescrizioni per le carenze organizzative, di personale e di sistemi informatici “snelli” – prescrivere un farmaco con piano terapeutico per i colleghi è una corsa ad ostacoli che richiede in genere un tempo non inferiore ai 40 minuti.   
Una domanda: per avere una distribuzione diretta appropriatamente organizzata in questa Regione dobbiamo aspettare un quinto provvedimento?
Ancora una volta la medicina generale ha dimostrato grande senso di responsabilità, appartenenza al sistema e vicinanza ai propri pazienti. Oggi i medici di famiglia violano ogni giorno il regolamento regionale 17/2017 sulle prescrizioni quando i pazienti sono dimessi dagli ospedali senza farmaci o senza prescrizione su ricettario del SSR. 
Se applicassimo la legge il sistema sarebbe paralizzato. 
Non è stato facile. Non è stato facile per i colleghi degli Uffici Distrettuali della Medicina Generale.
Gli UDMG, per la prima volta dalla loro istituzione con l’AIR del 2008, si sono trovati in una reale situazione di “stress” normativo. 
Per la prima volta sono stati chiamati, in un ruolo “istituzionale” come parte integrante della ASL, a dover entrare in un’attività di controllo delle attività dei propri colleghi.   
Devo ringraziarli. Non è stato facile per loro trovare l’equilibrio tra il ruolo istituzionale e il rispetto delle prerogative contrattuali dei singoli colleghi. 
La loro attività ha contribuito a portare a casa due risultati. Uno l’accordo aziendale sulle modalità del monitoraggio dell’appropriatezza prescrittiva nella nostra ASL. Un risultato importante che riporta la questione del monitoraggio sul piano del rispetto dei principi fondamentali della nostra professione: autonomia, indipendenza e responsabilità. Perché noi nel difendere la nostra autonomia e indipendenza accettiamo il percorso di responsabilità delle nostre azioni. Sono gli strumenti della professione: linee guida, audit e la conoscenza della storia clinica e non solo dei nostri pazienti che permettono di ottenere l’obiettivo del miglioramento anche nell’appropriatezza prescrittiva. 
Di questo devo ringraziare anche i Direttori di Distretto che hanno partecipato ai lavori del tavolo tecnico che ha elaborato l’accordo e il dott. Gigantelli per il suo prezioso ruolo di mediazione. Abbiamo iniziato a lavorare e devo dire che le premesse per raggiungere gli obiettivi prefissati sono positive.
Il secondo risultato è certamente il miglioramento dell’appropriatezza prescrittiva della medicina generale della ASL BARI. La riduzione della spesa non è mai stato un obiettivo primario ma un obiettivo condivisibile nel processo di miglioramento della nostra attività. I dati prima del 2017 e poi del 2018 dimostrano che anche senza un metodo standardizzato le attività intraprese nei distretti dalle nostre UDMG hanno dato un importante risultato. 
È di 17 milioni di euro la riduzione della spesa lorda convenzionata tra il 2018 e il 2017 nella ASL Bari (-8,4%), pari al 46% della riduzione della spesa di tutta la Regione nei primi 9 mesi del 2018.
Risultati raggiunti senza alcuna sanzione ai medici. In questa ASL nessun medico di medicina generale è stato sanzionato.

La Formazione
Il comparto della Formazione in Puglia è stato da sempre una palestra dove si sono formati giovani risorse per FIMMG e devo dire che Bari è forse la provincia che più ha beneficiato di queste risorse. Per me oggi FIMMG Bari inizia a raccogliere. Questa tradizione va assolutamente continuata e coltivata per il futuro di FIMMG Bari e di FIMMG Puglia. Il metodo del coinvolgimento, della responsabilizzazione rispetto ai problemi specifici del comparto, del gioco di squadra ha funzionato e deve continuare a funzionare. 
