Obbligo Pos, tornano sanzioni per chi non lo ha

I medici: come arma antievasione è inutile

mercoledì 06 settembre 2017

Doctor 33

A un anno e mezzo dal varo dell'obbligo di tenere un lettore bancomat in studio ecco le sanzioni per i professionisti che non adottano la novità. Il viceministro dell'Economia Luigi Casero già ad agosto ha ventilato una multa di 30 euro per operazione rifiutata. Il decreto attuativo della Finanziaria 2016 in uscita entro settembre dovrebbe esentare solo gli avvocati che non hanno contatti con i pubblico, e concedere sgravi fiscali ai cittadini che non usano contante. In passato, proprio la prospettiva di sgravi -poco quantificabili dal MeF - fece arenare i precedenti impianti sanzionatori chiesti dal Governo per i renitenti del Pos: come quei 500 euro di multa ventilati nel 2014, che al secondo "sgarro" diventavano mille e al terzo avrebbero comportato la sospensione dall'attività e conseguenze deontologiche. I professionisti chiedono un'ulteriore dilazione. Per i dentisti, il numero due degli odontoiatri AIO Gaetano Memeo scrive al viceministro come il primo passo da fare per rendere il Pos arma anti- sommerso sarebbe consultare la categoria, e azzerare le spese di commissione o almeno "ridurre ed uniformare a livello legislativo l'entità delle commissioni che le Banche applicano in moltissimi casi con percentuali troppo elevate". 

In passato anche gli ordini hanno preso posizione contro l'obbligo di Pos. Gli anni scorsi si sono levate le voci del presidente Omceo Mi Roberto Carlo Rossi e dell'ex leader Fimmg Giacomo Milillo che chiedeva un intervento della Federazione degli Ordini presso il Ministero dell'Economia. Quest'anno tra l'altro l'obbligo di PoS si aggiunge per i liberi professionisti all'obbligo di preventivo scritto imposto dalla legge sulla concorrenza e all'imposizione di inviare entro il 18 settembre le operazioni dello spesometro all'Agenzia delle Entrate. Bruno Di Lascio presidente Omceo Ferrara, da tempo sottolinea la discordanza tra il problema da affrontare, l'evasione, e l'ipotetica soluzione. 

«Chi prende certe decisioni dovrebbe sapere che tra i medici la libera professione, con Iva e senza, è residuale, e spesso si riferisce a colleghi che fatturano poche operazioni di minimo valore», dice Di Lascio. «A costruire una ricchezza nascosta al Fisco, ove ve ne siano, non sono certo i certificati libero professionali di un medico convenzionato o le ore di guardia turistica di un giovane - roba che va da mille a pochissime migliaia di euro annui cui ora si detrarranno costi delle commissioni e del lettore -ma tutt'altra tipologia di contribuente. E il Fisco lo sa bene: in questi anni ha costruito studi di settore raffinatissimi per monitorare ogni attività sanitaria. Così come sa che gran parte della libera professione è sgravata dal pagamento diretto, a riscuotere sono la struttura, la cooperativa, la RSa dove il giovane medico lavora, l'ospedale per l'intramoenia. Eppure, incurante di ciò, il governo crea un aggravio economico e burocratico sulla professione medica, che un giorno a Bruxelles viene vista come commerciale, un altro come attività di impresa, mai come legata alla necessità di curare malati».

Sulla stessa lunghezza d'onda Rossi (Omceo Milano): «Il Pos combatte un'evasione che non esiste, la commissione bancaria gratta dal legno del fondo del barile, il medico con lo yacht non c'è più, è nell'immaginario di una classe politica scollata dal paese, la nostra libera professione si riduce a poche decine di certificati annui, in libera professione, che talora non chiediamo perché coscienti dell'impoverimento di alcuni nostri pazienti in questi anni di crisi. Ora in sostanza ci si chiede di pagare un balzello alle banche con la scusa di combattere un'evasione inesistente e senza curarsi dei pazienti, spesso anziani, che hanno ben altri pensieri che pagare con il Pos. Alla politica si dovrebbe spiegare l'incongruenza di questa misura, ma la politica purtroppo non ci conosce o finge di non conoscerci». 


Mauro Miserendino