Uccisa da paziente del centro di igiene mentale tensione tra i medici dopo il no alla vigilanza

Colpita alle spalle con 28 coltellate. I medici della struttura avevano chiesto invano una guardia giurata

mercoledì 04 settembre 2013

Repubblica Bari MARA CHIARELLI e ANTONELLO CASSANO

Colpita alle spalle con 28 coltellate. Paola Labriola aveva 53 anni, era mamma di due gemelli di 12 anni. I  medici della struttura avevano chiesto una guardia giurata, ma il servizio non era stato concesso. Il dg dell'Asl: 'Struttura non a rischio'. I sindacati pronti a una manifestazione in strada. Il sindaco proclama il lutto cittadino

E' stata uccisa da un tossicodipendente che voleva soldi. Una dottoressa di 53 anni, Paola Labriola, psichiatra in servizio in un Centro di salute mentale di Bari, è stata accoltellata a morte questa mattina da un paziente, nel corso di una visita. L'omicidio è avvenuto intorno alle 9,30 in via Tenente Casale 19, nel cuore del centrale quartiere Libertà. L'uomo, Vincenzo Poliseno, che ha 44 anni e problemi di tossicodipendenza, l'ha colpita con 28 coltellate alla schiena. E' stato subito dopo fermato dalla polizia e condotto in Questura. Dopo l'omicidio ha aspettato in un'altra saletta l'arrivo degli agenti. L'arma del delitto sequestrata: è un coltello da cucina, con una lama lunga 12 centimetri. Immediate le polemiche sulla sicurezza della struttura. I medici avevano chiesto una guardia giurata, ma il servizio non era stato concesso, sembra per motivi economici. La tensione nella struttura è altissima. I medici sono sul piede di guerra, pronti a una manifestazione per le strade di Bari: "Chiediamo sicurezza, anche Paola era preda allo sconforto e meditava il trasferimento in un'altra struttura sanitaria", raccontano i colleghi. 

La donna aveva due figli, gemelli di 12 anni. Sul posto sono arrivati immediatamente il marito della vittima e i soccorritori del 118, che però non hanno potuto fare nulla per salvarla. Sconvolti i colleghi della donna, una professionista molto conosciuta e stimata. Sono stati i colleghi ad accorgersi dell'accaduto e a dare l'allarme. E la tensione è scoppiata dopo l'ennesimo episodio di violenza, raccontano, sfociato questa volta in una tragedia. I colleghi della psichiatra avrebbero aggredito verbalmente il direttore generale Domenico Colasanto, giunto sul posto nel quartiere Libertà, subito dopo aver appreso la notizia. A quanto pare da tempo si denunciavano rischi per la sicurezza degli operatori nel centro in un quartiere della città considerato difficile. Ma per il direttore generale, la struttura non era tra quelle a rischio: "Avevamo avuto nel tempo solo una segnalazione da questo centro, non lo consideravamo a rischio e non avevamo un servizio di vigilanza come invece succede per i pronto soccorso e i Sert. La vera causa di questa tragedia - ha detto - è il disagio sociale". 


IL SINDACO "E' MARTIRE DELLA CITTA', TANTI GLI UFFICI A RISCHIO"

L'uomo, di cui la dottoressa aveva la cartella clinica, non ha problemi psichici ma era un utente dei serivizi Sert, raccontano i testimoni. Stamattina verso le 7.30 del mattino è arrivato nella sede della circoscrizione Libertà pretendendo di avere del denato ma è stato dirottato al Sim dove risultava paziente, anche se non abitudinario. Ha chiesto soldi alla psichiatra, e al rifiuto della donna l'uomo l'ha aggredita accoltellandola a morte con un vecchio coltello da cucina che, probabilmente, si era portato da casa. Al centro di via Tenente Casale sono arrivati anche il sindaco Michele Emiliano e l'assessore regionale alla Sanità Elena Gentile. 

LEGGI LA RABBIA DEI MEDICI:LE NOSTRE DENUNCE INASCOLTATE

Il primo cittadino ha proclamato il lutto cittadino. "Paola Labriola è un martire della città di Bari - ha detto - ed esprimo una gratitudine immensa a nome di tutti per il lavoro che fatto nella sua vita, dedicata ai parenti e al prossimo. L’episodio di oggi - ha dichiarato - dimostra che per qualunque ufficio pubblico dedicato alla gestione di malattie e disagi sociali esistono rischi enormi. Quello di oggi è un gravissimo incidente sul lavoro che ha a che fare con il martirio di una donna straordinaria di una umanità incredibile. Ho chiesto al prefetto di discutere del problema, nel frattempo ho incaricato il comandante dei vigili urbani di disporre la sorveglianza di questi uffici e di questi due Sim, centri di igiene mentale del San Paolo che rimarranno aperti". 

"Conoscevo la dottoressa da un punto di vista professionale - profondamente turbato Antonio Amendola, medico del Policlinico e segretario regionale dell'Aaroi, sindacato degli anestesisti - una collega molto disponibile, brava e soprattutto molto competente. Sono certo che amasse profondamente il suo lavoro". Prima di prendere servizio a Bari, Paola Labriola ha lavorato per anni a Putignano. "Ora tutto l'ambulatorio psichiatrico qui è profondamente colpito dalla notizia" ha detto con la voce rotta dal pianto Raffaele Martino dirigente del servizio di Putignano. "Ha lavorato qui per qualche anno poi si è trasferita a Bari per stare più vicina alla famiglia. Una persona molto dedita al suo lavoro. Un lavoro che si fa solo con la passione, un lavoro usurante".

Anche Martino torna però sulla questione sicurezza: "Qui a Putignano c'è un nostro infermiere sotto indagini perché avrebbe malmenato un paziente. In realtà è stato un episodio di autodifesa. Le porte in questi centri sono sempre aperte, chiunque qui come dappertutto entra quando vuole. Io stesso anni fa ho ricevuto una coltellata da un paziente. Episodi che succedono spesso e volentieri. Stiamo in prima linea ma non abbiamo assolutamente nessuna difesa". Sotto accusa dunque il sistema di organizzazione dei centri di igiene: "Probabilmente al quartiere Libertà la situazione era peggiore. Le nostre strutture sono state riciclate. Siamo considerati medici di serie B e gli ambulatori sono organizzati male. Quindi accadono queste cose, ripeto, nella totale mancanza di difesa". 

Molti i ricordi del dirigente riguardo Labriola: "Era in grado di lavorare da sola e in équipe. Era in grado di maneggiare i farmaci. Nell'ampio spettro del nostro lavoro non c'è da fare nessuna critica. Hanno beccato una fra le migliori". Antonella Morga, segretario della Fp Cgil di Bari, era un'amica di Labriola: "Non è possibile pensare che si debba lavorare per morire. Si lavora in condizioni disastrose in servizi del territorio che dovrebbero essere maggiormente salvaguardati, perché sono da sempre in trincea".

L'Ordine dei medici e quello dei medici ospedalieri chiedono al prefetto di garantire più sicurezza per i lavoratori della Sanità. La Cgil si muove per organizzare al più presto una manifestazione, dopo le denunce inascoltate. "Paola era una professionista che insieme ai colleghi denunciava da tempo l'abbandono dei servizi pubblici - ha raccontato Antonella Morga, segretario regionale della Cgil Puglia - testimoniava da tempo preoccupazione ed esasperazione per l'organizzazione del suo servizio, minato nelle risorse e nel personale, privo di guardiania, con presenza di solo personale femminile. In preda allo sconforto Paola minacciava e meditava il trasferimento in un'altra struttura sanitaria".