Rispetto alle questioni aperte FIMMG ha avviato una vertenza a carattere nazionale per iniziare il confronto sull’applicazione del decreto semplificazione e la regolamentazione dell’accesso ai colleghi in formazione. Siamo perfettamente in linea nell’esprimere un giudizio negativo, così come ha fatto l’ultimo Consiglio Nazionale, per la mancata definizione all’interno del decreto semplificazione, attraverso la modifica dell’art. 8 del D.L.502, di uno specifico percorso formativo e contrattuale per l’area dell’emergenza urgenza e della medicina penitenziaria. Il risultato è quanto sta accadendo in Sicilia dove con una legge regionale si calpestano i diritti e le aspettative di chi al corso di formazione ha avuto accesso vincendo un concorso. 
Colgo l’occasione per esprimere tutta la solidarietà e vicinanza alla FIMMG Sicilia per le iniziative di lotta sindacale intraprese e che vorrà intraprendere.
Quali appuntamenti in Puglia: certamente la riscrittura per quanto di competenza delle regole dell’accesso all’area. Il nuovo ACN ha riaperto molte questioni che devono essere affrontate. Il vostro contributo è fondamentale. 

Il Settore Emergenza Territoriale
Rispetto alla questione AREU lo abbiamo detto in tutti i modi. FIMMG non è contraria alla costituzione dell’Agenzia Regionale dell’Emergenza Urgenza. 
Fatelo! Siamo fortemente convinti che non è il ruolo giuridico a determinare le competenze di un professionista intellettuale; crediamo che i colleghi medici di medicina generale impegnati oggi nel sistema 118, con un rapporto in convenzione, hanno la formazione e le competenze necessarie per garantire la migliore risposta possibile in situazioni di emergenza. Il loro lavoro, la loro professionalità, il loro spirito di abnegazione ha consentito al sistema di emergenza urgenza della nostra Regione di raggiungere indicatori di efficacia di alto livello. Hanno salvato vite e continuano a salvare la vita dei cittadini pugliesi quando chiamati in situazioni di emergenza. Non dimentichiamo la risposta data dai nostri medici e dagli operatori tutti in occasione delle maxi emergenze che hanno colpito la nostra Regione. 
Per questa ragione FIMMG non è disponibile ad accettare soluzioni che mettano a rischio il livello occupazionale dei medici del 118. Non accettiamo soluzioni che non garantiscano da una parte di mantenere nel sistema tutti medici che oggi lavorano nel 118 e, da cittadini, non condividiamo operazioni di demedicalizzazione della rete dell’emergenza. 
Piuttosto che perdere tempo nel cercare soluzioni tecnico giuridiche che, a nostro parere, non hanno fondamento sul piano della legislazione nazionale, è il momento di riaprire il tavolo della contrattazione regionale. È possibile trovare all’interno dell’accordo regionale soluzioni di miglioramento professionale dell’area dell’emergenza per aumentare la capacità della rete di dare risposte ai cittadini.


Continuità Assistenziale
Mi associo al grido di denuncia dell’amico Piero. La Continuità Assistenziale deve uscire dall’isolamento professionale che caratterizza da sempre l’attività. È l’isolamento la principale causa del problema atavico che affligge il settore: la questione sicurezza. 
Un tema non semplice da affrontare e risolvere in modo strutturale se tutte le componenti non comprendono che è obsoleto il modello organizzativo e che questo va ripensato facendo tutti le scelte necessarie per dare al massimo livello possibile la sicurezza dovuta a colleghi e colleghe che ogni notte, sabato e domenica, nel totale silenzio mediatico, rappresentano l’unico presidio sanitario territoriale nella nostra Regione. A loro va il nostro sostegno totale perché il tema non passi in secondo piano.
Sono mesi ormai che discutiamo in tutte le sedi di questo problema. Vorrei dirlo in modo chiaro. FIMMG ha due esigenze: uno fare presto; due che la questione sia affrontata in modo serio da parte dell’Azienda, trovando soluzioni condivise che diano risposte reali sul tema. Non accettiamo e non accetteremo soluzioni tampone o di facciata che servono solo ad alimentare il “gioco del cerino”.  
