Il Presidente FNOMCeO Filippo Anelli a Sky TG24 sull’abolizione del numero chiuso

“Il numero chiuso è necessario” >Ci sono circa 15mila medici laureati che non riescono a trovare una soluzione per completare percorso formativo

mercoledì 17 ottobre 2018

Il Presidente della FNOMCeO Anelli è stato ospite questa mattina a Sky TG24 in merito all’ipotesi di abolizione del numero chiuso per l’accesso alla Facoltà di Medicina, ventilato ieri e poi inquadrato in una prospettiva “a medio termine” di riorganizzazione del percorso formativo.

“Il numero chiuso è necessario” ha esordito Anelli. “Al momento ci sono circa 15mila medici laureati che non riescono a trovare una soluzione per completare percorso formativo. Infatti, il percorso di studi di un medico si configura in due fasi: la laurea e la specializzazione. Interrompere il percorso crea aberrazioni, cioè più medici rispetto alla disponibilità delle borse di specializzazione. E chi, dopo la laurea, non può accedere alla specializzazione rimane in una specie di limbo, bloccato nel suo percorso. Il medico deve essere per forza specialista per poter entrare a far parte del Sistema Sanitario Nazionale. Il percorso formativo è un unicum, laurea e specializzazione; anche per fare il medico di famiglia ci vuole un titolo post-laurea, senza non si può lavorare” ha spiegato Anelli, contestualizzando la situazione.

“Le borse di studio costano allo Stato circa 2500€ al mese per ogni studente, e ovviamente per poter impiegare queste risorse bisogna programmarle. Al momento il numero di borse programmate oscilla tra le 6000 e le 6500 annue, e gli studenti che entrano in facoltà sono circa il 14%, un sesto, di quelli che sostiene il test. Anche per gli studenti il test ha un costo, e ci sono addirittura quelli che ne provano più d’uno, spendendo cifre nell’ordine delle centinaia di euro” ha affermato.

“Il sistema d’accesso dovrebbe essere sicuramente modificato” commenta ancora Anelli. “Non è possibile accettare questo tipo di quiz ‘spalmati’ su tutto lo scibile umano. Credo che ai ragazzi vada data una chance su un programma ben preciso, e laddove fosse possibile bisognerebbe includere la preparazione nel programma degli ultimi due anni delle scuole superiori. Con il Miur abbiamo attivato un percorso di orientamento professionale verso le facoltà di Medicina, una sperimentazione in alcune scuole italiane che sembra funzionare. Questa potrebbe essere una via: consentire che i ragazzi possano prepararsi su un programma preciso in modo da poterli valutare su ciò che hanno studiato.”