Vaccini, Anelli ribatte: “No alla banalizzazione delle competenze”

La replica al presidente Zaia: "serve una laurea, a volte anche una specializzazione, per salvare, con cognizione di causa, una vita"

sabato 03 aprile 2021

“No alla banalizzazione delle competenze. I professionisti sanitari studiano anni per acquisirle, in maniera specifica e mirata per le professioni che andranno a esercitare”.

Parola di Filippo Anelli, Presidente della Fnomceo, la Federazione nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e Odontoiatri. Che così commenta le espressioni usate ieri dal Presidente della Regione Veneto, Luca Zaia, che, in conferenza stampa, ha affermato: “Stiamo dicendo da mesi che per fare iniezioni non serve una laurea, anche il dibattito contro i farmacisti che fanno vaccini mi sembra sterile, non dico che quando avremo i vaccini bisognerà andare dalla vicina a fare la puntura, ma quasi”.

“Forse – ed è tutto da discutere – non servirà una laurea per fare un’iniezione. Ma serve una laurea, a volte anche una specializzazione, per salvare, con cognizione di causa, una vita – riflette Anelli -. Lo aveva intuito già Ippocrate, nel 400 Avanti Cristo, quando invitava a tenere il maestro in conto di genitore e a insegnare l’arte della medicina soltanto a coloro che avevano prestato giuramento: le conoscenze, le competenze e i valori sottesi alla professione non discendono da scienza infusa, ma sono il frutto di un percorso di apprendimento e di esperienza guidata. Se questo era vero più di 2400 anni fa, è tanto più vero oggi con tutti i progressi medici, scientifici, tecnologici”.

“Infermieri, farmacisti, medici studiano anni per acquisire le loro competenze, peculiari, diverse e specifiche per ogni professione: e ogni atto professionale non presuppone solo la mera skill tecnica, ma tutto un insieme di conoscenze che vengono, in quel momento, applicate, all’interno e in funzione di una cornice di valori etici e deontologici – continua -. In questo senso le professioni garantiscono i diritti dei cittadini: lo fanno con le loro conoscenze, le loro competenze, i loro valori. Banalizzarli significa, oltre ad abbassare la qualità delle cure, rendere questo Stato meno democratico.”

“I bravi governanti sono quelli che riescano a mettere insieme le professioni, perché, in maniera sinergica, garantiscano i diritti dei cittadini – aggiunge -. Nessuno vuole mettere in discussione le scelte politiche sull’applicazione del piano vaccinale; ma dovremmo farle utilizzando al meglio le risorse umane e le professionalità che abbiamo a disposizione”.

“E le professionalità ci sono: abbiamo, in Italia, un milione e mezzo di professionisti sanitari che si formano con studi universitari che, a seconda della via che si sceglie di intraprendere, possono andare dai tre agli undici anni – conclude – Che, per esercitare, si iscrivono ai rispettivi Albi, scegliendo liberamente di seguire leggi etiche e principi morali e deontologici che, come categoria, si sono autoimposti. È questo che vogliamo offrire ai cittadini, è questo che ci consentirà di gestire questa crisi e di scrivere nuovi modelli per il sistema salute: cure fornite da team multiprofessionali, dove ogni professionista offre le proprie competenze, in sinergia con gli altri. È questo lo standard che andrebbe seguito anche per le vaccinazioni, dove tutti i professionisti, tra i quali quasi un milione tra medici e infermieri, si sono messi, ciascuno per il proprio ruolo, al servizio del Paese. A Zaia, a chi la pensa come lui, pur comprendendo e condividendo la buona intenzione di dare impulso alla campagna, vorrei dunque precisare che non avremo, per fortuna, bisogno di rivolgerci alla vicina: non sono i professionisti a scarseggiare, ma semmai le dosi di vaccino”.