Assistenza domiciliare: Puglia fanalino di coda

Allarme della Fimmg: ospedali chiusi e le Asl riducono i fondi (Gazzetta del Mezzogiorno)

domenica 05 maggio 2013

• Il Ministero della Salute ha pubblicato sul sito ufficiale i dati relativi al rispetto dei «Lea» da parte delle Regioni in riferimento all'ultimo anno di rilevazione, il 2010 e la Puglia «non si colloca certo tra le Regioni virtuose, al contrario appare più volte tra le Regioni che mostrano difficoltà nel garantire appieno i livelli essenziali di assistenza».

A denunciarlo è il segretario provinciale della Fimmg, la federazione dei medici di base. Giovanni Sportelli  (foto), secondo il quale desta allarme il criterio relativo all'assistenza domiciliare per i pazienti oltre i 65 anni. Per la Fimmg è la prova che «l'assistenza domiciliare integrata - in rapporto cioè con altre figure professionali sanitarie oltre al medico - sia particolarmente critica.

La chiusura degli ospedali negli ultimi due anni ha inevitabilmente riversato sull'assistenza territoriale la maggior parte dei bisogni assistenziale prima soddisfatti dalle strutture ospedaliere. Nel contempo, però, nessun intervento organico e strutturale -aggiunge Sportelli - è stato adottato per potenziare la rete territoriale che è rimasta nelle stesse condizioni disegnato nel 2008. epoca dell'ultimo intervento normativo che consenti l'utilizzo di personale infermieristico per l'assistenza domiciliare da parte dei medici di famiglia".

Secondo la Fimmg «di fronte a questa emergenza assistenziale, i Direttori Generali continuano a non fornire risposte adeguate ai bisogni dei cittadini. Con la Delibera n. 670 del 22/04/13. infatti, la Asl di Bari ha revocato il progetto di cure domiciliari che impegnava 4 milÌoni di euro per esternaiizzare l'assistenza domiciliare a media e alta intensità assistenziale.

Il motivo della revoca è che una verifica dei costi attuali per il servizio di assistenza domiciliare erogato dalla Asl si attesta su 2 milioni di euro annui, per cui alla Direzione strategica è sembrato inopportuno "di proseguire la procedura di gara con costi notevolmente superiori a quelli attualmente sostenuti"».

 La Fimmg si dice perplessa sulla scelta di esternalizzare il servizio, ma rilevare anche che «un impegno limitato a due milioni di euro per l'assistenza domiciliare ai cittadini della più grande Asl pugliese, ha fatto sì che questa Regione si sia attestata agli ultimi posti in Italia nell'erogazione dei Lea.
E oggi la stessa Asl che aveva raddoppiato le risorse per migliorare l'assistenza domiciliare, preferisce ritornare su suoi passi e permanere nelle condizioni descritte dai rapporti ministeriali»».

La delibera, finita nel mirino della Fimmg. «non prevede che le risorse "liberate" dall'esternalizzazione siano comunque destinate all'assistenza domiciliare erogata attualmente con il personale dipendente e convenzionato della Asl». Per questi motivi «ancora una volta si chiede alla Politica di farsi carico delle istanze provenienti dai cittadini, lasciati sempre più soli di fronte allo squilibrio del sistema che, dopo aver subito una forte riduzione della rete ospedaliera, non ha registrato alcun potenziamento della rete assistenziale territoriale».

In vista della stagione estiva, lancia un allarme sui punti di primo intervento nelle località turistiche - dopo il caso mortale accaduto la scorsa estate a Mola di Bari - il parlamentare del Pdl Massimo Cassano. «Chiederò al ministero della Salute e all'assessore regionale di monitorare la funzionalità dei punti di primo soccorso delle località turistiche della Puglia, che spesso rappresentano gli unici avamposti sanitari a tutela della popolazione.

Popolazione che con l'arrivo dei turisti aumenta vertiginosamente nelle località marine dal Gargano al Salento. Affinché il diritto alla tutela della salute sia assicurato è fondamentale che questi "piccoli" pronto soccorso siano attrezzati di apparecchiature, ambulanze, mezzi per elisoccorso e soprattutto personale medico e infermieristico in numero soddisfacente».

Sarebbe anche necessario un «rafforzamento di tali strutture nei comuni maggiori, affiancandole con Case delle Salute. Purtroppo, invece, la situazione pugliese presenta ampie zone che sono veri e propri buchi neri dell'assistenza sanitaria».

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