C'è l'aumento di stipendio per i direttori - Melli e Piazzolla finiscono sotto esame

Silvana Melli guida la Asl di Lecce. La Regione le ha chiesto di trasferirsi all'Arpa

mercoledì 03 gennaio 2018

La Gazzetta del Mezzogiorno

Dal 1° gennaio scattano gli aumenti per gli stipendi dei direttori generali delle Asl. Ma partono anche le procedure per la verifica di metà mandato dei manager delle Asl di Lecce e Foggia dopo i primi 18 mesi di mandato. «Un atto dovuto», rispondono dalla Regione a chi ipotizza la contestualità tra l'avvio della valutazione e il braccio di ferro che da mesi vede opposta Silvana Melli, numero uno dell'azienda sanitaria salentina, al presidente Michele Emiliano che vorrebbe trasferirla altrove. Andiamo con ordine. L'adeguamento degli stipendi è un atto dovuto, dopo che a dicembre il Consiglio regionale ha cancellato la trattenuta del 10% imposta nel 2011 ai tempi di Vendola. Torna dunque in vigore il tetto di spesa generale previsto dalle leggi statali, ovvero i 154mila euro lordi di stipendio per i manager pubblici. A giugno scorso, la giunta Emiliano ha riorganizzato la materia dividendo le aziende sanitarie in due fasce: queUe principali (con fatturato superiore ai 150 milioni, 300 posti letto e 1.000 dipendenti) e quelle di seconda fascia (che poi sono solo tre: l'Oncologico di Bari, l'Irccs di Castellana e l'Ipzs di Foggia). Ai direttori generali di queste aziende era stato assegnato uno stipendio lordo, rispettivamente, di 139mila e di 125mila euro l'anno. Saltato il taglio del 10 %, si torna al tetto generale di legge. I direttori generali inseriti in prima fascia (le sei Asl e i due policlinici di Bari e Foggia) percepiranno dunque 154mila euro lordi l'anno, quelli di seconda fascia saliranno a 140mila. I direttori sanitari e amministrativi otterranno l'80% della cifra destinata al direttore generale. Nel frattempo, come detto, partono le valutazioni di metà mandato per il direttore generale della Asl di Foggia, Vito Piazzolla, e per quello di Lecce, Silvana Melli. La procedura è ormai consueta. Una commissione di esperti dovrà verificare il rispetto dei parametri fissati dalla giunta a inizio mandato e degli obblighi contenuti nel contratto di la voro. La valutazione (su cui pesa anche il parere della conferenza dei sindaci) è negativa se il direttore generale non ha superato più del 20% degli obiettivi assegnati, circostanza che può far maturare la revoca dell'incarico per giusta causa. Il mandato della Melli è cominciato a marzo 2016, dunque i 18 mesi sono stati raggiunti a novembre scorso. Al medico tarantino la Regione ha chiesto di lasciare Lecce fin da settembre. L'ultima ipotesi è di spostarla alla direzione della nuova struttura di coordinamento istituita presso l'Arpa per occuparsi del progetto salute-ambiente di Taranto. Finora però, nonostante l'approvazione del Dief che ha anche garantito l'approvazione del progetto per Taranto, nulla si è mosso. E dunque l'avvio della procedura di valutazione può essere letto anche come un'arma di pressione, per indurre la Melli a trovare un accordo definitivo. Fermo restando, naturalmente, che la valutazione di metà mandato è un atto complesso, che impiega settimane se non mesi. E che a fine gennaio potrebbe essere pronto l'albo nazionale dei direttori generali, da cui la Regione attingerà per le prossime nomine.