Certificati non agonistici, dai medici sportivi l’ok: bene controlli su atleti saltuari

Casasco: La sedentarietà deve rientrare tra le patologie sociali da curare come le altre cronicità

sabato 25 ottobre 2014

(Doctor33) Il decreto sui certificati non agonistici appena entrato in Gazzetta ufficiale non cambia nulla per noi medici sportivi ma ha il pregio di dettare ai medici incaricati dei controlli annuali agli sportivi anche “saltuari” precise operazioni: raccogliere l’anamnesi, effettuare la visita, misurare la pressione e praticare elettrocardiogramma almeno una volta nella vita. Come medici Fmsi noi effettuiamo l’ecg annuale di routine, incluso nella visita, a tutti i tesserati a federazioni sportive al di sotto dell’età d’ingresso nell’agonismo: se nel calcio l’età agonistica inizia a 12 anni, su un ragazzo di 11 anni l’ecg lo pratichiamo e continueremo a farlo».

Lo afferma Maurizio Casasco presidente della Federazione medici sportivi italiani, 5 mila tesserati. E sugli obblighi di conservazione dei referti imposti dal nuovo decreto aggiunge: «Anche qui non cambia nulla, se mmg e pediatri inseriranno i dati nelle cartelle cliniche informatizzate dei loro pazienti, noi terremo i dossier con i referti come facciamo da sempre». «Siamo stati sempre i primi a prevedere, fin dal 1982, l’obbligo della visita di idoneità annuale per tutti gli atleti tesserati, visita che ha ridotto le morti improvvise sui campi di gara dell’89%», continua Casasco, che ieri ha inaugurato il 34° congresso nazionale Fmsi, a Catania. «Ora, come specialisti in una branca nata nel 1957 proprio in Italia, primi al mondo, e sviluppata poi in altri 12 paesi dell’Unione Europea, chiediamo un passo in avanti del nostro sistema sanitario.

La sedentarietà deve rientrare tra le patologie sociali da curare come le altre cronicità, in questo caso con la prescrizione di attività fisica. In Italia insieme a paesi come Malta, Cipro, Serbia, Regno Unito, abbiamo il triste primato dei sedentari: 42% di inattivi – ben 24 milioni - contro un 28% di italiani che praticano sport saltuariamente e un 30% di “praticanti” in modo agonistico o comunque più continuo. Dati sviluppati con le università Bocconi e Bicocca evidenziano che se gli inattivi passassero a saltuari avremmo 60 mila casi l’anno in meno di patologie connesse o aggravate dalla sedentarietà come il diabete, l’ictus, l’ipertensione e – secondo alcune evidenze - tumori di colon e mammella. Risparmieremmo fino a 6 miliardi di euro con un investimento iniziale e lungimirante sulla prevenzione, e la gente starebbe meglio». 
Mauro Miserendino

Altri articoli sull'argomento