Carceri: “Celle sporche, una bomba sanitaria”

La denuncia dei medici: il sovraffollamento complica la situazione. Puglia ai primi posti della classifica nazionale

domenica 13 ottobre 2013


ANTONELLO CASSANO (Repubblica Bari)

GLI ultimi dati del Sappe (il sindacato autonomo di polizia penitenziaria) sono da brividi. In Puglia allo stato
attuale la capienza regolamentare è di 2350 posti, ma i detenuti stipati nelle celle regionali sono 3950. Il record negativo va alla struttura di Taranto che con 600 presenze e una capienza ferma a 315 posti ha il 90 per cento del sovraffollamento. Malissimo Altamura (90 presenze, sovraffollamento dell’85 per cento) e Lecce, attualmente il carcere più grande della Puglia con 1150 detenuti, a fronte di una capienza di 659 posti.
Nel carcere di Bari in questo periodo è chiusa la seconda sezione per ristrutturazioni. I posti della prima sezione sono 210, le presenze 410. Male anche gli istituti di Foggia, Brindisi, Lucera, San Severo e Turi dove il sovraffollamento sfonda il muro del 50 per cento. «A fronte di una popolazione detenuta che in Puglia si è quasi raddoppiata negli ultimi anni — denuncia Federico Pilagatti segretario nazionale del Sappe — l’organico della polizia penitenziaria è sempre più ridotto a causa di pensionamenti e condizioni lavorative insostenibili ». Anche in questo caso le cifre parlano da sole. Sono 2350 gli uomini in forze alla polizia penitenziaria. La carenza è di almeno 300 unità.

Gravissime le condizioni igienico sanitarie nelle carceri. Il passaggio della sanità penitenziaria sotto il controllo delle Asl avvenuto nel 2008 se possibile ha peggiorato la situazione. Secondo il Sappe inoltre il passaggio sotto la gestione delle Asl ha causato una riduzione delle prestazioni specialistiche ambulatoriali all’interno delle carceri, «dove non vengono più neanche garantite le urgenze specialistiche, prima assicurate dall’amministrazione penitenziaria ». Un altro errore, secondo il sindacato, è stato quello di ridurre il carcere di Bari, in cui è attivo uno dei dieci centri clinici italiani con reparto di medicina interna, a unità operativa semplice. «Senza dimenticare che le carceri sono ormai diventate un moltiplicatore di infezioni e malattie».

Rischi riconosciuti anche dal direttore dell’unità operativa di Igiene del Policlinico di Bari, Michele Quarto: «Il passaggio della sanità penitenziaria sotto il controllo delle Asl è stato una pura follia. Sarebbe stato molto più logico e giusto potenziare la medicina di prima urgenza penitenziaria ». Netto il giudizio di Quarto anche in merito alle condizioni di salute dei detenuti: «Da tempo ripeto il concetto che le carceri pugliesi, così come quasi tutte le strutture detentive italiane, sono delle vere e proprie bombe igieniche pronte a esplodere». Tubercolosi, scabbia, Hiv, infezioni alle vie respiratorie: «Nelle celle si vive in condizioni di assoluta promiscuità, con soggetti che vivono ai margini della società e che non ricevono cure sufficienti ».