Regionalismo differenziato: la politica avvii un dibattito pubblico

Occorre riprendere una riflessione sul meridione ed avviare politiche capaci di ridurre il gap che rende “diversi” i cittadini italiani.

sabato 02 febbraio 2019

Bene la proposta di Amati di un documento condiviso. Per superare le diseguaglianze in Sanità occorre riprendere una riflessione sul meridione ed avviare politiche capaci di ridurre il gap che rende “diversi” i cittadini italiani. Ma il dibattito serve anche ad attivare il capitale sociale del Paese, senza il quale il principio di solidarietà e l’unità giuridica ed economica della Repubblica sono irrimediabilmente perduti.

Bari, 2 febbraio 2019. “Apprezzo la presa di posizione di Fabiano Amati che intende proporre in consiglio regionale un documento aperto al contributo di tutti sul regionalismo. - commenta così Filippo Anelli,Presidente dell’Ordine dei medici di Bari, l’iniziativa del consigliere regionale - “Come medici facciamo appello a tutto il mondo politico perché si unisca alla società civile e avvii una seria riflessione sulle autonomie differenziate, che nei termini in cui vengono proposte sono inaccettabili e rischiano di minare l’unità del paese e l’uguaglianza dei cittadini”.

Il dibattito rischia di rimanere chiuso nelle stanze in cui avverrà la trattativa Governo-Regioni e di passare come un semplice trasferimento di spesa dallo Stato alle regioni, nel nome dell’efficienza. Invece, il regionalismo differenziato può trasformarsi in un tarlo che rischia di scavare dall’interno la base di valori costituzionali su cui poggia la Repubblica. 

In particolare, se le richieste di autonomia differenziata dovessero essere accolte e il residuo fiscale dovesse essere trattenuto sul territorio, l’impatto maggiore si avrebbe su sanità e scuola, per i quali non si riuscirebbero a garantire i livelli essenziali di prestazione. Al Veneto, per esempio, passerebbero 70mila dipendenti della pubblica istruzione (Dati Ragioneria dello Stato - Istat), mentre si prevede un trasferimento complessivo fino a 21 miliardi per il passaggio del personale e di tutte le competenze dallo Stato alle 3 regioni. I valori medi pro-capite del residuo fiscale per gli anni che vanno dal 2013 al 2015 vedono una differenza di 5.611 euro tra quanto ogni singolo cittadino lombardo versa e quanto riceve indietro in termini di servizi, 2.078 euro pro capite del Veneto e 3.293 euro dell'Emilia Romagna (Dati ISSIRFA-CNR). Le conseguenze sulla tenuta di settori fragili come quello sanitario, se questi residui non dovessero essere redistribuiti ma rimanessero sul territorio, sono evidenti.

“Cogliamo questa occasione per trasformare le proposte di autonomia differenziata in un importante momento di partecipazione, attraverso un dibattito pubblico capace di attivare tutte le forze della società civile.” - propone Anelli - “Per superare le diseguaglianze in Sanità occorre riprendere una riflessione sul meridione ed avviare politiche capaci di ridurre il gap che rende “diversi” i cittadini italiani. Ma il dibattito serve anche ad attivare il capitale sociale del Paese, senza il quale il principio di solidarietà e l’unità giuridica ed economica della Repubblica sono irrimediabilmente perduti.”