"Ciao Paola, continueremo a lottare per la dignità del nostro lavoro"

La lettera dei colleghi del Centro di salute mentale, l'atto d'accusa per il "servizio deprivato del personale"

martedì 10 settembre 2013

Repubblica Bari

Un addio pieno di dolore e un atto d'accusa contro le condizioni in cui sono costretti a lavorare. Il testo della lettera letta dai colleghi di Paola Labriola, uccisa a coltellate da un paziente nel centro di salute mentale, nel giorno dei funerali della psichiatra.

"Noi del CSM 6 non avremmo mai pensato, né voluto essere qui a ricordarti, Paola, ma ci sembra doveroso onorare dinanzi alla tua famiglia, ai tuoi amici, ai tuoi colleghi, ai tuoi pazienti, il ricordo di te al lavoro, al nostro fianco, anno dopo anno.

Sei stata una professionista eticamente irreprensibile, generosa, sempre impegnata e dedita al lavoro in cui credevi profondamente. Una compagna di lavoro dotata di un'umanità particolare, derivante anche dalla comprensione ed accettazione delle tue debolezze, premessa necessaria per comprendere ed accettare le debolezze altrui.

Anche nei momenti di stanchezza, di sfiducia, di disillusione, negli ultimi tempi quasi quotidiani a causa delle condizioni estremamente stressanti e della mancanza di supporto e mezzi in cui siamo sempre più costretti a lavorare, trovavi sempre la forza, l'energia per crederci e andare avanti con passione ed impegno.

Cercavi di coinvolgere noi altri, col dialogo o col confronto anche acceso, pur di non rassegnarti al disimpegno che ultimamente sempre di più minava il gruppo di lavoro, a causa della mancanza di tutela e valorizzazione delle nostre professionalità.

Non hai mai cercato strade facili o alternative per sottrarti alle tue responsabilità professionali e al tuo sempre vivo impegno civile, indignandoti e reagendo ogni qualvolta vedevi minacciati o non tutelati i diritti dei nostri pazienti.

Sei rimasta fino alla fine coerente con te stessa, pagando con la vita la tua disponibilità, l'amore per il tuo lavoro. Sei stata privata della vita in maniera efferata e cruenta all'interno in una istituzione che avrebbe dovuto tutelarti. Hai perso la vita in un servizio deprivato del personale, costretto a lavorare allo stremo delle forze, e a farsi carico di tutte le forme di disagio e marginalità che la società crea.

Siamo qui a piangerti, dicendoti che continueremo a credere come ci credevi tu che la psichiatria non può ridursi a visite ambulatoriali, che i pazienti sono al primo posto e che i loro bisogni necessitano risposte territoriali adeguate e articolate. Che amiamo il nostro lavoro e combatteremo perché riacquisti la dignità che merita, sentendo solo così di onorare la memoria del tuo inaccettabile sacrificio.

Abbracciamo forte tua madre e tua sorella, Vito e i tuoi amatissimi figli, dicendo loro che sentiamo noi tutti l'onore e il dovere di serbare e portare in salvo i tuoi valori, rifiutando, come tu rifiutavi, di accettare il progressivo degrado delle Istituzioni che dovrebbero preservarli.

Ciao Paola."