CERTIFICATI: quali prestazioni sono soggette ad Iva.

I chiarimenti della Commissione Fisco Fimmg

mercoledì 01 novembre 2017

DOCTOR 33-La residenza socioassistenziale chiede all'utente un certificato del medico di famiglia da allegare alla domanda per l'inserimento del suo anziano genitore in un nucleo Alzheimer. Siccome si tratta di una prestazione libero-professionale, il medico, al momento di redigerlo, si domanda se va caricato di Iva al 22%. Come vedremo, la risposta non c'è. Ma almeno a fare un po' di chiarezza su esempi come questo -e anche in tema di certificati per infortuni sul lavoro o malattie professionali, apertura e prosecuzione- ci prova la Commissione Fisco Fimmg che ricorda come l'ordinamento comunitario escluda dall'assoggettamento ad Iva i servizi strettamente sanitari, tesi a salvaguardare la salute: le prestazioni di prevenzione, diagnosi e cura sono diverse dagli altri servizi commerciali. La Commissione passa in rassegna le sentenze della Corte Europea che negli anni ha ammesso l'esenzione Iva per i controlli periodici dei medici del lavoro o d'azienda sui lavoratori e per i certificati di idoneità fisica o limitanti l'attività fisica, ad esempio in relazione all'assolvimento di particolari mansioni lavorative. Non sono esenti da Iva invece i test chiesti da un datore di lavoro per assumere un lavoratore, o i controlli chiesti da una compagnia per fissare il premio assicurativo (ramo vita o sanitario). E nemmeno i test del Dna e di affinità genetica.
Dodici anni fa con circolare 4E del 28 gennaio 2005 si pronunciò anche l'Agenzia delle Entrate, premettendo che per un medico di famiglia le prestazioni non a pagamento sono sempre fuori campo Iva. Per quelle a pagamento si deve tenere conto di due determinanti opposte tra loro: da una parte l'obiettivo della tutela della salute che esclude la prestazione dal campo Iva, dall'altra lo scopo di ottenere un beneficio amministrativo od economico da parte dell'assistito che invece rende la prestazione caricabile di Iva. L'Agenzia cita tra le certificazioni dove prevale la spinta "no-Iva" l'esonero di uno studente dall'educazione fisica, l'idoneità all'attività sportiva (agonistica e non), l'invio di minori in comunità, l'avvenuta vaccinazione. Invece le certificazioni rivolte ad ottenere pensione od assegno di invalidità o quelle peritali per riconoscere risarcimenti post-infortunio rientrano tra le "ivate", così come il certificato per riconoscere l'invalidità e quello, forse più "borderline", per l'idoneità a generica attività lavorativa. Non sono elencate altre prestazioni e in attesa di pronunce ulteriori l'orientamento è che sia il medico ad escludere esplicitamente l'Iva ovunque ravvisi la finalità principale di tutela della salute. Nello specifico, sottolinea la Commissione, «le certificazioni per infortunio sul posto di lavoro o per continuazione di malattia da infortunio professionale che, in assenza di convenzione con l'Inail, il Mmg rilascia a pagamento, sono esentate dall'Iva avendo finalità terapeutica o di prevenzione; quelle per l'ammissione in case di riposo, invece, non essendo riconducibili in alcuna delle fattispecie elencate, fruiscono dell'esenzione a condizione che sulla medesima certificazione sia riportata la dicitura "di tutela della salute"»