Al paziente l'onere di provare il danno. Prescrizione a 5 anni

Il Ministero propone nuove soluzioni per ridurre il peso della medicina difensiva

venerdì 07 agosto 2015

Dott-Net

Onere al paziente di provare l'avvenuto danno, e non più al medico di discolparsi dalle accuse; termini di prescrizione per l'azione risarcitoria ridotti da 10 a 5 anni, mentre il medico dipendente diventerebbe perseguibile solo per dolo e colpa grave e non anche lieve; rafforzamento del sistema che prevede l'obbligatorietà dell'assicurazione delle strutture ospedaliere; accertamento tecnico preventivo e conciliazione preventiva obbligatori. E' questa la proposta del ministero della Salute per ridurre le causa nella Sanità e contro la cosiddetta medicina difensiva che ogni anno ha un costo di oltre 10 mld.
 
La proposta è stata elaborata dalla Commissione Consultiva per le problematiche in materia di medicina difensiva e di responsabilità professionale, istituita dal ministro della Salute Beatrice Lorenzin e che ha concluso i lavori il 30 luglio. Il dossier della commissione, come indicato dallo stesso ministro, dovrebbe essere incluso nel testo unico di legge attualmente alla commissione Affari Sociali della Camera, ed il provvedimento finale dovrebbe essere approvato insieme alla Legge di stabilità. Saranno inoltre introdotti, si legge nella proposta della commissione, limiti all'azione di rivalsa da parte della struttura sul medico dipendente e ''si introdurrà nell'ambito dei giudizi di risarcimento del danno derivante da malpractice, la previsione di un accertamento tecnico preventivo e di una conciliazione preventiva obbligatori''. In sintesi, il paziente che intenda fare causa ad un medico dovrà obbligatoriamente attivare un procedimento in contraddittorio per l'espletamento di una perizia e soltanto all'esito di tale procedimento (e se la perizia sancirà la colpa del medico) potrà proporre azione risarcitoria. Se l'accertamento tecnico preventivo non sancirà la colpa medica, il paziente non proporrà dunque alcuna azione legale.
 
"Terremo in considerazione il documento elaborato dal Ministero della Salute sulla modifica delle norme che regolamentano la responsabilità professionale dei medici e auspichiamo un'interlocuzione diretta e continuativa col Governo in merito. Alla ripresa dopo la pausa estiva provvederemo ad ascoltare il gruppo di lavoro che se ne sta occupando". Così Donata Lenzi, capogruppo Pd in Commissione Affari sociali della Camera, commenta il testo Disposizioni sulla responsabilità professionale del personale sanitario (Fucci, Calabrò, Grillo, Vargiu, Monchiero, Miotto, Formisano e D'Incecco) di cui la commissione ha adottato il testo unico.
 
Il nuovo testo di cui è relatore Federico Gelli (Pd), sottolinea Lenzi, "offre considerazioni più ampie di quanto previsto dal documento del ministro Lorenzin, che si concentra sull'aspetto della responsabilità civile. Prevede infatti anche la prevenzione del rischio clinico". Già oggetto di proposte di legge al Senato in due precedenti legislature (ma mai condotte in porto), la responsabilità medica è stata incardinata in Commissione XII di Montecitorio nel 2013. "Siamo partiti - spiega Lenzi - da nove testi di legge ed era difficile il confronto. Ieri, grazie al lavoro del precedente relatore, Pierpaolo Vargiu (SC), sono state accorpate in un testo unico. A settembre si riprende con la discussione in plenaria, e, in quell'occasione potremmo prevedere un'audizione con il gruppo di lavoro del Ministero. Entro fine settembre verranno presentati gli emendamenti". Alla ripresa dei lavori, in Affari Sociali, attendono anche il via libero definitivo le disposizioni sul Dopo di noi (relatrice Elena Carnevali, Pd), ora all'esame delle commissioni competenti. Dovrebbe poi essere incardinato un testo, su una proposta dei Cinquestelle, per la creazione di un registro nazionale tumori. Si riprenderà infine a lavorare sulla proposta di legge sullo spreco alimentare, un testo "più complesso del previsto, perché tocca interessi delle imprese ma è molto importate - conclude Lenzi - anche rispetto al messaggio che vogliamo dare con l'Expo".