Medici: vaccinazione obbligatoria

Si allarga il fronte. Non solo i bambini. Anche chi lavora in ospedale dovrà fare la profilassi

giovedì 02 novembre 2017

Italia Oggi

Medici: vaccinazione obbligatoria Il via in Emilia-Romagna e Toscana, Appello al ministro di Carlo Valentini Aveva fatto da battistrada, imponendo la vaccinazione obbligatoria per l'iscrizione a scuola e spianando così la strada alla legge poi emanata tra le polemiche dal ministro della Salute, Beatrice Lorenzin. Adesso la Regione Emilia-Romagna issa una nuova bandiera con l'auspicio che diventi una legge nazionale, così com'è accaduto per i vaccini scolastici. Si tratta dell'allargamento della platea dei vaccinati agli operatori sanitari, che non potranno scegliere ma saranno obbligati a sottoporvisi se vorranno continuare a lavorare in reparti considerati a rischio epidemie per sé e per i pazienti, e agli studenti della facoltà di Medicina, a cui sarà impedito il tirocinio nelle cliniche senza il certificato che ne attesti la vaccinazione. Già la Toscana ha seguito l'esempio e preso un provvedimento analogo mentre i tecnici del ministero lo stanno studiando e potrebbe diventare assai presto il nuovo fronte italiano delle vaccinazioni. È già stato inviato un appello al ministro affinché faccia presto. Probabilmente si assisterà a un nuovo capitolo di polemiche e proteste da parte dei critici sull'uso dei vaccini. Già i 5stelle, per esempio, contestarono in Emilia-Romagna la legge regionale sulle vaccinazioni infantili, tanto che il presidente della Regione, Stefano Bonac-cini, dovette scendere in campo con durezza per difenderla: «La profilassi non è né di destra né di sinistra. È assurdo farne argomento di polemica politica. Quanto ai 5stelle, credo che il movimento abbia avuto problemi nel gruppo dirigente. Secondo me ad un certo punto alcuni si sono resi conto che nei territori anche tanti loro elettori non comprendevano perché lisciassero il pelo ai No Vax, contestando qualcosa che è comprovato scientificamente, appunto la validità e l'utilità di vaccini. Chi vuol stare con gli apprendisti stregoni del web si accomodi pure, noi stiamo con la scienza». Ma anche se i No Vax andranno in trincea, l'assessore emiliano alla Sanità, Sergio Venturi, annuncia che non indietreggerà. Non lo ha fatto quando i No Vax lo bacchettarono perché aveva imposto le vaccinazioni degli scolari, non lo farà ora rispetto a medici, infermieri e studenti: «In caso di nuove assunzioni, se si vorrà lavorare in determinati settori bisognerà essere vaccinati o avere un'immunizzazione attiva; in caso di dipendenti già assunti, con cui dunque abbiamo in essere un rapporto contrattuale, awieremo verifiche dei medici competenti sugli stessi ambiti. Se si lavora ad esempio nelle terapie intensive, nelle rianimazioni, nel settore dei trapianti, nell'oncologia o nell'ematologia, nella pediatria o nell'ostetricia, bisognerà rispettare certi parametri. Se non si rispettano, cambieremo al professionista reparto di lavoro: ad esempio, un'ostetrica non vaccinata potrà stare sì in un consultorio, ma non in una sala parto». Il successo della vaccinazione obbligatoria per i bambini ha spinto l'assessore ad alzare l'asticella. In soli sei mesi si è registrato in regione un aumento dall'I al 3% dei bambini in età di scuola materna. In particolare i tre punti in più riguardano l'antidoto a morbillo, parotite e rosolia: si è passati dall'87,2 al 90,7%. Dati in crescita ma al di sotto della soglia di sicurezza del 95% fissata dall'Organizzazione mondiale della sanità, motivo che ha spinto la regione a continuare nelle campagne di sensibilizzazione sull'uso dei vaccini. L'estensione dell'obbligo agli adulti ritenuti a rischio dovrebbe servire anche a dare il buon esempio. Aggiunge Venturi: «Si tratterà di trovare il tempo per farsi vaccinare, di superare forse anche una certa pigrizia, abbiamo bisogno di dare l'esempio dall'alto, altrimenti non siamo pienamente credibili nei confronti dei genitori. Sono sicuro che gli operatori sanitari mi capiscano: andremo loro incontro, andremo nei luoghi di lavoro a vaccinarli se ci sarà bisogno. Troveremo gli strumenti, ma è un elemento che non possiamo più ignorare». I numeri diffusi dalla Regione indicano che dei 404 casi di morbillo registrati sul territorio, 61 hanno riguardato operatori sanitari, circa il 13%, e che i focolai sono stati rilevati quasi tutti negli ospedali. In Piemonte, a Torino, hanno deciso di affrontare il problema del rischio almeno per ora solamente con una moral suasion. Negli ospedali sono stati appesi manifesti, con le immagini di medici in camice bianco arruolati come testimonial, che invitano il personale sanitario, in particolare i colleghi, a sottoporsi alle vaccinazioni contro le dieci malattie individuate dalla legge del ministro Lorenzin. La Toscana invece segue la strada dell'Emilia-Romagna verso l'obbligatorietà: se si impedisce l'ingresso a nidi e materne ai bambini non vaccinati, come consentire che vi siano dipendenti del servizio sanitario non coperti vero il rischio-contagio? Dice l'assessora toscana alla Salute, Stefania Saccardi: «Ho dato indicazioni agli uffici regionali di studiare un modo per convincere a vaccinarsi coloro che lavorano in ospedale, in particolare nei reparti più delicati. L'ipotesi potrebbe essere quella di prevedere la vaccinazione al momento dell'assunzione, indicandola nel contratto, o comunque di agire presso le Asl perché assegnino ad esempio alla pediatria solo i professionisti, medici o infermieri, che hanno fatto i vaccini. Le malattie infettive preveni- bili possono essere pericolose per i pazienti, se attaccate dal personale, ma può succedere anche il contrario, cioè che i dipendenti siano contagiati dai ricoverati». L'Asl di Firenze ha 6 mila dipendenti. Meno del 30% sono vaccinati e quindi fanno prevenzione rispetto a queste malattie. Tra l'altro proprio all'ospedale Torregalli di Firenze si è verificato il caso di un'ostetrica che si è ammalata di morbillo costringendo il nosocomio a tenere sotto sorve- glianza 35 donne e 32 neonati con i quali ella era venuta a contatto. L'articolo 279 del Testo unico 81 del 2008 (al quale fanno riferimento le due Regioni) stabilisce che «qualora l'esito della valutazione del rischio ne rilevi la necessità i lavoratori esposti ad agenti biologici sono sottoposti a sorveglianza sanitaria... Il datore di lavoro adotta misure protettive particolari per quei lavoratori per i quali, anche per motivi sanitari individuali, si richiedono misure speciali di protezione, fra le quali la messa a disposizione di vaccini efficaci da somministrare a cura del medico competente». I dipendenti del Servizio sanitario nazionale sono 450 mila, di cui 267 mila infermieri e 111 mila medici. Non sarà cosa da poco prevedere (organizzativamente e sul piano dei costi) la vaccinazione di gran parte di loro