Scotti: "Puntare sulla medicina generale per rilanciare l'occupazione"

E' la cronicità la sfida per il futuro

venerdì 08 giugno 2018

«Serve un vero investimento per il territorio partendo dai singoli medici». Silvestro Scotti in un'intervista a Sanità Informazione traccia le priorità dei medici per i prossimi anni.
Sul tavolo anche le questioni legate alla cronicità su cui, nonostante la legge nazionale, sono ancora forti i ritardi. «Abbiamo tutte proposte organizzative, poche proposte in grado di dare risposte reali sugli esiti e sui processi che migliorano la salute dei cittadini soprattutto sul tema della presa in carico dei soggetti cronici», sottolinea Scotti a Sanità Informazione.
Segretario, partiamo dalla cronicità. In molti, a partire da Cittadinanzattiva, dicono: molti atti pochi fatti. È d'accordo?


«La cronicità è un problema territoriale più che ospedaliero. Come ho avuto modo di sostenere, la riforma del territorio è ancora all'anno zero. Abbiamo tutte proposte organizzative, poche proposte in grado di dare risposte reali sugli esiti e sui processi che migliorano la salute dei cittadini soprattutto sul tema della presa in carico dei soggetti cronici. Abbiamo bisogno di un cambio di passo in questo senso, ci abbiamo provato nell'Accordo Collettivo Nazionale proprio inserendo su temi riferiti alla cronicità la possibilità che il medico abbia una redditività connessa alle performance di salute che garantisce al cittadino. Noi ci abbiamo provato, aspettiamo le risposte delle istituzioni. Siamo pronti a questo cambiamento, siamo pronti a questa sfida. Ci sono anche delle dinamiche che vanno affrontate nelle normative che derivano per esempio dal Dm 70 sull'integrazione ospedale-territorio dove c'è la necessità anche a quel livello di non far uscire solo indicatori del territorio che siano riferiti ai modelli organizzativi e nulla che sia riferito agli esiti di salute sui cittadini».


Ora oltre alla cronicità, quali sono le altre priorità per la sanità italiana?
«Un vero investimento per il territorio partendo dai singoli medici. Io continuo a ripetere che c'è la necessità di dare risposte anche occupazionali in questo Paese. La medicina generale si può candidare sia per collaboratori di studio che per infermieri a dare una risposta in questo senso. Dall'altro lato bisogna puntare anche sull'innovazione tecnologica: abbiamo bisogno di un medico più vicino al paziente, disponibile per domiciliarità e residenzialità ad avere strumenti tecnologici che permettono in quelle sedi vicino al paziente di aumentare l'intensità di cura».