Il Medico del 118: Bussi alla porta e non puoi mai sapere chi ce dall'altra parte

Roberta Ladisa, barese, 47 anni è medico del 118. Una vita in trincea che svolge da sempre con passione e dedizione.

sabato 04 novembre 2017

La Gazzetta del Mezzogiorno

Roberta Ladisa, barese, 47 anni è medico del 118. Una vita in trincea che svolge da sempre con passione e dedizione. «Spesso siamo vittime di aggressioni da parte di branchi, parenti o astanti durante un incidente stradale». Il racconto: «Una sera sono entrata in casa di malati psichiatrici violentissimi». I centri di salute mentale sono aperti solo dalle 8 alle 14 dal lunedì al venerdì. Se c'è un'emergenza psichiatrica si chiama il 118. «Sono pazienti scompensati e vanno compresi perché soffrono e non hanno il controllo ma io ho avuto un'esperienza terribile». In casa, madre e figlia entrambe pazienti psichiatriche seguite dal Csm ed un padre, un omone enorme, completamente ubriaco. «Non si trattava di un Tso altrimenti saremmo andati con i carabinieri ma fummo chiamati per una forte cefalea, una visita medica comune. Chiusero a chiave la porta e mi picchiarono con violenza senza un motivo. Ricevetti una trentina di calci al torace e mi strapparono i capelli. Io non so mai chi mi apre la porta, non sappiamo chi sono le persone dietro quella porta e quante siano». Sul piano contrattuale Roberta è un medico convenzionato con l'Asl. Per un verso, è libero professionista di medicina generale; sul piano concreto è una lavoratrice para-subordinata, a metà strada tra lavoro dipendente e medicina convenzionata. Un'ottima retribuzione, «seppur inadeguata rispetto alle nostre responsabilità», specifica. Malattie ed infortuni sono coperte da polizze assicurative, è vero. Tuttavia, se un medico ha un infortunio in ambulanza viene liquidato dall'assicurazione dopo 90 giorni dall'awenuto infortunio. Il che significa che per questo tempo si resta senza stipendio. Idem per i periodi di malattia. «Non abbiamo il Tfr, non abbiamo versamenti pensionistici pari a quelli dei dirigenti medici ospedalieri. Nessuna tutela per la maternità e l'allattamento», completa l'elenco. Le sedi del 118? «Non sono dignitose. Il 118 del San Paolo esegue oltre 3mila interventi l'anno ed è ubicato quasi in uno sgabuzzino. In un corridoio, sono tutti insieme, soccorritore autista, soccorritore, infermiere, medico con i farmaci accatastati ed un bagno esterno usato dagli stessi pazienti. Dovremmo avere un bagno nella nostra stanza con doccia. Spesso noi entriamo in contatto con sostanze tossiche». Qualche anno fa ci fu un'intossicazione con pesticidi di alcune donne lavoratrici, a Turi. «I pesticidi sono dei neurolettici per cui bisogna lavare la cute ed i capelli. Le lavoratrici fecero la doccia in pronto soccorso e noi invece restammo con i neurotossici addosso. Dissi che avrei fatto denuncia e allora ottenni una stanza con doccia, ma si può andare avanti con le minacce?»