Ospedali in Puglia, le pagelle del ministero
Infarto, eccellenza a Gallipoli e Galatina. Per l’ictus bocciato il Di Venere
mercoledì 14 agosto 2013

MARA CHIARELLI (Repubblica Bari)
Luci e ombre della sanità pugliese. Una regione nella quale ci sono strutture con un bassissimo indice di mortalità dopo un infarto o dopo l’innesto di un bypass coronarico, e altre che, invece, costringono chi ha subito la frattura di un femore ad attendere anche due settimane perun intervento riparatorio. Le contraddizioni emergono da uno studio dell’Agenas, l’Agenzia nazionale per i servizi sanitari, e del ministero della Salute. I dati, riferiti al 2011 e ricavati dal Sistema informativo ospedaliero e dall’Anagrafe tributaria, collocano fra le strutture di eccellenza per gli interventi a seguito di un infarto del miocardio, due salentine: l’Ospedale “Sacro cuore di Gesù” di Gallipoli e il “Santa Caterina Novella” di Galatina, al quarto e quinto posto fra i migliori di Italia, con un rischio di mortalità del 3,43 e 4,17 per cento. Una incidenza di molto inferiore alla media nazionale, che è del 10,28 per cento.
Luci e ombre della sanità pugliese. Una regione nella quale ci sono strutture con un bassissimo indice di mortalità dopo un infarto o dopo l’innesto di un bypass coronarico, e altre che, invece, costringono chi ha subito la frattura di un femore ad attendere anche due settimane perun intervento riparatorio. Le contraddizioni emergono da uno studio dell’Agenas, l’Agenzia nazionale per i servizi sanitari, e del ministero della Salute. I dati, riferiti al 2011 e ricavati dal Sistema informativo ospedaliero e dall’Anagrafe tributaria, collocano fra le strutture di eccellenza per gli interventi a seguito di un infarto del miocardio, due salentine: l’Ospedale “Sacro cuore di Gesù” di Gallipoli e il “Santa Caterina Novella” di Galatina, al quarto e quinto posto fra i migliori di Italia, con un rischio di mortalità del 3,43 e 4,17 per cento. Una incidenza di molto inferiore alla media nazionale, che è del 10,28 per cento.
D’altro canto però, il rischio di mortalità sale vertiginosamente al 37,40 per cento, se a seguito di ictus ci si ricovera all’ospedale Di Venere di Bari. Ancor più eclatante, se si considera che la media nazionale è dell’11,61 per cento. In caso di bypass all’aorta, sono consigliabili, sempre secondo l’inchiesta dell’Agenas, la clinica “Santa Maria” di Bari, privata ma convenzionata con il servizio sanitario nazionale, la salentina “Città di LecceHospital”, e l’Unità operativa universitaria del Policlinico di Bari. Hanno registrato, rispettivamente, un tasso di mortalità a 30 giorni dal ricovero dello 0,68, dello 0,92 e del 1,02 per cento. Praticamente la metà della media nazionale che è del 2,45 per cento e di gran lunga migliori persino di nosocomi del nord Italia.
Le strutture pugliesi finiscono, invece, in fondo allaclassifica, se si prendono in considerazione altri due parametri legati ai tempi. Lunghi, quelli di degenza dopo un intervento di colecistectomia, esagerati quelli di attesa per uno successivo alla frattura del collo del femore. Tra i dieci peggiori d’Italia, spiccano gli Ospedali Riuniti di Foggia e il nosocomio di Casarano (in provincia di Lecce).
Nella provincia dauna, aquanto sembra, non è consigliabile rivolgersi per la colecistectomia in laparoscopia: i giorni di degenza totali (tra ricovero e intervento) sono sette, con una media nazionale di quattro. Che diventano otto nell’ospedale di Casarano, lo stesso dove per sottoporsi ad un’operazione successiva alla frattura del femore, c’è da aspettare due settimane. La media nazionale, manco adirlo, è di cinque giorni. Ancor più grave se si considera che si tratta di un intervento da effettuare entro 24 ore dall’ingresso in ospedale visto che, soprattutto in caso di anziani, la tempestività riduce il rischio di decessi o di disabilità. Consola, seppure di poco, scoprire che in provincia di Avellino i giorni di attesa sono 31.
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