Al di là di quelli che saranno le azioni in ASL, sul tema generale della violenza ai medici e al personale sanitario, esiste la grande questione di come questo paese tutela chi ha come missione il curare. I medici e i sanitari non possono essere considerati pubblici ufficiali solo rispetto alle proprie responsabilità professionali e abbandonati a se stessi rispetto alle responsabilità civiche dei cittadini. 
È indubbio che un sistema, pensato 40 anni fa, ha oggi la necessità non più rinviabile di ridefinire organizzazione, ruolo e professionalità all’interno del sistema delle cure primarie. È arrivato il momento di ripensare non solo il modello organizzativo senza pregiudizi ma anche il target assistenziale dell’area, attraverso anche un processo di qualificazione professionale che porti i colleghi ad occuparsi di specifiche aree di competenza della medicina generale che oggi non trovano risposte per le carenze sempre più evidenti nella professione medica. 
Io penso che la notte può non essere il vostro esclusivo target assistenziale.



La medicina di famiglia
La medicina di famiglia è certamente ad una svolta. Lo abbiamo visto nella relazione del dr. Gorgoni. La medicina generale o meglio il modello Puglia della Medicina Generale è chiamata ad avere un ruolo centrale nella gestione della cronicità di questa Regione. Una scelta non scontata. Altre regioni hanno fatto e stanno facendo scelte diverse e il modello è assolutamente diverso.  
Queste regioni, partendo dalla constatazione che “l’attuale organizzazione delle cure primarie manca, in termini complessivi, delle premesse contrattuali e delle competenze cliniche gestionali ed amministrative richieste ad una organizzazione che sia in grado di garantire una reale presa in carico complessiva dei pazienti cronici al di fuori dell’ospedale”(*), hanno avviato un modello di presa in carico della cronicità la cui gestione è affidata totalmente a soggetti privati.
In Puglia no. In Puglia il lavoro iniziato nel 2004 e concretizzatosi nell’AIR del 2007, ha di fatto posto le premesse affinché il modello di presa in carico della cronicità si realizzi interamente all’interno delle Cure Primarie nel sistema pubblico.
(*) Deliberazione Giunta regionale  Regione Lombaridia 1 dicembre 2010 - n. 9/937  Determinazioni in ordine alla gestione del servizio socio sanitario regionale per l’esercizio 2011- Allegato 14
Sono passati 11 anni dall’AIR che ha di fatto rappresentato la svolta nel modello organizzativo della medicina generale di questa Regione. 
Nel 2007 la medicina generale in Puglia ha fatto più di una scommessa professionale. 
Ha scommesso sullo sviluppo dell’associazionismo complesso e quindi ha avviato quel processo di uscita dall’isolamento. Il nostro modello di associazionismo è uno dei più sviluppati in Italia. Le nostre associazioni a complessità crescente rappresentano il 90% della medicina generale nella ASL di Bari. Gli studi organizzati a complessità crescente, che sono presidi territoriali del SSR, rappresentano una realtà importante della rete dei servizi distrettuali. 
La medicina generale ha scommesso sul processo di integrazione professionale con gli infermieri. La Puglia è l’unica regione d’Italia ad aver previsto un’integrazione strutturale tra il medico di medicina generale e gli infermieri. Non è una cosa da poco. Per la prima volta in modo strutturato la medicina generale ha condiviso il rapporto di fiducia che la lega ai propri pazienti con un altro professionista sanitario. Gli infermieri che lavorano con noi accedono ai nostri gestionali, parlano con i nostri pazienti, vanno a domicilio dei nostri pazienti. Collaborano con noi nel rispetto dei ruoli e delle competenze per aumentare la capacità di erogare i servizi della medicina generale in prossimità. Non esiste dunque una questione di competizione professionale tra i medici di medicina generale e gli infermieri rispetto all’assistenza e non può esistervi rispetto alla questione della gestione della cronicità. L’integrazione professionale è già realizzata. 
