Giornata Nazionale del personale sanitario, sociosanitario, socioassistenziale e del volontariato Legge n.155/2020

La relazione del Presidente Anelli

sabato 20 febbraio 2021

Un cordiale benvenuto porgo alla Presidente del Senato della Repubblica sen. Elisabetta Alberti Casellati, al Presidente della Camera dei Deputati on. Roberto Fico, al Ministro della Salute on. Roberto Speranza, a S.E.R Mons. Vincenzo Paglia e a tutte le Autorità religiose, civili e militari che oggi ci onorano qui e a Codogno con la loro presenza.

Vorrei esprimere un particolare ringraziamento al Presidente SIAE Giulio Rapetti Mogol e al Maestro Ferzan Ozpetek per aver suggerito l’istituzione di questa Giornata. Uno spunto che il Parlamento ha colto appieno approvando una legge, la 155 del 13 novembre 2020 che istituisce quale solennità civile il 20 febbraio in ricordo degli operatori sanitari scomparsi per il contagio.

Saluto Frank Ulrich Montgomery, Presidente del Comitato Permanente dei Medici Europei (CPME), per la Sua presenza in collegamento da Berlino e per aver voluto fortemente ricordare l’impegno di tutto il personale sanitario europeo a seguito dell’avvio della epidemia nel nostro continente un anno fa a Codogno.

Porgo il benvenuto in questo luogo che simbolicamente rappresenta la “casa di tutti i medici e odontoiatri”. Insieme al Presidente Nazionale degli Odontoiatri Raffaele Iandolo esprimo ai presenti i sentimenti di stima e gratitudine, a nome di tutti i medici e gli odontoiatri italiani, in occasione di questa solennità civile dedicata a tutto il personale sanitario e sociosanitario.

La “Giornata nazionale del personale sanitario e sociosanitario”, che oggi celebriamo, rappresenta per il nostro Paese il momento per onorare il lavoro, l’impegno, la professionalità e il sacrificio nel corso della pandemia di Coronavirus di tutti i medici, degli operatori sanitari, sociosanitari, socioassistenziali e del volontariato.

Sono circa 2 milioni e mezzo le persone che sono guarite dal Covid grazie anche al fondamentale contributo di tutti gli operatori della sanità in una pandemia che ha fatto fermare il mondo e che continua a mietere vittime sia tra la popolazione che tra i medici. A oggi sono purtroppo 326 i colleghi deceduti a causa della pandemia.

I medici hanno tenuto fede al loro Giuramento, ai principi contenuti nel Codice di Deontologia Medica. Si sono impegnati, con un atto solenne all’inizio della Professione, a curare tutti, senza discriminazione, ad avere cura dei propri pazienti in ogni emergenza, a curarli senza arrendersi mai.

Per noi medici “Ogni vita conta”,

L’esercizio della Professione medica impone sempre un rapporto di reciprocità con la persona, spesso una persona che soffre. Nell’alleviare il dolore e nella cura della sofferenza si scopre il senso, la vocazione di essere medici: ossia fare il bene, operare per il bene della persona e della comunità. Tutte le competenze acquisite, le abilità possedute per esercitare questa straordinaria Professione hanno un’unica finalità: fare il bene; il bene della persona e di tutti i cittadini, senza distinzione alcuna. Il medico diventa così uno strumento fondamentale della democrazia del bene, ossia garante di quei diritti che rappresentano il bene per ogni persona.

Si tratta di valori che vengono messi in pratica sempre, ma che sono diventati drammaticamente evidenti durante l’emergenza da Covid-19.

Ed è per questo che non basta il titolo accademico per chiamarsi medico, occorre l’ingresso e la permanenza nell’Ordine e l’adesione a principi autonomamente condivisi, che impegnano a mettere al servizio del bene, degli altri, della comunità le competenze acquisite.

La pandemia di Covid ha messo in luce e amplificato carenze e zone grigie preesistenti nel nostro Servizio Sanitario Nazionale, frutto di decenni di tagli lineari e di politiche alimentate da una cultura aziendalistica che guardava alla salute e ai professionisti come costi su cui risparmiare e non come risorse sulle quali investire.

Carenze nella sicurezza che hanno portato molti medici a contagiarsi, alcuni a pagare con la vita il loro impegno.

Il primo medico a perdere la vita è stato Roberto Stella, Presidente dell’Ordine dei Medici di Varese e nostro stretto collaboratore.

Da quell’undici marzo, giorno in cui il nostro compianto Roberto Stella ci ha lasciato, le bandiere della Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri sono rimaste a mezz’asta in segno di lutto.

Abbiamo il dovere di proteggere i nostri operatori sanitari, come fondamento per la sicurezza delle cure.

Per questo la vaccinazione dei medici e degli operatori sanitari rappresenta il dispositivo di protezione individuale più efficace.

Ringrazio i parlamentari e tutte le forze politiche per aver voluto istituire quale solennità civile questa giornata quale ufficiale riconoscimento rivolto a tutti gli operatori sanitari e la dedichiamo al ricordo di tutti i nostri colleghi che ci hanno lasciato e alle famiglie che vivono con dolore la loro scomparsa.