Le Regioni vogliono troppi medici laureati.

Fnomceo: servono più posti per specialità e tirocinio

giovedì 25 maggio 2017

Doctor 33
«A noi non interessano più laureati ma più specializzandi e tirocinanti». Ezio Casale, delegato del comitato centrale della Federazione degli ordini di medici e odontoiatri per i fabbisogni, lo rimarca in queste ore mentre la Conferenza Stato-Regioni decide quanti futuri medici immatricolare nei corsi di laurea per l'anno accademico 2017-18. La Fnomceo per i medici ha chiesto numeri molto inferiori rispetto alle regioni: 8400 contro 10326, quasi 2 mila in meno, malgrado i tanti esodi per vecchiaia e anzianità che caratterizzano la professione. Avvertenza: si tratta di un fabbisogno di futuri laureati che comprende sia chi avrà sbocchi nel servizio sanitario pubblico sia chi opererà nella sanità privata. 

«Siamo consapevoli che in 5 anni andranno in pensione 55 mila medici ospedalieri e 25 mila medici di famiglia - ricorda Casale - ma per sostituirli servirebbero, e in tempi contenuti, medici provvisti di specializzazione o diploma di tirocinio di medicina generale. La somma dei contratti per specializzandi e delle borse per futuri medici di famiglia previsti in questi anni è attestata a 7500, di cui 6500 specialisti e un migliaio di mmg. Gli attuali 10 mila neolaureati usciti dall'università trovano dunque ancor meno sbocchi rispetto alle 8400 unità proposte da noi in Fnomceo, e alle 8700 proposte dal ministero della Salute, calcolate a seguito dello studio "Joint action" fatto con altri paesi Ue sulla base di proiezioni ultraventennali. Noi chiediamo che aumenti il numero dei posti per specialità e tirocinio, che non ci sia un "collo di bottiglia" dopo la laurea. E' un dato quasi certo - aggiunge Casale - che al prossimo test per l'ingresso alle scuole di specializzazione, procrastinato all'autunno, ci saranno 17 mila concorrenti per 7 mila contratti, ed altri 10 mila laureati in medicina resteranno fuori dal percorso universitario». 

Malgrado gli allarmi sul lavoro effettivamente disponibile, però, le Regioni continuano a chiedere più unità. «Probabilmente hanno criteri di calcolo diversi da quelli di Fnomceo e Ministero della Salute. Per inciso, le 10 mila unità, per i medici, non si distanziano molto da quelle che l'offerta universitaria consente di formare. E probabilmente si arriverà a un compromesso, al quale la Professione cioè la Fnomceo non partecipa; ci sarà invece, a valle della decisione delle Regioni, una terza fase in cui interverrà il Ministero dell'Istruzione a dare il parere definitivo». C'è da dire che per le lauree magistrali, a parte i medici e i farmacisti (il cui Ordine, la Fofi, aveva proposto provocatoriamente un fabbisogno "zero") i numeri delle Regioni per i sanitari con laurea magistrale - odontoiatri, chimici, biologi - sono in pratica quelli delle Federazioni e del Ministero della Salute. Per le altre professioni sanitarie e per gli infermieri avviene il contrario: a fronte di una proposta complessiva delle Federazioni e delle Associazioni professionali di poco meno di 30 mila unità da immettere nel sistema sanitario, ne sono state accolte 21-22 mila. In particolare, gli infermieri chiedevano 18 mila unità, 4 mila in più di quelle proposte dalle Regioni e anche dal ministero della Salute, ma il divario pare essere rimasto intatto.