Di recente la Presidente nazionale della FNOPI, Barbara Mangiacavalli, ha dichiarato in un articolo sul tema dell’infermiere di famiglia rispetto al ruolo giuridico della dipendenza all’interno delle Aziende Sanitarie:  “Questa è un’opzione limitante dagli stessi infermieri che finora sono stati coinvolti nelle sperimentazioni/organizzazioni locali” ecco dunque che la scelta potrebbe essere “quella del libero professionista, oppure di quello convenzionato, in modo tale da poter anche dividere con il Mmg il rischio di impresa: lo studio funziona se funzionano i professionisti, il paziente è fidelizzato se si ottiene la loro fiducia”.(*) 
Rispetto a questo in Puglia siamo avanti di 11 anni. 
Quindi la questione non è di rapporto professionale ma solo quale scommessa gli infermieri vogliono fare sul loro rapporto di lavoro?  

(*) http://www.quotidianosanita.it/lavoro-e-professioni/articolo.php?articolo_id=68876&fr=n
Quali obiettivi raggiunti? 
Dobbiamo dirlo una volta per tutte e forse la Regione Puglia deve prendersi la responsabilità di divulgare il proprio modello di assistenza territoriale. L’Assistenza Domiciliare Integrata in questa Regione è cresciuta passando dall’1,8% dei pazienti ultra 65enni del 2010, al 3,1% del 2016 grazie agli infermieri dei medici di medicina generale (*). Non solo obbiettivi sanitari. La medicina generale ha contribuito ad aumentare il livello occupazionale della Puglia: oggi sono 2 mila i collaboratori di studio assunti e 622 gli infermieri. 
Noi vogliamo andare avanti. I colleghi vogliono assumere collaboratori e infermieri. Esiste la volontà dei medici di diversi comuni della nostra provincia di evolvere costituendo i CPT – Centri Polifunzionale Territoriali – utilizzando come sede i vecchi ospedali dismessi. Significa aumentare, ancora prima della realizzazione a regime del Puglia Care, la capacità del sistema di Cure distrettuali di erogare servizi di prossimità all’interno del sistema pubblico; le esperienze fatte nella nostra provincia con il CPT di Bari S. Paolo e adesso con quello di Casamassima dimostrano che questo è possibile: diagnostica di I livello attraverso sistemi di telemedicina, centro prelievi, assistenza infermieristica per 12 ore in maniera continuativa gratuita e senza ticket, assistenza infermieristica (*)(Fonte: Ministero della Salute - DG Sistema Informativo e Statistico Sanitario - Ufficio II - Elaborazione SIS Modello FLS21)
a domicilio gratuita. Un modello che ha dimostrato di funzionare e che ora deve uscire dalla fase sperimentale ed essere implementato. 
Prima delle feste natalizie abbiamo scritto a tutti i Sindaci dei comuni dell’Area Metropolitana proprio per avviare un confronto su questo tema. 
I Sindaci della nostra provincia e non solo hanno dimostrato in maniera innovativa e coraggiosa, non solo sul tema delle vaccinazioni, ma anche per quanto riguarda la questione del futuro della rete dell’emergenza, di voler essere interpreti delle istanze di Salute della popolazione. Noi pensiamo che la partecipazione democratica delle comunità locali e dei cittadini rispetto alla gestione della salute sia pubblica che individuale sia assolutamente un fatto positivo. 
FIMMG Bari riafferma pertanto la disponibilità ad incontrare tutti i Sindaci dell’Area Metropolitana per illustrare e condividere i modelli di sviluppo delle cure territoriali.
Allo sviluppo organizzativo con l’aumento delle interazioni tra i professionisti coinvolti in prima linea nella medicina generale, però, non è corrisposto lo sviluppo dell’integrazione tra i medici di famiglia e gli altri protagonisti della rete territoriale, non consentendo fino ad ora una significativa e concreta implementazione della medicina di iniziativa. 
I processi di assistenza appaiono tuttora frammentati e condizionati dalla scarsa appropriatezza organizzativa. Le conseguenze sono le lunghe liste di attesa e l’accessibilità al servizio da parte dell’utenza.
Su queste premesse si deve realizzare e sviluppare il Puglia Care 3.0. 
