Anelli, Fnomceo: “Spezziamo il circolo vizioso delle disuguaglianze in sanità”

Al Sud si muore prima, al Nord si vive più a lungo: "La professione medica non può rimanere indifferente"

martedì 20 febbraio 2018

Al Sud si muore prima, al Nord si vive più a lungo: a dirlo, questa volta, sono i dati dell’Osservatorio Nazionale sulla Salute nelle Regioni Italiane, con sede presso l’Università Cattolica di Roma, resi pubblici in un focus sulle disuguaglianze di salute. Disuguaglianze a livello territoriale ma anche sociale: chi è più istruito vive di più e si ammala meno.

“La professione medica non può rimanere indifferente – afferma Filippo Anelli, presidente della Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri – e infatti, più e più volte, anche il Consiglio Nazionale della Fnomceo è intervenuto per denunciare queste vistose disuguaglianze di salute, che inficiano gli stessi principi fondanti il nostro Servizio Sanitario Nazionale – l‘universalità, l’uguaglianza e l’equità -, per comprenderne le cause, per trovare soluzioni”.

“L’attuale sistema va riformato – continua Anelli –. L’aziendalizzazione, fissando solo obiettivi economici e dimenticando la dimensione umana, ha schiacciato il rapporto medico-paziente e ha prodotto un apparato che finisce per penalizzare gli stessi cittadini. L’attuale ripartizione del fondo sanitario nazionale, che è perequato in ragione del numero di soggetti anziani, penalizza le Regioni del Sud e genera disuguaglianze. A questo depauperamento di fondi, al Sud, vanno sommati il disagio sociale, i bassi livelli di istruzione, le malattie, e, dulcis in fundo, la mobilità, i pazienti che vanno a curarsi in altre Regioni a spese della Asl di appartenenza, che sottrae ulteriori risorse al territorio. È, insomma, un circolo vizioso, che genera disuguaglianze anziché calmierale. Il sistema sanitario deve porsi obiettivi di salute, e deve porseli in maniera uguale per tutti. Un sistema solidale come il nostro non può accettare differenze così marcate tra nord e sud tra Asl ed Asl!”. 

Che fare, allora?

“Tale disparità – propone – deve essere affrontata rivalutando i parametri di attribuzione del fondo sanitario, tenendo in considerazione fattori socio-economici come la povertà e la scarsa consapevolezza culturale o le condizioni ambientali, eliminando le disuguaglianze tra i 21 sistemi sanitari regionali, così come richiesto dal Consiglio nazionale della Fnomceo con una mozione approvata all’unanimità già nel 2016. Inoltre è auspicabile un aumento del finanziamento del Servizio Sanitario Nazionale adeguato e coerente con le sue finalità istitutive e una sua equa ripartizione. Queste risorse andrebbero gestite con un meccanismo di democrazia partecipativa, coinvolgendo i cittadini nella rilevazione dei bisogni di salute e nella definizione dei piani di gestione, in modo da rendere più trasparente il processo”.

“Se così non sarà – conclude Anelli – il rischio è quello di trovarci con un Servizio Sanitario Nazionale con vaste aree di insostenibilità, che non riesce più a fornire le cure ai cittadini più deboli, e che si espone facilmente a essere vicariato da un sistema di assicurazioni. Ma noi non vogliamo una sanità a misura di entità del premio assicurativo, dove chi può permettersi di pagare viene curato in maniera adeguata e chi non può rinuncia. Noi vogliamo una sanità buona, sostenibile, uguale per tutti”.