Esami inutili: oncologi e Mmg firmano consensus per il follow up

L'incontro si è svolto nella Consensus Conference"Dalla pratica del follow up alla cultura di survivorship care"

giovedì 10 settembre 2015

Doctor33

La spesa per visite e indagini di controllo in oncologia per i "guariti" dal cancro raggiunge i 400 milioni di euro l'anno, 10 volte di più dei costi attesi (40 milioni). A far lievitare la cifra contribuiscono la prescrizione di troppi esami inutili o inappropriati e la scarsa comunicazione fra oncologo e medico di famiglia.

Per porvi rimedio, per la prima volta, viene firmato un patto fra specialisti, medici del territorio e pazienti, che disegna un nuovo modello di cura per i 3 milioni di italiani che hanno combattuto col tumore e si sottopongono al follow up, cioè alle visite di controllo successive alla fase acuta della malattia. Il nuovo modello è stato messo nero su bianco nel documento di consenso firmato a Roma da tutte le società scientifiche coinvolte e dalle associazioni dei pazienti nel corso della Consensus Conference"Dalla pratica del follow up alla cultura di survivorship care", organizzata dall'Associazione italiana di oncologia medica (Aiom).

Oggi i pazienti restano in carico all'oncologo per un tempo indefinito. Il documento prevede, invece, il passaggio dall'ospedale al territorio (in tempi che variano in relazione allo stadio della neoplasia e all'età della persona in cura), con la possibilità di tornare dall'oncologo nel caso vi sia il sospetto di recidiva. In questo modo potrà essere ottimizzata l'assistenza e diminuiranno i tassi di ospedalizzazione durante la sorveglianza clinica. E sarà risparmiato almeno il 30% delle risorse, da investire in terapie innovative. Nel nuovo modello, spiega Carmine Pinto, presidente Aiom e direttore dell'oncologia medica dell'Azienda Asmn-Irccs di Reggio Emilia, «è previsto che l'oncologo formuli un programma di follow up, come già avviene nei "Survivorship Care Plan" raccomandati dalla Società americana di oncologia clinica. Da un lato il paziente può conoscere tipo e durata dei controlli, dall'altro al medico di famiglia viene inviata una lettera con informazioni precise e con l'indicazione dello specialista di riferimento in caso di dubbi. La programmazione del follow up deve essere esplicita, chiara e condivisa da tutti. Questo modello avrà un enorme impatto in termini di razionalizzazione delle risorse e di risparmi». Nel 2014 sono stati stimati in Italia 365.500 nuovi casi di cancro. E la qualità di vita di questi pazienti è condizionata dai trattamenti ricevuti e dalla condizione di disagio psicologico. «I costi molto alti delle visite di controllo - afferma Gianmauro Numico, direttore dell'oncologia all'ospedale di Alessandria e presidente della Consensus Conference insieme a Pinto - sono dovuti anche a una diffusa tendenza alla ipermedicalizzazione dei pazienti. Va certamente scoraggiato l'utilizzo di procedure non suffragate da evidenza e non suggerite dalle linee guida». La parola d'ordine, dunque, dovrà essere "integrazione" fra cure generaliste e specialistiche e vedrà al centro i medici di famiglia, più prossimi alla cura giornaliera dei pazienti. «Per molte neoplasie oggi è possibile parlare di cronicizzazione - sottolinea Maurizio Cancian, della Società italiana di medicina generale e delle cure primarie (Simg) - Quindi non è pensabile che queste persone siano seguite per 10-15 anni solo dal centro di riferimento. E' necessario coinvolgere i medici di famiglia, che potranno svolgere un ruolo fondamentale nel gestire i pazienti cronicizzati o guariti con rischio molto basso di ricaduta e con scarse problematiche cliniche. E il programma di follow up stilato dallo specialista è uno strumento fondamentale per migliorare il dialogo fra ospedale e territorio».

Rossella Gemma