Un modello assistenziale di gestione della cronicità che partendo dalla struttura organizzativa della medicina generale deve gestire la presa in carico dei pazienti cronici che nella nostra regione sono il 40% della popolazione – oltre 1,6 milioni di cittadini, che assorbono l’80% delle risorse del nostro SSR. 
Quindi è la corretta gestione della cronicità la principale istanza di salute delle comunità locali. Un modello di gestione che mette al centro il cittadino e i suoi bisogni avviando un processo strutturale di riorganizzazione delle cure territoriali, che applica in toto quanto previsto dal Piano Nazionale della Cronicità rispetto al ruolo del medico di famiglia quale “la definizione del Piano di cura e la stipula del Patto di cura fra medico e paziente” e “Il coordinamento dell’attività clinica dell’équipe multi-professionale impegnata nell’attuazione del Piano Assistenziale Individuale”.
Di fatto un nuovo modello assistenziale che ha la finalità di riorganizzare la filiera erogativa fra ospedale e territorio attraverso la definizione di percorsi di presa in carico del paziente, evitando la frammentazione dei processi e la suddivisione dei servizi fra area ospedaliera e territoriale. 
Un modello assistenziale da realizzare totalmente all’interno del sistema distrettuale pubblico, prevedendo una riprogettazione delle cure primarie e determinando quei presupposti contrattuali per avviare lo sviluppo delle competenze cliniche, gestionali ed amministrative richieste ad una organizzazione che sia in grado di garantire una reale presa in carico complessiva dei pazienti cronici al di fuori dell’ospedale.
Quindi, l’obiettivo è realizzare una forte integrazione tra “pezzi” del sistema di cure territoriale  che definisca non solo “chi fa che cosa” ma anche “quando lo fa”.
Non sarà una passeggiata. Per nessuno. A regime la sfida rispetto all’organizzazione della domanda e quindi alla gestione dei numeri è l’aspetto fondamentale di tutto il progetto e riguarda tutte le componenti del sistema di cura territoriale. 
Obiettivi del PUGLIA CARE sono: Equità nell’accesso alle cure, miglioramento del processo assistenziale puntando alla prevenzione, all’aderenza dei pazienti, alla sostenibilità del sistema. 
Una scommessa per tutte le componenti del sistema di cure territoriali e una nuova sfida per la medicina generale. Per questo è necessario l’apporto di tutte le componenti compreso quello delle Società Scientifiche della Medicina Generale.
In questo contesto anche il distretto è chiamato ad un ruolo importante. 
Il distretto socio sanitario dovrà definitivamente realizzare la propria funzione di committenza e produzione per garantire i Livelli Essenziali di Assistenza in un contesto di elevata organizzazione e complessità del sistema. Se il governo della domanda pone per la medicina generale i presupposti per un’assistenza più efficiente in termini di salute, di utilizzo delle risorse e di accesso alle prestazioni, una non adeguata organizzazione della corrispondente offerta rischia di rendere inefficace l’intera progettualità sulla presa in carico del paziente. Garantire la comunicazione all’interno della rete dei professionisti e il processo di integrazione, tempi e volumi corretti delle prestazioni assistenziali sarà quindi un tema cruciale e strategico. Contestualmente il Distretto dovrà essere in grado di implementare l’integrazione tra i macro livelli di assistenza, le strategie e le iniziative per la prevenzione, nonchè il monitoraggio sull’effettiva equità di accesso alle cure.
La Medicina Generale già da tempo manifesta l’esigenza e la necessità, per il sistema, di valorizzare le proprie potenzialità nel miglioramento della gestione dei pazienti cronici. L’esperienza organizzativa e le competenze maturate in Puglia nel corso degli ultimi anni favoriscono la reale acquisizione della centralità del Medico di Famiglia e della sua struttura organizzativa nella presa in carico della cronicità. Una centralità che deriva non solo dal know how dei professionisti del settore, ma viene riconosciuta dai cittadini, i quali come abbiamo visto esprimono grande fiducia nel loro medico anche nei più recenti sondaggi e ne fanno il punto di riferimento per la loro salute.  
