Umbria: Strage del Broletto, il medico che firmò il certificato ha chiesto il rito abbreviato

Richiesta di abbreviato anche per un funzionario di polizia. Il gip non ammette il responsabile civile della Asl

giovedì 19 febbraio 2015

Umbria News
di Fra. Mar.

Ha chiesto il rito abbreviato il medico di base che firmò il certificato medico utile ad Andrea Zampi ad avere il porto d’armi, che gli permise di acquistare una pistola usata poi per uccidere per le due impiegate della regione Umbria Margherita Peccati e Daniela Crispolti. La richiesta è stata formalizzata mercoledì mattina, nel corso dell’udienza davanti al giudice Luca Semeraro. Assieme al medico, la richiesta di rito abbreviato è stata presentata anche da una funzionaria della questura, iscritta nel registro degli indagati dopo l’interrogatorio seguito alla prima chiusura delle indagini.
Sempre nell’udienza di mercoledì, il gup Luca Semeraro non ha ammesso la citazione del responsabile civile della Asl per il medico, mentre invece ha acconsentito a quella del ministero dell’interno per la questura di Perugia.  In aula La citazione del responsabile civile del ministero dell’Interno è stata richiesta da tutte le parti offese, quindi i famigliari di Daniela Crispolti e Margherita Peccati e anche quelli del killer suicida Andrea Zampi, per quanto riguarda la Asl invece la citazione era stata chiesta solo dai familiari di Zampi, assistiti dall’avvocato Alfredo Brizioli. L’udienza è stata poi rinviata all’11 marzo prossimo. Fissata anche la data del 18 marzo e poi del 1 aprile per la sentenza.

L’accusa Andrea Zampi, che dopo aver ucciso Margherita Peccati e Daniela Crispolti si è sparato un colpo in testa, era malato di mente. Ciò nonostante venne in possesso di un regolare porto d’armi per uso sportivo che gli permise di acquistare l’arma con cui mise in atto la strage. Come questo sia avvenuto è stato ricostruito nell’indagine portata avanti dalla stessa polizia, che fin dal primo momento ha messo tutto a disposizione della magistratura. Le cinque persone per cui la procura di Perugia vuole un processo, «con condotte colpose – recita il capo d’imputazione -, concorrevano, con apporto causale indipendente, all’omicidio doloso» delle impiegate della Regione e dello stesso Zampi.

Medico consapevole In particolare, il medico di base «ha attestato falsamente nel certificato anamnesico specificamente volto al rilascio del porto d’armi l’assenza di disturbi mentali, di personalità o comportamentali a carico di Andrea Zampi, pur nella consapevolezza che quest’ultimo fosse seguito da strutture specialistiche per i disturbi mentali». Nello specifico, il medico di base di Zampi, «attestava falsamente l’assenza di disturbi mentali, pur nella consapevolezza che fosse seguito per i disturbi mentali, nonché il mancato uso di sostanze psicotrope pur avendo egli in più occasioni prescritto la somministrazione del Depakin, farmaco rientrante nel piano terapeutico predisposto dal C.S.M. di Perugia per il trattamento della mania correlata ai disturbi bipolari». Al medico vengono anche contestate le accuse di falsità ideologica in certificati commessa da persone esercenti un servizio di pubblica necessità e falsità ideologica commessa dal pubblico ufficiale in certificati o in autorizzazioni amministrative.

I poliziotti Mentre gli altri quattro indagati, un dirigente, due funzionari e un agente di polizia sono accusati di non essersi accorti, all’esito del controllo alla Banca dati SDI eseguito da un altro impiegato, della segnalazione di un decreto emesso dalla Prefettura di Perugia di divieto per Zampi di detenere armi e munizioni e predisponeva il rinnovo della licenza e di avergli quindi concesso un regolare porto d’armi con cui lui ha potuto comprare un’arma e poi uccidere due dipendenti della Regione. Gli imputati sono difesi dagli avvocati Franco Libori, Rita Urbani, Francesco Falcinelli, Marco Angelini.