Milillo (Fimmg) «Una riforma che aspettavamo da anni ma ora le Regioni facciano la loro parte»

Vito Salinaro (Avvenire)

giovedì 01 novembre 2012



Milillo (Fimmg) «Una riforma che aspettavamo da anni ma ora le Regioni facciano la loro parte» «I primi risultati potranno arrivare senza ulteriori investimenti Ci si prenderà cura anche di chi sta bene, facendo prevenzione»

DA MILANO dopo la conversione in legge del decreto Balduzzi cambierà radicalmente il rapporto tra medico di famiglia e cittadini. Aperture degli ambulaton 24 ore su 24, aggregazioni tra professionisti, medicina d'iniziativa muteranno il quadro di riferimento e anche la qualità dell'assistenza. Parola di medici. «Abbiamo accolto bene questo provvedimento perché in fondo le sue finalità sposano i principi fondamentali del cambiamento che noi chiediamo da diversi anni» evidenzia, soddisfatto, il segretario generale della Fimmg (Federazione italiana medici di medicina generale), Giacomo Milillo.

Ma, segretario, non si è mai visto un "sindacalista" che non fa delle rivendicazioni. Le vostre richieste sono tutte soddisfatte? Senza voler essere eccessivamente pretenziosi, siamo soddisfatti. Temiamo solo un comma che prevede l'intervento del ministero della Salute se, dopo 6 mesi, le nuove convenzioni tra noi e le Regioni (che andremo a siglare) non sono ancora stipulate. E in questi casi, come dire, l'uno non ha garanzia dall'altro.

Cioè non vi fidate delle Regioni? Ci auguriamo che le Regioni adottino un comportamento corretto. Auspichiamo che si aprano a un confronto produttivo comprendendo le nostre buone ragioni che non servono a conservare o a con-quistare privilegi ma sono orientate a migliorare 1 assistenza e a dare un contributo alla sostenibilità del Servizio sanitario nazionale.

Parliamo proprio della tempistica: considerando-la stipula delle convenzioni, significa che passeranno almeno 6 mesi perché la legge diventi operativa? Si. Il decreto modifica i principi sulla base dei quali vengono stipulate le convenzioni nazionali. Però la legge contiene anche una temporizzazione di questi accordi che devono essere chiusi in 6 mesi. Subito dopo potrà essere finalmente modificata l'organizzazione della continuità dell'assistenza.

Come? Mentre oggi i medici di continuità assistenziale, l'ex Guardia medica per intenderci, lavorano separati rispetto ai medici di assistenza pnmaria (cioè i medici di famiglia), con la nuova nonna si creerà una squadra integrata, per cui l'assistito, quando si rivolge a un dottore di continuità assistenziale, riceverà le cure da un professionista che conosce tutta la sua storia clinica e che collabora con il suo medico di famiglia. Il quale, però, resterà centrale nel rapporto con il paziente. Certo. Solo che sarà affiancato da altri medici pronti a offrire al paziente quei servizi non necessariamente legati alla presenza del proprio medico.

A cominciare dalla continuità dell'assistenza per le notti, per i giorni festivi, fino a quella che riguarda le malattie croniche che potranno essere seguite da specialisti. Soprattutto, con il lavoro di squadra, sarà possibile mettere in atto quella medicina d'iniziativa che è una sfida fondamentale per i pazienti. Significa che non aspetterete i pazienti in ambulatorio ma andrete a "stanarli" voi? Il lavoro di squadra consente di prendersi carico delle persone sia quando stanno bene, per evitare che si ammalino, sia quando accusano delle patologie o non sono autosufficienti. In questo caso avranno servizi più completi. In sostanza, se un malato ha un diabete o un'ipertensione e quindi corre dei rischi di complicanze, è il medico che prende l'iniziativa per contattarlo, ricordargli e verificare che faccia ciò che deve sia in termini di cura sia di esami.

Tutto questo ridurrà di molto i ricoveri e anche i "codici bianchi" al pronto soccorso. I primi risultati potranno essere ottenuti senza ulteriori investimenti, che serviranno, invece, per allestire strutture polifunzionali o "centri per la salute".


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