PIER LUIGI BARTOLETTI Schiacciati dalla burocrazia

Il vicesegretario dei medici di famiglia: «Gestione Covid, troppe procedure per ricette e tamponi. E ora ci tocca la campagna per la quarta dose»

lunedì 29 agosto 2022

La Verita' - Laura della Pasqua

Anche per i medici di famiglia il Covid ha portato un sovraccarico di incombenze spesso burocratiche che ostacolano il funzionamento del sistema: lo dice Pier Luigi Bartoletti, vicesegretario nazionale della Fimmg, la federazione dei medici di famiglia.

La situazione dei medici di base è meno dura rispetto a quelli delle emergenze, eppure l'esodo c'è stato lo stesso. Come lo spiega?

Le uscite erano attese, bastava guardare i dati anagrafici dei pensionamenti. Inattesi invece i prepensionamenti. La categoria è stata messa a dura prova dalla pandemia. Sui medici di famiglia si è scaricato il peso enorme della gestione del Covid. Sono stati in trincea peroltre due anni,dovendoafi'rontare una situazione di eaos. Ora gli studi sono intasa ti da coloro che hanno ritardato 0 sospeso le cure durante la pandemia. E si parla di coinvolgere i medici di base per la quarta dose vaccinale. Molti eolleghi, superata l'emergenza, hanno preferito anticipare il pensionamento nonostante le penalizzazioni economiche: anche perdendo un po' di soldi, non hanno esitato e se ne sono andati. Nel Lazio pensavamoche nel 2022 saremmo rimasti in 4.000 da 4.800 che eravamo, con il pensionamento standard dei settantenni, invece siamo scesi a3.8oo unità. Ci sono stati casi di medici che se ne sono andati a 63 anni. Mi dicevano: non ce la faccio più. Il lavoro si è complicato». Complicato in che senso?

Siamo afflitti da una serie di passaggi burocratici che rallentano il lavoro». Un esempio?

Le priorità per le prescrizioni sulle ricette. Se indico che un paziente deve fare un accertamento entro una certa data ma questa non viene rispettata perché i tempi di attesa sono lunghi, il paziente finisce per dare la colpa a me. Il medico di base è al centro di un sistemiche non funziona e diventa il terminale della rabbia dei cittadini. Se un paziente anziano ha un catetere ehe non funziona il sabato pomeriggio, a chi lo dico? C'è qualcuno che mi risponde al Cad, il Centro di assistenza domiciliare? Altro esempio: dimettono un paziente alle 17 del venerdì pomeriggio, spesso con prescrizioni varie. Il parente si rivolge a me per sapere cosa fare. Ma io sono costretto a rispondere che per attivare alcune procedure bisogna aspettare lunedì perché sabato e domenica è tutto chiuso. Questi casi sono aumentati in modo esponenziale e tanti colleghi non ne possono più».

In quali regioni si sentono le maggiori carenze di medici di base?

Le regioni più sofferenti sono al Nord, soprattutto Lombardia, Liguria, Trentino. Qui fanno lavorare i pensionati. Anche in alcune aree del Lazio si prolunga l'attività oltre i 70 anni. Ma mentre negli anni passati era una costante chiedere di restare oltre l'età pensionabile, ora è un'eccezione. Nei Sud c'è più mobilità e tante persone vanno al Nord. In Calabria il numero di guardie mediche è altissimo, superiore al resto d'Italia»