Farmaci, ricetta rossa anche dagli specialisti

Stop aIl'«escIusiva» dei medici di base così finisce il viavai tra gli ambulatori

mercoledì 27 settembre 2017

La Gazzetta del Mezzogiorno (Scagliarini)


Gli specialisti ospedalieri e ambulatoriali potranno prescrivere i farmaci sulla ricetta rossa o sulla dematerializzata, evitando così il pellegrinaggio dei cittadini negli studi dei medici di base. Lo prevede un regolamento regionale licenziato martedì dalla giunta dopo il parere positivo della commissione Sanità: una misura di semplificazione, che serve però soprattutto al contenimento della spesa farmaceutica. Anche perché ribadisce l'obbligo degli ospedali a consegnare direttamente, al momento della dimissione, i medicinali necessari per il primo ciclo di cura. n ricettario rosso è comunemente considerato come una sorta di «libret- to degli assegni» del sistema sanitario, perché dal punto di vista del bilancio permette al medico di assumere un impegno di spesa per conto della Regione. Nel 2003, all'epoca di Fitto, un regolamento tuttora in vigore ne vietò l'utilizzo ai medici ospedalieri: a prescrivere i farmaci e gli esami dovevano essere solo i medici di famiglia e i pediatri di libera scelta. Oggi che la ricetta è stata dematerializzata, il concetto non cambia: agli specialisti dipendenti è consentito prescrivere solo prestazioni di diagnostica strumentale oppure i farmaci da ritirare presso la farmacia ospedaliera al momento della dimissione. Tutto il resto viene prescritto su ricetta bianca, inne- scando il meccanismo di pellegrinaggi che i cittadini ben conoscono. Nei tempi tecnici necessari alia «propagazione» della novità (il nuovo regolamento dovrà essere pubblicato sul Bollettino ufficiale della Regione), si cambia. Gli specialisti ospedalieri sono in gran parte già dotati dell'accesso a Edotto (la piattaforma informatica regionale), e - a macchia di leopardo - sono state distribuiti anche i «token» per la firma digitale: entro fine anno dovrebbero tutti aver frequentato il corso per l'utilizzo del software. È più complicato, invece, l'avvio generalizzato della dispensazione diretta dei farmaci per il primo ciclo di cure alla dimissione: è in corso una sperimentazione nella Asl Bat, e van- no risolti i problemi finanziari legati alle aziende ospedaliere e agli enti ecclesiastici (i farmaci in distribuzione diretta vanno nel cosiddetto «file F», che i policlinici tentano di tenere basso per il problema delle anticipazioni). Ma la Regione ha deciso di vietare ai medici di famiglia di prescrivere farmaci a favore di un assistito ricoverato (il sistema informatico è in grado di rilevarlo), e di imporre agli ospedalieri di predisporre alla dimissione il Piano terapeutico o la prescrizione diretta: è prevista una deroga, ma solo per il tempo necessario ad attivare la distribuzione tramite le farmacie ospedaliere. E per farlo andranno assunti farmacisti, ma al mo- mento non ci sono abbastanza deroghe da parte dei ministeri. Dopo la stretta sulle prescrizioni dei farmaci-canaglia (dalle statine agli antibiotici), questa nuova operazione dovrebbe contribuire a ulteriori risparmi di spesa. La distribuzione diretta ospedaliera, infatti, comporta per le casse pubbliche un risparmio pari al 15-20% del costo del farmaco (si acquista direttamente dal distributore senza passare dalle farmacie): secondo alcune valutazioni la Puglia potrebbe risparmiare 30-40 milioni l'anno. Nel primo trimestre 2017, secondo i dati Aifa, la Puglia ha superato dell'1,5% il tetto di spesa per la farmaceutica convenzionata, che porterebbe a chiudere il 2017 con un extra- tetto pari a 100 milioni: poco più di un terzo di quello del 2016, ma comunque una cifra enorme. Autorizzando le prescrizioni al medico specialista, la Regione spera di responsabilizzarlo evitando che scarichi sul medico di base l'onere di mettere la firma sul «libretto degli assegni». Oggi la situazione è ancora più ingarbugliata. Dopo la stretta sui farmaci può infatti capitare che il cittadino si rechi dal medico di famiglia con la ricetta bianca dello specialista per poi sentirsi dire che quella determinata prescrizione non è conforme alle note Aifa e con le indicazioni della Regione. Ed è un vero calvario.

Finisce il calvario del paziente tra gli ambulatori «Per la gastroenterite tre volte dal medico di base» "

BARI. Proviamo a descrivere un caso tipico. Il signor Giovanni Rossi si reca dal medico di famiglia e lamenta un forte dolore allo stomaco. Il medico di famiglia gli prescrive una visita specialistica dal gastroenterologo. Il signor Rossi telefona al Cup (o va in farmacia) e prenota la visita, va in ospedale o in ambulatorio e lo specialistica ritiene necessaria una gastroscopia: fino a non molto tempo fa il povero paziente doveva tornare dal medico di famiglia, farsela prescrivere, ritornare dal gastroenterologo che la eseguiva, formulava la diagnosi e indicava i farmaci da assumere, costringendo il povero Rossi a tornare per la terza volta dal medico di famiglia per la prescrizione delle medicine. La novità introdotta dalla Regione con il regolamento predisposto dal dipartimento Salute guidato da Giancarlo Ruscitti dovrebbe evitare tutto questo. Nell'esempio precedente, il signor Rossi andrà dal gastroenterologo che dopo aver prescritto l'esame specialistico dovrà anche FIMMG Filippo Anelli rilasciare la ricetta dematerializzata (o quella rossa) per i farmaci. Si saltano tutti i passaggi intermedi, e il processo si conclude nello studio dello specialista. «Finalmente la Regione colma un enorme gap - dice Filippo Anelli, presidente dell'Ordine dei medici di Bari e vice segretario nazionale della Fimmg -: significa che ogni medico potrà portare a termine il proprio percorso diagnostico o la propria visita. Demandare a un altro medico la trascrizione delle proprie prescrizioni, come avviene oggi, è assolutamente improprio. Speriamo che lo facciano tutti e da subito, anche perché questo comportamento è perfettamente in linea con il nostro codice deontologico». I medici di famiglia della Fimmg hanno pesantemente criticato la Regione per la stretta sulle prescrizioni, che ha messo paletti precisi all'utilizzo indiscriminato di alcune specialità: l'uso improprio degli antibiotici, ad esempio, o quello delle statine di ultima generazione. «La prescrizione - dicono i medici - non può essere ridotta a una questione economica». Resta però il fatto che, in base alle elaborazioni della Regione, in Puglia ci sono alcuni trend prescrizionali sballati rispetto alle medie nazionali. E le misure introdotte a partire da dicembre stanno mostrando effetti sul piano della spesa.