Vaccini: i Sindaci pugliesi scendono in campo

L’intervento del presidente Fnomceo, Filippo Anelli

giovedì 23 agosto 2018

Obbligo vaccinale sì, no, forse: mentre la Politica oscilla e tende a rimandare il problema, mentre la petizione lanciata da un gruppo di mamme di bambini immunosoppressi, e sostenuta da Iovaccino, per chiedere l’applicazione immediata delle sanzioni previste della Legge Lorenzin veleggia verso le trecentomila firme, quasi a sorpresa scendono in campo i Sindaci. 
Una piccola, grande rivoluzione che parte dalla Puglia: prima a Maruggio, Taranto, poi a Lucera, Foggia, poi a Mola, in provincia di Bari, e presto anche a Bitonto, sempre Bari, i Sindaci emettono ordinanze per disporre la mancata ammissione ai nidi e alle materne per i bambini da 0 a 6 anni privi della certificazione che attesti le avvenute vaccinazioni. Un’applicazione in toto, a colpi di ordinanza sindacale, della Legge Lorenzin, che un emendamento al “Milleproroghe”, già approvato in Senato e ora all’esame della Camera, vorrebbe in parte posticipare, nell’attesa che sia approvato il nuovo ddl sulla materia presentato, sempre al Senato, dalla maggioranza, che introduce l’obbligo flessibile.
Un movimento spontaneo, quello dei Sindaci, che nasce dal basso, e si fa interprete delle istanze della popolazione riaffermando il ruolo di tutori della salute pubblica dei primi cittadini.
“L’intervento dei Sindaci pugliesi costituisce una vera novità nel difficile intento di assicurare con le vaccinazioni il diritto alla salute dei cittadini, in particolare di quelli più fragili - commenta il presidente della Federazione nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri, Filippo Anelli - e apre una questione nevralgica sinora sottaciuta e talora misconosciuta nella gestione del Servizio sanitario nazionale: la partecipazione democratica delle comunità locali e dei cittadini alla gestione della salute sia pubblica che individuale”.
Per meglio esaminare i risvolti di questa innovazione e per innescare un dibattito che coinvolga l’opinione pubblica, il presidente Fnomceo ha voluto scrivere una Lettera aperta rivolta alla Politica, ai Medici e a tutti i Cittadini: la riportiamo integralmente qui di seguito.

L’intervento dei Sindaci pugliesi costituisce una vera novità nel difficile intento di assicurare con le vaccinazioni il diritto alla salute dei cittadini, in particolare di quelli più fragili.
I Sindaci pugliesi hanno utilizzato lo strumento dell’Ordinanza Sindacale di cui al Decreto Legislativo  267/2000 per ribadire quanto previsto dalla legge ed assicurare così, soprattutto ai bambini immunodepressi, una regolare frequenza scolastica senza il rischio di incorrere in un’infezione per contagio. 
L’intervento dei Sindaci, tuttavia, apre una questione nevralgica sinora sottaciuta e talora misconosciuta nella gestione del Servizio sanitario nazionale: la partecipazione democratica delle comunità locali e dei cittadini alla gestione della salute sia pubblica che individuale. 
Infatti, l’art.1 della Legge  n. 833/1978, istitutiva del SSN, così recita: “L'attuazione del servizio sanitario nazionale compete allo Stato, alle Regioni e agli Enti locali territoriali, garantendo la partecipazione dei cittadini”.
Sinora, pochi si sono interessati a questo tema. I provvedimenti che hanno provato ad incentivare la partecipazione dei cittadini, a disciplinarne le modalità, a definirne le competenze e, soprattutto, a determinare il ruolo dei Sindaci, sono stati insufficienti.
L’articolo 2 della stessa legge, difatti, dispone che quei principi stabiliti dall’art.1 trovino attuazione attraverso il raggiungimento di una serie di obiettivi che, tra gli altri, contemplano “la formazione di una moderna coscienza sanitaria sulla base di un'adeguata educazione sanitaria del cittadino e delle comunità”.
I Sindaci, ora, accettano la sfida di mettere in pratica questi  principi. E scendono in campo sul tema delle vaccinazioni, con interventi diretti, ma anche attraverso azioni diffuse e capillari di informazione, sinora totalmente delegate alle Regioni o allo Stato senza che tali attori siano riusciti a centrare appieno l’obiettivo di una moderna educazione sanitaria e quello, prioritario, dello sviluppo di una  coscienza collettiva.
Con la seconda riforma (D.Lgs. 502/’92) si decise di ridurre il numero delle Usl e quindi di alterare le dimensioni degli ambiti territoriali, modificandone, di conseguenza, la partecipazione; sopratutto, però, si sostituì alla parola Unità la parola Azienda, cambiando sostanzialmente le finalità del sistema e subordinandolo agli equilibri di bilancio.
Difatti, la partecipazione popolare e la consapevolezza collettiva del proprio diritto alla salute avrebbero impedito la formazione degli squilibri territoriali, le disuguaglianze nella tutela della salute e le disequità nell’accesso ai servizi socio-sanitari. La partecipazione dei cittadini, espressamente definita dalla Legge come obiettivo da perseguire e competenza precipua del Servizio sanitario nazionale, rappresenta il mezzo per avviare politiche che ripristinino il diritto alla cittadinanza, superando le attuali disuguaglianze. 
Ora, l’intervento dei Sindaci ripropone in maniera preponderante il tema della partecipazione dei cittadini e la tutela delle comunità, ove si vivono le gioie e i drammi delle famiglie e dei cittadini che le compongono. Infatti, la salute non è solo un diritto del singolo, da rispettare o da esigere.
È  un vero e proprio diritto di cittadinanza e, come tale, va riconosciuto ed alimentato da una effettiva conoscenza dei problemi e da una informazione trasparente e completa, che portino a una piena consapevolezza, presupposto imprescindibile di ogni libertà e di ogni altro diritto. 
Filippo Anelli 
Presidente Fnomceo