«Ho fatto risparmiare ma l'Asl mi ha cacciato»

Si difende il direttore di Sanltaservlce di Bari licenziato per giusta causa il 28 dicembre

sabato 06 gennaio 2018

Gazzetta del Mezzogiorno

«Il mio aumento? Il contratto prevede uno stipendio "pari all'equivalente del 70%" di quanto dovuto al direttore generale» «Io, cacciato dalla Asl nonostante i risparmi» Il direttore generale di Sanitàservice di Bari, licenziato, si difende " BARI. Riconosce che la Asl Bari «ha diritto» a cacciare l'amministratore della Sanitàservice se è venuta meno la fiducia. Tuttavia Pietro D'Amico, licenziato il 28 dicembre a seguito della scoperta di due consulenze legali affidate - secondo la Asl - in dispregio alle procedure, e comunque «inutili», difende il proprio operato: «Con quelle consulenze -dice - ho fatto risparmiare all'azienda decine di migliaia di euro, perché diversamente avremmo pagato le parcelle per almeno 45 giudizi. E in ogni caso i due avvocati sono stati scelti dalla short-list della stessa Asl. Ritengo di aver lavorato bene, forse sono altri i motivi per i quali mi hanno caccia- to». La vicenda è delicata. Il direttore generale della Asl, Vito Montanaro, ha mandato i documenti in Procura e alla Corte dei Conti e sta continuando l'approfondimento sull'operato di D'Amico. Accusato, tra l'altro, di essersi aumentato lo stipendio da 80mila a 97mila euro di nascosto dalla Asl. Circostanza che l'ex amministratore spiega così: «Il mio contratto prevede testualmente uno stipendio "corrispondente all'equivalente del 70% " del direttore generale, dunque con un automatismo pieno anche in caso di riduzione». E, aggiunge D'Amico, «nel nuovo bando per cercare il mio successore, non a caso, è stato previsto uno stipendio di lOOmila euro lordi più spese, ed è stato diminuito il requisito dell'esperienza diri- genziale da cinque a tre anni». L'altra questione evidenziata dalla Asl è il tentativo di affidare al consorzio Consulting di Noci la formazione degli 800 dipendenti di Sanitàservice per un corrispettivo di circa 700mila euro. D'Amico, secondo la Asl, aveva selezionato Consulting (unico partecipante) solo per predisporre un progetto formativo da presentare alla Regione (che lo ha rigettato), e non per far svolgere anche l'attività formativa. «Su questo punto - è la replica - c'è una conoscenza non piena dell'argomento. Noi, con l'autorizzazione della Asl, abbiamo cercato il partner tecnico per formare un raggruppamento temporaneo: noi saremmo stati i capofila e loro avrebbero gestito le attività insieme a noi». Resta il nodo degli avvocati Alessandro leva (3.166 euro lor- di al mese) e Filippo Castella-neta (833 euro lordi al mese, sempre per tre anni). «Ritengo di aver agito nel rispetto della legge - dice D'Amico -, la short-list della Asl prevede anche la possibilità di affidare consulenze, abbiamo avuto non meno di 45 cause di lavoro e c'è una inchiesta penale che riguarda oltre 100 dipendenti: per questo ho ritenuto opportuno affidarmi a un penalista, che costa meno di un dipendente di Sanitàservice. Del resto nessuno mai mi ha detto che non posso affidare consulenze, visto che tra l'altro non è mai stato redatto il disciplinare dei rapporti tra Sanitàservice e Asl». Tuttavia, secondo la Asl, per quelle consulenze sarebbe stata necessaria una procedura di selezione pubblica, fermo restando che la struttura socie- taria non giustificava due consulenti legali di cui la Asl dice di aver appreso solo a cose fatte, in fase di impostazione del budget per il 2018. «La Asl sapeva perfettamente dei consulenti, che sono tutti pubblicati sul sito aziendale. C'è una mia relazione al socio fatta dopo una richiesta di chiarimenti da parte di un sindacato. E la Asl in un caso mi ha persino chiesto copia di uno dei pareri dell'avvocato leva»