AIFA: Prescrizioni di antibiotici nelle infezioni delle vie respiratorie:

Inappropriatezza in uno studio dei dati del rapporto AIFA e quelli di uno studio USA

martedì 05 agosto 2014


Le infezioni acute delle vie respiratorie sono tra le condizioni cliniche per le quali si osserva più frequentemente l’impiego di antibiotici. Come riportato all’interno del Rapporto Nazionale “L’uso dei farmaci in Italia – 2013”, realizzato dall’Osservatorio sull’impiego dei medicinali (OsMed) dell’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA), questo tipo di patologie rappresenta una delle maggiori cause di morbosità e di mortalità in tutto il mondo. Basti pensare che ad esse sono legati il 75% degli interventi medici nella stagione invernale ed un quarto del carico di lavoro complessivo presso gli ambulatori di medicina generale.

I dati epidemiologici confermano che all’incirca la metà della popolazione è colpita annualmente da almeno un episodio di infezione delle vie respiratorie e che polmoniti e bronchiti rappresentano rispettivamente il 20% ed il 13% delle cause di morte dei soggetti ultra 55enni ad “elevato rischio”.

Le evidenze, tuttavia, testimoniano che la causa delle infezioni delle vie respiratorie, in più di 8 casi su 10, è virale, e non batterica. 
Per questo, secondo il Rapporto AIFA, può essere considerato inappropriato l’uso di qualsiasi tipo di antibiotico in presenza di una diagnosi di influenza, raffreddore comune, o laringotracheite acuta, così come l’uso di classi di antibiotici come macrolidi, fluorochinoloni e cefalosporine in casi di faringite e tonsillite acuta.

Inoltre, è da considerarsi generalmente inappropriato il ricorso a cefalosporine iniettive e fluorochinoloni, nei pazienti affetti da bronchite acuta, in assenza di BPCO, dal momento che queste infezioni sono causate principalmente da virus. In ogni caso occorre fare dei distinguo. Nel caso in cui la bronchite acuta, infatti, riguardi dei soggetti anziani e/o con BPCO ad alto grado di severità, può essere indicato l’uso di beta-lattamici orali e/o macrolidi per prevenire infezioni batteriche che potrebbero portare a gravi complicanze.

La prescrizione di antibiotici in mancanza dei criteri di appropriatezza non comporta solo conseguenze dal punto di vista clinico e da quello economico-sanitario, ovvero dei costi a carico del SSN, ma implica l’esposizione dei pazienti a possibili reazioni avverse. Inoltre, incentivando l’uso inappropriato degli antimicrobici si favorisce l’insorgenza delle resistenze, un fenomeno segnalato dall’OMS come una delle emergenze più importanti per la sanità pubblica a livello mondiale nei prossimi anni.

Gli indicatori di appropriatezza sugli antibiotici ad ampio spettro evidenziano che, nel nostro Paese, l’impiego inappropriato supera il 20% in tutte le condizioni cliniche. Nel caso della laringotracheite questa percentuale raggiunge il 49,3%.

A livello territoriale sono le Regioni del Centro Italia a mostrare i livelli più alti di trattamento non appropriato dell’influenza e di raffreddore comune, mentre l’analisi delle classi di età mostrano che i livelli di inappropriatezza d’uso crescono parallelamente al crescere dell’età con una lieve flessione dopo i 75 anni.
Questo trend non è un fenomeno solo italiano. Negli Stati Uniti, ad esempio, le prescrizioni di questa classe di farmaci tra i pazienti affetti da influenza hanno superato quelle per i farmaci antivirali, con un rapporto di 2 a 1, , secondo i dati contenuti in uno studio pubblicato su Clinical Infectious Diseases.

I ricercatori hanno analizzato i dati di 6.766 pazienti sottoposti a trattamento per infezioni respiratorie acute in 5 centri di assistenza ambulatoriale facenti parte dell’Influenza Vaccine Effectiveness Network degli USA. I partecipanti allo studio avevano almeno 6 mesi di età, riportavano come sintomo la tosse per non più di sette giorni ed erano stati sottoposti al test per l’influenza con il metodo della polymerase chain reaction (PCR). 
Tra tutti i partecipanti, il 7,5% ha ricevuto una prescrizione per un farmaco antivirale (oseltamivir-o zanamivir) inibitore della neuraminidasi, che colpisce specificamente il virus dell'influenza. Rispetto all’intero gruppo, il 35% aveva riportato un’influenza confermata dal test PCR.

I ricercatori hanno notato la scarsa adesione alle linee guida da parte dei medici. Gli antivirali sono raccomandati per quei pazienti in cui i sintomi dell'influenza siano presenti da meno di due giorni e a rischio di complicanze, come i minori di 2 anni o gli ultrasessantacinquenni, le donne in gravidanza, gli affetti da obesità patologica o da una o più malattie croniche.
Eppure solo il 19% dei 1.021 pazienti ad alto rischio nello studio, presentatisi entro 2 giorni dall'insorgenza dei sintomi, ha ricevuto una prescrizione di antivirali.

Tra i 2.366 partecipanti “positivi” al test PCR, il 15% ha ricevuto una prescrizione antivirale. Al 30% dei 1.825 pazienti di cui è stato possibile conoscere i dati prescrittivi è stato somministrato un antibiotico (amoxicillina, acido clavulanico, amoxicillina e azitromicina), mentre solo il 16% ha ricevuto un antivirale.
I ricercatori hanno notato che i pattern di prescrizione degli antivirali variano dal 9% al 19% dei pazienti tra i 5 siti di studio. Le prescrizioni antivirali sono state addirittura meno frequenti tra i bambini rispetto agli adulti, compresa la fascia ad alto rischio dei minori di 2 anni.

In un editoriale di accompagnamento, Michael G. Ison, MD, MS, della Feinberg School of Medicine della Northwestern University di Chicago, sottolinea come lo studio "dimostri chiaramente che il trattamento antivirale è stato sottoutilizzato e che il ricorso alla terapia antibatterica da parte dei clinici che si occupano di pazienti ambulatoriali è stato eccessivo".

Gli autori dello studio hanno enfatizzato che i risultati "confermano la necessità di una attività di formazione continua sull'uso appropriato di antibiotici e antivirali per pazienti affetti da malattia respiratoria acuta".

Leggi lo studio e l’editoriale di accompagnamento su Clinical Infectious Diseases
Scarica il Rapporto “L’uso dei Farmaci in Italia – 2013”