Aggressione contro la sede di Guardia Medica a Palagianello (TA)

La paura nelle parole del collega coinvolto: Lavorare in Guardia Medica significa rischiare la pelle ?

mercoledì 19 agosto 2015

Si allunga il dossier violenza nei confronti dei medici di Continuità Assistenziale. 

È questa l'altra faccia di una professione che ormai può definirsi molto pericolosa.


Ecco l'ultimo episodio di questa triste realtà nei confronti di un collega che, come tanti, lavora senza reali garanzie di sicurezza.
Tutto è successo nelle prime ore della mattina del 16 agosto. Mentre il dottor Luca De Lucia era impegnato in un consulto telefonico, veniva allarmato dal frastuono proveniente dalla porta di ingresso.

Per capire quanto accaduto, abbiamo contattato il collega, raccogliendone la testimonianza che di seguito riportiamo:
"Intorno alle 0.45, mentre ero impegnato in un consiglio telefonico ad un paziente, ho sentito un fragore di vetri rotti provenire dalla porta d’ingresso dell’ambulatorio.


Spaventato ed inconsapevole di ciò che stesse accadendo, ho subito chiamato la vigilanza con il dispositivo a nostra disposizione, ma non ho ricevuto aiuto. Ho contemporaneamente allertato i carabinieri, i quali però sono arrivati circa 20 minuti dopo, provenienti da Castellaneta, in quanto l’unica volante di Palagianello era impegnata in altro intervento fuori città.


Mi sono poi avvicinato alla porta e ho trovato una vistosa spaccatura del vetro superiore della porta, con frammenti di vetro sparsi sul pavimento della sala d’attesa.
Successivamente, dei passanti che erano fuori dalla sede mi hanno riferito di aver visto un individuo, probabilmente ubriaco, che ha sfondato la porta con le proprie mani, allontanandosi insanguinato. 


Se quella persona avesse malauguratamente deciso di entrare, ci avrebbe divisi solo una porta a soffietto senza chiave. E non so come sarebbe potuta finire...".


Il dott. De Lucia ha poi aggiunto:
"Il primo ad accorrere è stato il paziente con il quale ero al telefono al momento dell’accaduto, ex-carabiniere in congedo.


Ho deciso di scrivere una accurata relazione sull’accaduto da inviare al direttore di distretto.
Quanto prima con i colleghi chiederemo di mettere in sicurezza la sede, che i fatti hanno dimostrato essere per molti aspetti fatiscente e troppo vulnerabile ad eventuali aggressioni di malintenzionati".


"Qualche ora fa - ha proseguito ancora De Lucia - sono stato nuovamente impegnato nel turno di notte, con la porta riparata con semplici cartoni da parte del sottoscritto e di una guardia giurata."


Percosse e tentativi di violenza, auto incendiate, minacce verbali, colpi di pistola contro la porta, omicidi; dal Veneto alla Sicilia si moltplicano gli episodi di violenza contro i medici di Guardia Medica. 


Non è un’esagerazione, a questo punto, dire che essere un medico di Continuità Assistenziale significa rischiare la vita.
Il fenomeno è molto più ampio di quanto appare, perché molte aggressioni avvengono in luoghi isolati, in totale mancanza di telecamere di sorveglianza o di personale addetto alla sicurezza, quindi privi di elementi probanti che sostengano la denuncia, a cui di conseguenza, nella maggior parte dei casi, si rinuncia a far seguito.


In questo ennesimo episodio di violenza, si palesano una volta ancora le condizioni fatiscenti in cui versa il servizio di Continuità Assistenziale, svolto da professionisti che lavorano con la costante paura di rimetterci la pelle senza, che le istituzioni si adoperino per assicurare gli standard minimi di sicurezza per poter permetter loro di curare i pazienti con tranquillità.


Sono ormai passati tre anni da quando la legge Balduzzi istituiva il Ruolo Unico del medico di Medicina Generale, crocevia attraverso il quale si garantirebbe un cambiamento ormai necessario ad una Professione cardine sul territorio, ma molto spesso in balìa dell'improvvisazione e della non-curanza di istituzioni cieche.


Vogliamo che si allunghi ancora l'elenco delle vittime di queste violenze? 
Noi non ci stiamo!
A questo punto ci adopereremo con forza affinchè non solo i sindacati, ma anche tutti gli Ordini dei Medici d'Italia siano coinvolti nel denunciare le Regioni e lo Stato per offesa a pubblici ufficiali nell'esercizio delle loro funzioni, al fine di tutelare l'atto medico di questi colleghi continuamente vilipesi.