Aggressione di Casamassima: applicare con rigore le misure previste dalla nuova legge

Anelli: procedibilità d'ufficio in caso di aggressione ai sanitari

mercoledì 24 febbraio 2021

Agrigento, 17 febbraio: medico aggredito all’ospedale di Sciacca. Verbania, 18 febbraio: un medico e infermiere aggrediti all'ospedale Castelli. Casamassima (Bari), tardo pomeriggio di ieri, 23 febbraio: picchiati e minacciati di morte un medico e un infermiere in un ambulatorio del Centro polifunzionale territoriale. Dopo un periodo di calma durante il primo lockdown, riprendono purtroppo a pieno ritmo le aggressioni a medici e infermieri. Tre solo in questa settimana: ultima quella di ieri sera a Casamassima quando, tra le 17 e le 18, il marito di una paziente, a quanto si apprende da notizie di stampa, avrebbe preteso di entrare immediatamente in uno studio medico del poliambulatorio. All’invito dei due sanitari a rispettare il suo turno, attendendo la fine di una visita già in corso, l’uomo avrebbe dato in escandescenze, aggredendoli e minacciandoli. Gli accertamenti sono ancora in atto.

“Esprimo solidarietà a nome dell’Ordine dei medici che presiedo al medico di medicina generale e all’infermiere che ieri a Casamassima sono stati vigliaccamente aggrediti sul posto di lavoro. Confido nel fatto che gli inquirenti applicheranno con rigore le misure previste dalla nuova legge sulle aggressioni agli operatori sanitari, che prevede la procedibilità d’ufficio” - commenta così Filippo Anelli, Presidente dell’Ordine dei medici di Bari e della Federazione nazionale degli Ordini dei medici.

“Invito inoltre la ASL a focalizzare l’attenzione sulla sicurezza dei medici, anche alla luce delle verifiche effettuate dagli organi inquirenti sulle sedi di guardia medica”. – aggiunge.
“La tragedia della pandemia aveva riavvicinato medici e cittadini e rinnovato un’alleanza che anni di cattiva organizzazione della medicina territoriale avevano contribuito a rendere fragile- conclude Anelli  Non vorrei che il tempo degli applausi ai moderni eroi della Sanità fosse già alle nostre spalle. Potremo uscire definitivamente dall’emergenza solo se sapremo riorganizzare la medicina sul territorio, ma anche reinnervare il tessuto sociale di una nuova cultura basata sul rispetto e la fiducia reciproca.”