Veneto, parte sciopero informatico.

Crisarà (Fimmg): massima condivisione dei Mmg

lunedì 18 settembre 2017

Doctor 33
«Non è la Fimmg a non parlare la lingua della regione Veneto ma siamo noi tutti medici di famiglia veneti. Lo sciopero che iniziamo oggi, informatico per non dare problemi ai cittadini, non dipende dai tagli di Roma ma da scelte della Giunta». Il segretario Fimmg Domenico Crisarà conferma: oggi e domani i medici di famiglia veneti non scriveranno le ricette al pc né le invieranno online, per il primo di due giorni di sciopero che si ripeteranno il 26 e 27 settembre e ancora dal 10 al 12 ottobre, per poi continuare con gli studi chiusi da novembre a maggio, da 2 a 4 giorni ogni mese. Aderiscono tutti i sindacati di categoria: Snami, Smi, Fimmg, Simet.

 E aderisce la guardia medica la cui astensione dal lavoro scatta alle 20 di ciascuno dei due giorni. Mmg e medici di Ca garantiranno le prestazioni non differibili (articolo 65 Accn). All'indomani dell'incontro "oceanico" - 800 presenti - all'Hotel Crowne Plaza a Padova, dove il segretario nazionale Fimmg Silvestro Scotti ha ribadito che se la Regione punisse i medici per il mancato invio di ricette si aprirebbe un braccio di ferro nazionale con la categoria, l'assessore alla Salute Luca Coletto ha ribattuto ai media che la contesa è su 160 milioni che Roma non dà più al Veneto per via dei tagli e, anziché scioperare, i medici dovrebbero far pressione sul governo Gentiloni.

Pronta la replica dell'intersindacale. «Noi non chiediamo una lira in più di quanto l'integrativo regionale ci concesse 12 anni fa», dice Crisarà. «Già lavoriamo quasi 50 ore a settimana secondo i dati Cgia Mestre (e a proposito, chi in Giunta ci vuole dipendenti sappia che ci si dovrebbe pagare 13 ore di straordinario settimanali, non so se convenga mantenere questa linea). Eppure siamo disposti ad aprire studio 12 ore al giorno e fare medicina di iniziativa sui pazienti con diabete, Bpco, ictus e scompenso. Il ristoro dei fattori produttivi che ci servono per far fronte agli impegni è una cifra già stanziata su un fondo ad hoc nella delibera 751/2015: 150 milioni da in tre anni, 50 annui, che, ci riferiscono i funzionari, la regione stessa riferì al governo di aver trovato.

Con quei soldi si dovrebbero coprire pure i costi delle eventuali nuove sedi e del collaboratore di studio e infermiere professionale, rispettivamente 20 e 22 euro l'ora, e tra l'altro 14 milioni l'anno li facciamo già risparmiare alla Regione di spesa farmaceutica. Dopodiché però la Regione ha preso altre gravi misure contro la medicina generale con le quali Roma non c'entra». 

Ad esempio, «la delibera ferragostana sulle case di riposo con la quale ci estromettono dall'assistenza agli anziani affidando l'accesso a medici con caratteristiche dettate dall'Asl. In merito, l'assessore al sociale Manuela Lanzarin parla con i direttori generali di accordi che non ci sono, perché non sono stati presi con noi medici di famiglia.

E ventila persino che tocchi al direttore della casa di riposo chiamare il medico. L'altra delibera di agosto sulla guardia medica pone il medico di continuità assistenziale agli ordini del responsabile della centrale OPT, tenuta da un infermiere, in modo da farlo intervenire (ma con quali mezzi?) quando l'ospedale dimette il paziente sabato e domenica. Sullo sviluppo del fascicolo sanitario siamo bloccati da novembre e non per colpa nostra. Ci siamo candidati a titolo sperimentale per raccogliere i dati dei pazienti ma a norma di regolamento UE la regione ci deve nominare esecutori del processo per avere titolo a trattare quei dati senza che corriamo il rischio di sanzioni penali e civili.

 Non lo ha fatto. E a sua volta l'impasse blocca il progetto "Ecofarmacie" che ci consentirebbe, raccolti i dati del paziente cronico, di girare direttamente al farmacista la ripetizione della ricetta al momento in cui sta per scadere la riserva in casa dell'assistito, in modo che quest'ultimo si approvvigioni direttamente evitando il passaggio dal medico di famiglia. È tutto fermo. Da Venezia».