L'Ordine dei medici sarà parte civile «È morta anche la nostra dignità »

La procura indaga su eventuali carenze nella sicurezza «Negli anni perseguita solo la sostenibilità economica»

venerdì 13 settembre 2013

Vincenzo Damiani (Corriere del Mezzogiorno)

BARI - L'Ordine dei medici di Bari si costituirà parte civile nel processo che scaturirà al termine delle indagini della Procura per l'omicidio della psichiatra Paola Labriola. La dottoressa e' stata uccisa il 4 settembre scorso da Vincenzo Poliseno, un paziente che era in cura da lei nel Centro di salute mentale del rione Libertà.

L'uomo l'ha massacrata con oltre 50 coltellate, è stato arrestato poi dalla polizia e ora si trova in carcere. «Insieme a Paola è morta anche la dignità della nostra professione – dichiara Filippo Anelli, presidente dell'Ordine di Bari – perché è stato causato un danno irreparabile non solo alla sua famiglia, ma all’intera categoria professionale cui Paola apparteneva». La decisione di costituirsi parte civile è stata presa oggi dal Consiglio.

La Procura indaga però anche su eventuali carenze dal punto di vista della sicurezza della struttura sanitaria in cui Labriola Lavorava. «Quanto è accaduto - dice Anelli - non è una tragedia inevitabile. Le politiche sanitarie degli ultimi anni hanno inseguito esclusivamente la stella polare della sostenibilità economica, attraverso tagli che hanno indebolito le strutture sanitarie e danneggiato i cittadini, ma anche leso profondamente l’autonomia e l’indipendenza della professione.

Questa gestione della sanità - cui i direttori sanitari hanno opposto una rassegnata e colpevole acquiescenza - ha creato tutte le condizioni perchè maturassero drammi come quello del 4 settembre. Abbiamo apprezzato l’analisi e le dichiarazioni dell'Assessore Gentile - prosegue Anelli - che costituiscono una prima anche se non esaustiva presa di coscienza delle responsabilità della politica. Ora è imprescindibile che la Regione faccia un passo avanti concreto e collabori con gli Ordini per avanzare proposte condivise, che non possono essere solo soluzioni di ordine pubblico».

Secondo l’Ordine, Regione e Asl hanno fornito finora risposte sul versante sicurezza inadeguate.