Voglio dirlo. Non è obbiettivo della FIMMG creare una Medicina Generale a due velocità. L’obiettivo è avviare un processo che laddove funzioni, anche attraverso i risultati economici, serva da volano per portare tutta la medicina generale ad uno standard organizzativo strutturale unico e garantire a tutti i cittadini della nostra Regione un modello equo di cure. Per tale motivo abbiamo condiviso per la fase sperimentale di non prevedere per i colleghi che vi partecipano incentivi economici sui risultati, ma solo il riconoscimento per le attività professionali e la sostenibilità degli investimenti necessari ad avviare e a realizzare il modello. La medicina generale si impegna in un percorso di solidarietà di categoria a favorire lo sviluppo uniforme del nostro sistema.
Il Puglia Care comunque non può che essere un pezzo di un ragionamento complessivo sulla riapertura della trattativa per un nuovo accordo regionale per la medicina generale. L’AIR dovrà affrontare temi importanti da cui dipendono la riuscita del Puglia Care. 
L’accesso, il futuro della Continuità Assistenziale, l’emergenza territoriale sono solo alcuni. 
La questione della curva pensionistica e del ricambio generazionale pone in Puglia i problemi maggiori. E’ a rischio la tenuta della medicina di famiglia, del modello associativo e del livello occupazionale raggiunto. Bisogna affrontare la questione presto, e presto dobbiamo trovare soluzioni condivise che consentano al nostro modello di tenere e di svilupparsi ulteriormente.  A questo si aggiunge la soluzione definitiva della insopportabile questione della “concorrenza sulle scelte”, che deve essere superata una volta per tutte attraverso percorsi che diano stabilità economica a tutta l’area.
Due le soluzioni su cui puntare: aumentare il rapporto ottimale della medicina generale e superare la questione dell’incompatibilità ore/scelte.
Le scelte che faremo non possono essere condizionate dalla visione del singolo se non coerente con la visione di sistema e di categoria. Abbiamo sempre trovato momenti di sintesi garantendo le legittime aspettative di tutte le componenti della medicina generale. Lo faremo anche questa volta e lo faremo insieme.
Oggi questo Congresso rinnova i vertici provinciali della nostra sezione. 
Questa volta è un appuntamento con un significato diverso. Diverso perché le sfide che ci attendono sono sfide importanti, strategiche per la categoria. 
La Puglia, FIMMG Puglia ha la grande occasione di avviare un modello assistenziale che può diventare punto di riferimento per le scelte che si faranno a livello nazionale. 
FIMMG Bari darà come sempre il suo autorevole contributo lealmente. 
Questo in un momento, come detto precedentemente, in cui si è di fatto avviato il ricambio generazionale all’interno della categoria. 
FIMMG Bari deve essere pronta ad affrontare queste dinamiche anche all’interno. In modo fisiologico, senza traumi, oggi si avvia il processo di coinvolgimento di quelle componenti che rappresentano il futuro della medicina generale che devono partecipare in modo responsabile alle scelte che oggi la medicina generale fa.  
Scelte che condizioneranno la professione di domani.  
Ai colleghi che si avvicinano al traguardo della pensione io dico di non avere paura; i giovani di FIMMG Bari sono colleghi responsabili, cresciuti con noi, che hanno a cuore il bene della medicina generale, certo con la passione e la voglia di fare tipica di chi ha il vigore della gioventù. Ai colleghi della mia generazione, la cosiddetta generazione di mezzo, il compito di traghettare la medicina generale verso il futuro che merita, un futuro che veda sempre al centro il rapporto fiduciario con i nostri pazienti e che abbia come punto di riferimento i principi di solidarietà, equità e universalismo della nostra professione. Un futuro però che sia anche innovazione. Innovazione organizzativa, tecnologica, di compiti, di capacità assistenziale.
Sono certo che FIMMG Bari avrà le energie, le competenze e la forte volontà di raggiungere questi traguardi. 
W la FIMMG, W FIMMG Bari.