Vella (AIFA): mi dimetto da un governo che nega le cure

Sulla Diciotti il mio governo ha negato le cure Come medico dovevo dimettermi

lunedì 27 agosto 2018

MICHELE BOCCI (Repubblica)

Una lettera scritta di notte per lasciare uno degli incarichi più ambiti in campo sanitario, la presidenza dell'Agenzia italiana del farmaco (Aifa). Stefano Velia se ne va in polemica con la gestione «intollerabile» del caso Diciotti da parte di Matteo Salvini. Accusa il governo di essere venuto meno al dovere costituzionale di tutelare la salute pubblica. Il suo è un rarissimo caso di alto dirigente di un ente dello Stato che decide di dimettersi da un ruolo non soggetto a spoils system. E infatti la sua scelta ha scatenato tante reazioni e gli ha riempito il telefonino con centinaia di messaggi. Dottor Velia, perché si è dimesso? «Da un po' di tempo mi frullava in testa questa idea. Già durante il caso Aquarius la situazione mi pareva insostenibile. Per lavoro giro parecchio il mondo e mi dava fastidio essere guardato male. Poi c'è stata la vicenda Diciotti, una cosa assurda e intollerabile dal punto di vista medico. Mi sono arrabbiato, non condivido molte delle scelte di questo esecutivo. Visto che lavoro per un'istituzione legata al governo, vigilata da due ministeri, mi dimetto da presidente del edadi Aifa». Cosa le ha dato fastidio? «Mi occupo anche di migranti per l'Istituto superiore di sanità, abbiamo fatto le linee guida per la loro salute in Italia. La Diciotti è territorio del nostro Paese, e nella nostra Costituzione c'è scritto che la Repubblica è obbligata a curare tutte le persone che si trovano sul nostro territorio. L'articolo 32 della Carta è straordinario, dice che vanno assicurate cure gratuite agli indigenti. Nel caso della nave siamo rimasti fuori dalla Costituzione, una cosa che mi ha fatto arrabbiare. Non si possono trattare così le persone in Italia, non si possono negare le cure. Come medico lo ritengo intollerabile. A Catania si è messa in dubbio la civiltà di cui siamo portatori». Quando ha scritto la lettera di dimissioni? A chi l'ha mandata? «La notte di venerdì ho deciso che era il momento di scrivere. I Io inviato la lettera a chi mi ha nominato, cioè agli assessorati alla Sanità delle Regioni e all'ufficio di gabinetto del ministero». La ministra Grillo l'ha sentita? «Per ora no. Mi ha chiamato il capo di gabinetto anche a nome suo e mi ha chiesto se erano dimissioni irrevocabili. Certo. Solo in Italia éfc A Catania si è verificato qualcosa di assurdo su un piano sanitario e anche anticostituzionale La ministra Grillo? Non l'ho sentita 99 esiste l'usanza di ritirare le dimissioni». Quanto guadagnava come presidente di Aif a? «Circa 60mila euro lordi l'anno. Il mio incarico scadeva a metà del 2019 con il cda dell'Agenzia. Ma i soldi in questa storia non sono importanti». Le pesa la sua scelta? «È una cosa molto dolorosa, la presidenza di Aifa è un incarico di prestigio, scientificamente molto stimolante. Poi, in questo periodo storico, ci sono delle belle sfide, come l'arrivo dei nuovi farmaci sul mercato e il trasferimento dell'Agenzia europea Ema a Amsterdam. È un po' come se mi fossi strappato un braccio. Però nessuno è indispensabile». Ora cosa farà? «Continuo a lavorare all'Istituto superiore di sanità, dove dirigo il Centro di salute globale. Abbiamo circa 25 progetti, molti dei quali europei, anche sulle diseguaglianze di salute». Chissà quanti, tra coloro che sono ai vertici di apparati dello Stato, non sono d'accordo con questo governo ma restano al loro posto. «Non saprei quanti sono ma, per quanto mi riguarda, volevo esprimere in modo chiaro il mio dissenso. Per farlo, la scelta deve essere accompagnata da un gesto. Non basta twittare o fare un post. Io dissento su quasi tutto quello che dice il vicepremier Salvini, però lui ci mette la faccia, e ho pensato che deve fare lo stesso anche chi non è d'accordo con lui». Lei però lascia quando ormai la vicenda Diciotti è risolta, almeno dal punto di vista sanitario. I migranti sono scesi. «Questo non ha importanza, è solo un capitolo della storia. Ce ne sono stati altri prima, come appunto Aquarius, e temo che ce ne saranno altri in futuro». Cosa ha a che fare Aifa con una vicenda come quella della Diciotti? «Intanto, in quanto agenzia che si occupa di farmaci, lavora ad esempio per darli agli indigenti e anche ai Paesi in difficoltà che ne hanno bisogno. Ma ciò che conta qui, è che si tratta di un ente che si occupa di salute pubblica, al di là del singolo aspetto a cui è dedito. E io dissento da una posizione del mio governo su un tema che è anche di salute, quindi sono deontologicamente incompatibile». Come valuta il comportamento del ministero alla Salute nel caso della nave attraccata a Catania? «Una cosa l'ha fatta. Ha mandato gli ispettori che hanno chiesto di far sbarcare le persone malate». Dopo le sue dimissioni ha ricevuto chiamate e messaggi? «A centinaia. Quasi nessuno mi ha detto che ho sbagliato. Sono sorpreso dalle reazioni, solo su Whatsapp ho avuto 1.000 messaggi Mi hanno anche scritto: "Finalmente qualcuno che alza la testa". Ma a me sembrava un gesto doveroso e non l'ho fatto per pubblicità personale. Anzi, mi sembra di non aver fatto nulla di speciale. 0 forse è speciale alzare la testa nel nostro Paese in questo momento?». K5 % Medico e scienziato Stefano Velia, romano, 66 anni, presidente dimissionario dell'Aita, l'agenzia del farmaco, è direttore del Centro per la salute globale dell'Istituto superiore di sanità. Specializzato in malattie infettive, tra i massimi esperti di Hiv e Aids, ha diretto Plnternational Aids society éé Lasciare la presidenza dell'Agenzia del farmaco è stato molto doloroso Ho ricevuto centinaia di attestati di stima ma non cercavo visibilità