Guardie mediche da paura atti di violenza alla dottoressa

Perseguitata da un ex impiegato comunale, la donna ha cambiato tre sedi Minacciata anche di morte: l'uomo è stato arrestato.

giovedì 16 novembre 2017

Repubblica Bari

Un'altra vicenda fa adesso della Puglia la regione dove lavorare in guardia medica vuol dire correre il rischio di restare vittima di violenza. È finito in manette con le accuse di stalking e violenza sessuale aggravata, nei riguardi di una dottoressa in servizio presso la guardia medica nel Barese, il Bienne campano, ma residente ad Acquaviva delle Fonti, Maurizio Zecca, ex impiegato comunale. Una notizia che giunge all'indomani di un'altra denuncia di aggressione della quale è stata vittima sempre una dottoressa della guardia medica di Foggia che, giunta per effettuare una visita domiciliare sollecitata dal 118 a casa di un paziente psichiatrico, si è ritrovata un fucile da caccia puntato addosso. È successo appena domenica scorsa, mentre dieci mesi fa a Statte un'altra dottoressa della guardia medica era stata minacciata con una pistola. Una sequenza drammatica alla quale si aggiunge la storia conclusasi con l'arresto, disposto dal- la Procura di Bari, nei riguardi del persecutore e violentatore ancora di una dottoressa della guardia medica. Le persecuzioni dell'uomo sarebbero iniziate nell'ottobre 2016 e avrebbero costretto, nei mesi successivi, il medico a cambiare tre diverse sedi di lavoro fino a quando, temendo per la propria incolumità, la donna ha deciso - nel settembre scorso - di presentare denuncia. Non solo, a dicembre 2016 raggiunta la dottoressa nella sua seconda sede di lavoro, nella quale si era trasferita per sfuggire proprio alle persecuzioni, l'uomo avrebbe abusato di lei all'interno dell'ambulatorio costringendola a compiere atti sessuali. Fino a giungere alle minacce di morte: l'ultima il 5 novembre scorso. E non possono non venire a galla nella memoria, poi, gli omicidi della dottoressa Maria Monteduro assassinata in Salento nel 1999 e della psichiatra barese Paola Labriola, uccisa nel 2013. Ed è proprio il marito della dottoressa Labriola, lo psicologo Vito Calabrese a evidenziare il filo rosso delle violenze del 2017 in Puglia. «Mi pare lampante che, a monte, ci sia una allarmante problematica di violenza di genere. Tutte le vittime di questi gravissimi episodi sono donne. L'ho sempre detto anche se in ritardo, viste le diverse componenti in campo, rispetto alla morte di mia moglie Paola. Sono sicuro che se al suo posto ci fosse stato uno psichiatra maschio non sarebbe stato ucciso. Sono certo che Paola sia morta in quanto donna. Non è una certezza scientifica, ma una ferma convinzione interiore». Oltre la caratterizzazione di genere resta vivo il problema della sicurezza. Non per caso, secondo quanto sta emergendo dalla indagini della polizia giudizia-rua, in nessuna delle tre sedi della guardia medica in cui la dottoressa è stata vittima dello stalking e della violenza sarebbero state presenti guardie giurate. Tant'è che, nel quadro delle indagini della pm Simona Filoni, non è escluso che siano effettuate delle verifi- che rispetto all'eventuale mancata osservanza delle norme sulla sicurezza sul lavoro. Emblematica, d'altra parte, è la decisione della Asl Bat che, in forma preventiva, ha disposto che i professionisti della guardia medica in visita domiciliare siano accompagnati da guardie giurate. A testimoniare, se necessario, una situazione emergenziale. Ma quello della sicurezza è un tema sul quale insiste da tempo Filippo Anelli, presidente dell'Ordine dei medici della Provincia di Bari. Già a marzo, infatti, l'Ordine aveva lanciato una campagna di comunicazione sulla vicenda: «Chi aggredisce un medico aggredisce se stesso. Difendiamo chi difende la nostra salute» era lo slogan. Tant'è che adesso, alla luce di questo crescendo di violenza. Anelli ribadisce: «Sono le cose che avevamo denunciato. La Puglia si conferma come la regione con il più alto indice di aggressione ai medici ed è stata questa la principale ragione per cui si è organizzata la manifestazione del 10 novembre scorso. Perché il problema della sicurezza non coinvolge soltanto le sedi di lavoro della guardia medica ma anche le sedi dei pronto soccorso, le corsie degli ospedali e i presidi psichiatrici sul territorio». Non solo. Anelli rincara la dose: «I meccanismi di tutela dei medici e di garanzia delle sedi di lavoro che dovevano essere attivati sono rimasti sulla carta. La verità è che la classe medica è indifesa in Puglia. L'invito, allora, è a riconsiderare l'intera organizzazione della continuità assistenziale delle guardie mediche innanzitutto adeguando le sedi di guardia agli obblighi previsti dalla legge per quanto riguarda la sicurezza, perché anche questo non c'è. In secondo luogo, poi, bisognerà la sicurezza facendo ausilio a guardie giurate perché nessun medico resti più da solo nei presìdi di guardia»