Ossigeno anche a chi non serviva. Medici e imprenditori a processo

Dieci gli ospedali coinvolti, la metà in provincia. I fatti risalgono al 2007-2009

sabato 19 dicembre 2015

CORRIERE DEL MEZZOGIORNO: Il Gup del Tribunale di Bari Giovanni Abbattista ha rinviato a giudizio 26 persone (nove medici, due infermieri e 15 imprenditori), accusate di associazione per delinquere finalizzata alla corruzione, falso e truffa ai danni dello Servizio sanitario nazionale in relazione alla fornitura di gas medicinali. Il danno erariale presunto ammonta a sei milioni di euro. I fatti contestati risalgono agli anni 2007-2009. Il processo inizierà il 7 aprile 2016. Al termine dell'udienza preliminare il giudice ha inoltre prosciolto 20 persone (11 medici perché il fatto non sussiste e nove ristoratori per prescrizione dei reati).

Nel contestuale processo con rito abbreviato il gup ha assolto un medico pneumologo dell'ospedale Miulli di Acquaviva delle Fonti. Stando alle in- dagini dei carabinieri del Nas di Bari, coordinate prima dai pm Ciro Angelillis e Gianna Nanna e poi, a partire dalla richiesta di rinvio a giudizio, dal pm Larissa Catella, sarebbe stata prescritta ossigenotera-pia a pazienti che non ne avevano bisogno. Le Asl, in questo caso, erogavano il contributo alle due aziende che commercializzavano i gas medicali, la Messer Italia sri e la Medigas Italia srl. Dieci gli ospedali coinvolti nell'indagine, di cui cinque in provincia di Bari (Triggiano, Bitonto, Acquaviva delle Fonti, l'Istituto di Riabilitazione di Cassano Murge, San Paolo a Bari), tre in Salente (Gallipoli, Casarano e Poggiardo), e ancora Torremaggiore (Foggia) e il Policlinico Umberto I di Roma.

Prescritti i reati relativi al presunto giro di fatturazioni emesse da ristoratori per far sì che gli informatori farmaceutici, presentando alle aziende le fatture per i rimborsi, ricavassero il margine per pagare viaggi e regalie ai medici. Secondo gli investigatori, medici e addetti ai reparti ospedalieri segnalavano in modo sistematico alle ditte i pazienti in dimissione ricevendone in cambio beni e utilità, e violando la normativa dell'Ares della Regione Puglia sulle prescrizioni ed erogazioni di ossigeno liquido. Alcuni esami diagnostici, funzionali alla successiva prescrizione di ossigeno terapeutico, sarebbero stati addirittura eseguiti al domicilio dei pazienti da tecnici delle aziende, anche se i relativi accertamenti risultavano compiuti in ospedale.