Ace inibitori e Arb: anche piccoli aumenti della creatinina associati a rischio cardiorenale
I dati pubblicati in uno studio edito da British Medical Journal
lunedì 13 marzo 2017

DOCTOR 33
La comparsa di aumenti anche modesti della creatinina nei pazienti posti in terapia con inibitori del sistema renina-angiotensina si associa a un significativo aumento del rischio cardiorenale, secondo uno studio di coorte appena pubblicato sul Bmj, primo autore Morten Schmidt del Dipartimento di Medicina Interna all'Ospedale regionale di Randers in Danimarca. «Gli Inibitori dell'enzima di conversione (Acei) e i farmaci che bloccano il recettore dell'angiotensina (Arb), comunemente prescritti per l'ipertensione e l'insufficienza cardiaca, possono provocare un improvviso declino della funzione renale dopo l'inizio della cura a causa dell'effetto antagonista mediato dall'angiotensina II che porta alla costrizione dell'arteriola efferente» spiegano gli autori, precisando tuttavia che i dati degli studi clinici non bastano a valutare appieno la correlazione tra ACEI/ARB e insufficienza renale, in quanto i pazienti posti in terapia nella pratica clinica sono più anziani e hanno più comorbilità dei partecipanti ai trial controllati e randomizzati.
La comparsa di aumenti anche modesti della creatinina nei pazienti posti in terapia con inibitori del sistema renina-angiotensina si associa a un significativo aumento del rischio cardiorenale, secondo uno studio di coorte appena pubblicato sul Bmj, primo autore Morten Schmidt del Dipartimento di Medicina Interna all'Ospedale regionale di Randers in Danimarca. «Gli Inibitori dell'enzima di conversione (Acei) e i farmaci che bloccano il recettore dell'angiotensina (Arb), comunemente prescritti per l'ipertensione e l'insufficienza cardiaca, possono provocare un improvviso declino della funzione renale dopo l'inizio della cura a causa dell'effetto antagonista mediato dall'angiotensina II che porta alla costrizione dell'arteriola efferente» spiegano gli autori, precisando tuttavia che i dati degli studi clinici non bastano a valutare appieno la correlazione tra ACEI/ARB e insufficienza renale, in quanto i pazienti posti in terapia nella pratica clinica sono più anziani e hanno più comorbilità dei partecipanti ai trial controllati e randomizzati.
Per approfondire l'argomento i ricercatori hanno analizzato le cartelle cliniche di circa 120.000 pazienti posti in terapia con Acei o Arb nei quali era stata dosata la creatinina sierica prima e due mesi dopo l'inizio della cura. E dai risultati ottenuti emerge che a rischio di malattia renale, ma anche di infarto miocardico, scompenso cardiaco e mortalità per tutte le cause, non è solo chi ha avuto aumenti della creatinina del 30% o più, ma anche incrementi più piccoli, pari al 10-19%. «Sulla base di questi dati crediamo che i suggerimenti delle attuali linee guida in cui si consiglia di sospendere la cura con Acei/Arb solo per valori di creatinina sierica pari o superiori al 30% siano insufficienti» conclude Schmidt.
Bmj. 2017. doi: 10.1136/bmj.j791