Piano esiti Agenas, migliorano indicatori a Sud

«Alcune Regioni del Sud hanno centrato e, talvolta, superato la soglia richiesta dagli standard internazionali»,

martedì 19 dicembre 2017

Doctor 33

Paziente, in che mani sei? Dall'anno prossimo dovrebbe essere possibile misurare il volume di interventi per singolo chirurgo, come previsto dal Decreto ministeriale relativo all'integrazione delle informazioni delle schede di dimissione ospedaliere. Lo ricorda l'Agenas -Agenzia dei servizi sanitari regionali - alla presentazione dei dati del Piano nazionale Esiti 2017. I cittadini potranno così attingere al dato di ogni operatore di unità chirurgica: un comfort in più, specie ora che il mondo ospedale Usa ha lanciato, attraverso il New England Journal of Medicine, una campagna per l'impegno della comunità scientifica ad evitare di effettuare interventi chirurgici complessi da parte di strutture o chirurghi con volumi di attività molto bassa. Il tema specifico è uno dei più in chiaroscuro nel Piano Esiti. In media infatti migliorano tutti gli indicatori, in particolare sui tempi di soccorso e su temi "dirimenti" come le fratture del femore. 

Di più: «Alcune Regioni del Sud hanno centrato e, talvolta, superato la soglia richiesta dagli standard internazionali», dice Luca Coletto presidente Agenas. Tuttavia, in oncologia le chirurgie fanno ancora una media di interventi inferiore al dovuto. Sul tumore della mammella, anche se cresce dal 21% del 2015 al 25 del 2016 la proporzione di reparti con volumi di attività in linea al DM70 (almeno 150 interventi/anno a struttura complessa) ben 3 unità operative su 4 non rispettano lo standard atteso. Sul tumore allo stomaco solo 80 UO effettuano almeno 20 interventi/anno (17%), e coprono il 60% degli interventi in Italia; e sul polmone solo 50 strutture (35%) presentano un volume di attività oltre i 70 interventi annui. Anche nei punti nascita, ancora in 97 ospedali (un quinto del totale) si registra un volume inferiore alla soglia minima di 500 parti annui. Però sugli indicatori di appropriatezza connessi alle vite salvate è un fiorire di dati molto confortanti. 

Sulle fratture del femore sopra i 65 anni migliora la tempestività: i pazienti operati entro 2 giorni sono il 58% rispetto al 31% del 2010. Non è ancora il 60% fissato dal DM 70 ma ci siamo vicini, e dalle 70 strutture che nel 2010 rientravano nello standard si è passati a 245 strutture sopra soglia. Il trend dei parti cesarei primari, pur insufficiente rispetto a quello internazionale, migliora e si scende dal 29 al 24,5%. Nel 2016 a circa 13.500 donne è stato risparmiato un parto chirurgico, ma a fronte di un valore nazionale medio del 24,5%, c'è una notevole variabilità intra e interregionale con valori per struttura da un minimo del 6% ad un massimo del 92%. Ottima la performance sugli interventi di colecistectomia laparoscopica con degenza post-operatoria inferiore a 3 giorni: il valore medio nazionale è passato dal 58,8% del 2010 al 72,7 del 2016, in linea con la quota minima del 70% prevista dal DM 70. Sull'infarto miocardico acuto, continua a diminuire la mortalità a 30 giorni dal ricovero, che misura la qualità del processo assistenziale a partire dall'accesso al 118: da 10,4 all'8,6%, e qui l'Italia, omogenea tra Nord e Sud, riporta una mortalità tra le più basse al mondo. Discorso analogo per la mortalità a 30 giorni dopo ictus ischemico: il valore medio nazionale è del 10,9%, in diminuzione rispetto al 2015. Più vicino alla medicina territoriale, continuiamo a registrare una performance eccellente in termini di contenimento dei ricoveri per diabete, asma, BPCO e scompenso. Il tasso per la broncopneumopatia cronica ostruttiva si è ridotto dal 2,5 per mille nel 2010 al 1,9 nel 2016. Si stima che nel 2016 a più di 24.000 pazienti sia stato risparmiato un ricovero evitabile. Diminuite pure le ospedalizzazioni per tonsillectomia, dal 2,85 al 2,15 in sei anni, con circa 6.400 interventi risparmiati ai bambini solo nell'ultimo anno. «I dati 2016 confermano che strumenti di analisi, valutazione e monitoraggio come il PNE sono essenziali per rafforzare lo stato di salute del Ssn», dice Francesco Bevere direttore generale Agenas. «La riorganizzazione in reti del sistema dell'offerta sanitaria, che vede l'Agenzia in un ruolo di coordinamento, consentirà nel 2018 di registrare ulteriori miglioramenti e di ridurre ancora quella disomogeneità di cure che, tra e dentro alcune Regioni, mina la capacità di assicurare a tutti condizioni di equità nell'accesso e nella fruizione dei servizi sanitari».


Mauro Miserendino